L’attenzione di tutto il mondo è rivolta alle midterms americane, ma proprio in queste ore, in Nuova Caledonia, si è tenuto un referendum di importanza storica. Al termine di un processo di transizione lungo tre decenni, i cittadini dell’isola del Pacifico sono stati chiamati a decidere se affermare o meno l’indipendenza dalla madrepatria, la Francia.
Nuova Caledonia: la storia in sintesi.
La Nuova Caledonia è un arcipelago di isole nell’Oceano Pacifico, a circa 17 mila chilometri di distanza dalla Francia. Scoperta nel 1774, entrò a far parte dei possedimenti francesi nel 1853, ricoprendo il ruolo di colonia penale sino alla fine del XIX secolo, per poi divenire un territorio d’oltremare dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Con il passare dei decenni, le tensioni e le violenze sempre maggiori tra la minoranza indigena (Kanak), rappresentata dal Front de Libération National Kanak Socialist, e la popolazione di discendenza europea, fedele alla madrepatria, spinsero, nel 1988, a firmare gli accordi di Matignon, che rinviarono la questione indipendenza al 1998, dividendo altresì il Paese in tre province con una certa autonomia.
Nel 1998, quindi, un nuovo rinvio, con la firma degli Accordi di Noumea: fondamentali per il rafforzamento della difficile pacificazione inaugurata dieci anni prima, aprivano a una fase di transizione che ha portato, nel 2010, lo stato ad essere dipendente dalla Francia solo per quanto riguarda giustizia, ordine pubblico, difesa e affari esteri, prevedevano la possibilità di indire un referendum per l’indipendenza nel 2018.
Il Referendum: no, una vittoria meno schiacciante del previsto.
Il voto ha incassato un’incredibile affluenza (80,63%) da parte dei 174 mila cittadini registrati, chiamati a rispondere alla domanda “Vuoi che la Nuova Caledonia acquisisca una piena sovranità e divenga indipendente?”. I sondaggi degli scorsi mesi davano i contrari all’indipendenza davanti con oltre il 60% delle preferenze; i risultati confermano la vittoria dei no, sebbene meno larga del previsto (56,4%). Il voto sembra aver seguito quella che è la divisione etnica della Nuova Caledonia: la minoranza Kanak infatti, rappresenta circa il 40% della popolazione.
Un’altra notizia positiva è che, al momento, dall’isola, arriva il racconto di un voto pacifico, con solo qualche limitato episodio di agitazione: uno dei timori diffusi è che, l’appuntamento elettorale, possa avere come conseguenza il riaccendersi di una radicalizzazione del fronte indipendentista, dopo il delicato equilibrio raggiunto negli ultimi decenni. La minoranza Kanak soffre infatti, ancora oggi, di livelli di abbandono scolastico e di disagio economico e sociale molto più elevati di quelli della popolazione di discendenza europea.
Per chi vorrebbe un futuro indipendente dell’isola, però, le speranze non sono finite: infatti, gli accordi di Noumea prevedono la possibilità di tornare a votare altre due volte da qui al 2022.
Commenta