Esiste ancora una cortina di ferro tra Europa Occidentale e Centro-Orientale? In parte sembrerebbe di sì, almeno per quanto riguarda le tematiche religiose. È il dato che emerge da una ricerca del Pew Research Center compiuta in 34 paesi del continente europeo tra il 2015 e il 2017.
La religione Cristiana è sempre dominante nel Continente (27 paesi dei 34 esaminati), divisa regionalmente tra i suoi tre principali rami: ad est è maggioritario il ramo Ortodosso, nell’Europa Centrale e Occidentale quello Cattolico, con alcuni casi anche nella zona centro-orientale (Polonia su tutte). Nell’Europa del Nord prevale invece il Protestantesimo (nella forma anglicana per il Regno Unito).
È da notare come in alcuni paesi esiste una situazione più bilanciata tra le identità cristiane. Ad esempio in Estonia, dove il 25% della popolazione è ortodosso e il 25% è cattolico o nei Paesi Bassi (18% protestante, 19% cattolico). Particolare è, invece, il caso della Repubblica Ceca. Il paese dell’Europa Centrale ha il minor tasso di appartenenza a gruppi religiosi del continente, con ben il 72% della popolazione non affiliato ad alcun gruppo religioso. Al di là del caso ceco, è nel Nord Europa, in particolare in Svezia (42%) e Norvegia (43%) e Estonia (45%), che si trovano i gruppi di non affiliati più numerosi. Sono invece pochi i paesi in cui sono presenti considerevoli gruppi religiosi diversi da quello cristiano: in Bosnia circa la metà della popolazione è musulmana, mentre Russia e Bulgaria ospitano consistenti minoranze islamiche. Si tratta tuttavia di casi isolati.
Cristiani: calano a ovest, stabili a est
Una delle differenze più rilevanti tra i paesi dell’est e dell’ovest europeo si trova però non nella fotografia della situazione attuale, quanto nei cambiamenti. Se infatti si chiede chi, tra gli intervistati, è stato cresciuto cristiano, salvo poi allontanarsi (o viceversa), emerge come, in tutta l’Europa Occidentale, l’adesione alla Chiesta Cattolica sia in declino. Di oltre dieci punti in otto paesi, fino a picchi superiori al 20% in Belgio, Norvegia, Olanda, Spagna e Svezia. Invece, ad est, laddove un tempo i regimi comunisti opprimevano i culti religiosi, si notano segnali di crescita, con particolare riferimento a Russia (+8%), Bielorussia (+11%) e Ucraina (+12%).
Cristianesimo: adesioni in calo nell’Europa occidentale
Parte di questi cambiamenti hanno motivazione politica: in paesi come Russia e Ucraina quella che forse è la spiegazione principale all’aumento delle conversioni è che la religione, dopo il crollo sovietico, è divenuta più accettabile nella società. Al contrario, nell’Europa Occidentale, le ragioni per questo cambio di prospettiva risultano varie: un allontanamento dalle tradizioni religiose, il disaccordo con le posizioni della propria Chiesa su temi sociali, la sfiducia crescente negli insegnamenti religiosi ed il peso degli scandali che hanno coinvolto negli ultimi anni le istituzioni religiose.
Infine, vi sono grandi differenze nei numeri anche tra chi si dice più o meno convinto dell’esistenza di Dio a est, e chi invece nel centro e nord Europa. Partiamo dal 99% della Georgia, sino ad arrivare al 60% della Svezia.
In Europa occidentale si crede meno in Dio
Credenze e superstizioni: Europa orientale come l’America Latina
Proseguendo, vi è una divisione ancora più netta tra chi crede o meno nel fato e nel malocchio. Su questo tema, in particolare, i valori riscontrati in Europa centro-orientale sono in effetti comparabili a quelli dell’America Latina e dell’Africa Sub-Sahariana, dove tuttavia è molto più forte l’impatto sulle popolazioni di religioni indigene. Lievemente più equilibrata la situazione rispetto alla fede nella reincarnazione: in media, nei paesi dell’Europa Centrale e Orientale è un’idea sostenuta da un quarto della popolazione, relazione che scende a un quinto nell’Europa Occidentale. Si tratta, occorre specificare, di un tema solitamente associato per lo più a religioni asiatiche, come l’Induismo o il Buddismo.
Fato, reincarnazione e malocchio: italiani tra i più scettici
Religione e identità nazionale
Infine, una generale continuità con la precedente analisi si trova nell’esame della percentuale di persone in un paese che ritengono l’identità cristiana componente essenziale per definire e condividere l’identità nazionale. I cittadini dei paesi occidentali, soprattutto al nord, non la considerano un fattore importante. Quelli dell’Europa orientale, di nuovo, hanno opinioni diverse. Vi sono tuttavia delle eccezioni, tanto a est quanto a ovest. C’è una forte divisione tra i paesi baltici, dove si registrano le percentuali più basse in assoluto di risposte positive (rispettivamente 15% e 11%) contro il 56% dei Lituani, dato molto vicino a quello russo (57%).
A est la religione “pesa” il doppio per definire l’identità
Anche in questo caso gli Stati dell’Europa centrale confermano la loro natura maggiormente secolare (21% per i cechi, 35% in Slovacchia, 45% per la Bielorussia, ultimo paese in Europa con un regime dichiaratamente socialista). Di contro, eccezione nel gruppo occidentale è il Portogallo (62%) e in parte l’Italia (53%). Risulta molto diviso un paese di forte tradizione cattolica come l’Irlanda (dove il 48% ha risposto a favore dell’importanza della religione ed il 49% contro). In generale, nel “blocco occidentale” chi risponde positivamente alla domanda si assesta intorno al 35%, mentre in quello orientale intorno al 60-65%.
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