Il 2019 sarà, come sappiamo, l’anno delle elezioni europee. In vista di un appuntamento così importante, Eurobarometro ha realizzato un’indagine tra i cittadini dei 28 paesi membri (incluso il Regno Unito) focalizzata in particolare sulla percezione e sulle aspettative dei cittadini nei confronti di questa tornata elettorale.
Esercizio di voto: Politiche ed Europee a confronto
In un periodo storico segnato dal nazionalismo e dal crescente euroscetticismo, gli italiani si segnalano per una “fedeltà” piuttosto marcata verso la partecipazione politica nel proprio paese di origine. Nell’ipotesi di un proprio trasferimento all’estero, gli italiani vorrebbero continuare ad esercitare il proprio diritto di voto nelle elezioni politiche nazionali. Il 73% infatti giudica importante tale esercizio. Da questo punto di vista, si tratta di un lato perfettamente in linea con quello della media europea.
Diversa la situazione in caso di elezioni europee. Come si sa, i cittadini europei residenti in un paese UE diverso dal proprio paese d’origine possono scegliere se votare per le liste e i candidati dell’uno o dell’altro paese. Tra gli italiani, il 48% afferma che preferirebbe esprimere il voto per la competizione elettorale che coinvolge il paese di residenza, contro un 27% che opterebbe per quella del Paese d’origine. Si tratta di un dato che differisce dalla media europea: sui cittadini dei 28 stati membri, infatti, le percentuali sono rispettivamente del 56% e del 26%. Da questo punto di vista, quindi, quelli italiani sembrano degli elettori meno propensi ad “integrarsi politicamente”.
osa spinge la partecipazione?
Quali fattori contribuirebbero alla partecipazione degli italiani nelle elezioni Europee? Il 39% indica una più elevata presenza dei giovani nelle liste elettorali, seguito da un 34% che vorrebbe poter meglio conoscere le attività dell’UE e il loro impatto nella vita dei cittadini. Al terzo posto troviamo chi indica come potenziale stimolo al voto una maggiore presenza di donne tra i candidati (22%).
I timori di brogli e interferenze
Quando si parla di elezioni, negli ultimi anni, con le polemiche riguardanti le possibili interferenze elettorali di stati terzi (e non solo), c’è uno spettro che aleggia: il timore di eventuali attività illegali o fraudolente che possano manipolare il risultato finale. Per questa ragione è stato chiesto al campione di riferimento se nel paese di appartenenza si stia facendo quanto necessario per evitare queste eventualità.
Il parere degli italiani appare frammentato: il 39% esprime nel complesso un parere positivo, mentre il 42% ritiene che lo Stato non stia facendo quanto dovrebbe. Gli europei sono mediamente più ottimisti: il 58% pensa che quanto fatto dal proprio governo sia più che sufficiente a contrastare brogli e opacità di sorta.
Ma quali sono, nello specifico, le possibili attività fraudolente o illegali che potrebbero compromettere il buon esito elettorale? Gli italiani temono, prima di tutto, la compravendita di voti (67%). Un dato interessante, perché vi è una differenza di 12 punti percentuali rispetto alla media europea (55%). Il 66% dei nostri connazionali ammette, inoltre, di temere le possibili azioni di nazioni straniere e gruppi criminali. Al terzo posto, infine, gli attacchi informatici, a conferma dell’eco avuta nell’opinione pubblica l’inchiesta sulle azioni messe in moto da hacker russi nel tentativo di influenzare il risultato delle elezioni negli USA del 2016.
Internet: fake news e uso dei dati
Per avere uno sguardo d’insieme, osserviamo infine l’impatto distorcente che la Rete e i social network potrebbero avere, secondo gli italiani, sulle elezioni.
Alimentata dal dibattito sulle fake news, la maggior preoccupazione sono la disinformazione la cattiva informazione online (75%). L’utilizzo dei dati personali raccolti sul web per indirizzare i messaggi politici alle “bolle di interesse”, limitando la competizione tra i partiti, si colloca subito dietro, con il 72%. Meno temuta è la censura dei dibattiti politici sui social, con il 59%. Quello che accomuna tutti questi quesiti è che la preoccupazione degli italiani supera la percentuale europea, come era emerso anche nelle domande sulla manipolazione elettorale.
Social: come arginare il problema?
Davanti alle problematiche relative al mondo dei social, sono state sondate anche le possibili soluzioni da adottare per porvi rimedio.
Al primo posto la trasparenza: il 79% degli italiani attivi su internet è favorevole a rendere chiaro sui social network quali contenuti sono pubblicitari e chi paga per essi. La stessa percentuale si dice anche a favore di una maggiore trasparenza sugli importi spesi dai partiti politici per le loro campagne elettorali sui social. Interessante è anche il giudizio favorevole per l’introduzione – in realtà estremamente complicata sul piano della realizzabilità – del silenzio elettorale sui social network e online, con il 74%.
Nel complesso, tra gli italiani (come anche tra gli europei) emerge una propensione a una maggiore regolamentazione della Rete e dei social network.
Valori e principi democratici in Europa
Per comprendere bene il valore che i cittadini attribuiscono a tale competizione elettorale, potrebbe infine essere utile anche una panoramica sul grado di soddisfazione degli aspetti democratici dell’UE.
Il primo posto spetta alla presenza di elezioni libere e regolari, che ottiene un grado di soddisfazione del 61%, così come la garanzia della libertà di parola. In terza posizione troviamo il rispetto dei diritti fondamentali, con il 57%.
Un tassello importante è anche il ruolo della società civile (associazioni, ONG), nel poter svolgere il proprio ruolo e farsi promotrice della democrazia, riconosciuto con soddisfazione dal 54% degli intervistati. La soddisfazione è invece inferiore – in Italia come nel resto d’Europa – verso l’offerta politica (ritenuta in grado di farsi carico degli interessi delle persone comuni solo da 4 intervistati su 10), e verso la lotta alla disinformazione e alla corruzione.
Quasi due terzi degli italiani (il 64%) attribuiscono alla società civile un’importanza rilevante anche nel senso di favorire un dibattito democratico pluralista e ben informato, contro una media continentale del 76% (oltre 3 europei su 4).
Il quadro che emerge mostra una crescente consapevolezza dei cittadini rispetto all’Unione Europa nel suo complesso e ai problemi legati alle nuove tecnologie, oramai tassello fondamentale della competizione elettorale. Contemporaneamente evidenzia però un livello di preoccupazione su tematiche collegate alla legalità della competizione stessa e alla correttezza dell’informazione (in particolar modo quella online) superiore alla media europea.
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