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Suppletive: a Cagliari vince Frailis (csx) ma è record astensione

Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 la Sardegna fu (insieme a tutte le regioni del Sud) terra di conquista per il Movimento 5 Stelle, che vinse in tutti i 6 collegi uninominali della Camera e i 3 del Senato e ottenne complessivamente oltre il 42 per cento dei voti. Per questo, quando il Movimento chiese – e ottenne – le dimissioni del suo deputato Andrea Mura, dopo averlo espulso per assenteismo, la prospettiva di elezioni suppletive per eleggere il suo sostituto non destava particolari preoccupazioni. Anche perché alla Camera (come al Senato), quello del M5S è di gran lunga il primo gruppo parlamentare, e per di più con l’aggiunta della Lega i partiti che sostengono il Governo Conte a Montecitorio hanno oltre 340 seggi, ben più di quelli (316) necessari per la maggioranza (a differenza che a Palazzo Madama, dove il margine è di una decina di senatori).

Il collegio uninominale di Cagliari, dove era stato eletto il velista Mura, era però quello in cui il M5S era andato peggio: “solo” il 38,4% dei consensi, contro una media regionale superiore al 40%. La percentuale era comunque bastata a Mura per battere l’ex governatore del centrodestra, Ugo Cappellacci – fermo al 32,6% – e di doppiare Luciano Uras, candidato del PD, terzo con il 19,4%.

Le elezioni suppletive di ieri sono state le prime dall’ormai lontano 2005: l’abolizione dei collegi uninominali decretata dalla legge elettorale nota come “Porcellum” (con cui si è votato per le Politiche nel 2006, nel 2008 e nel 2013) ha fatto sì che per anni, se un seggio parlamentare risultava vacante, venisse semplicemente occupato dal candidato successivo in ordine di lista.

Se il 4 marzo i candidati nel collegio di Cagliari erano stati 11, per sostituire l’ex onorevole Andrea Mura si sono candidati solo in 4: Luca Caschili (M5S), Daniela Noli (Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia), Andrea Frailis (centrosinistra) e Enrico Balletto (CasaPound). Un primo segnale di quanto poco fossero “sentite” queste elezioni. Nonostante un certo fermento politico nell’isola (la Sardegna andrà al voto per le Regionali il prossimo 24 febbraio e non sono certo mancati, anche negli ultimi giorni, le visite di esponenti politici nazionali di rilievo), la campagna elettorale per il collegio di Cagliari si è svolta decisamente sottotono. C’era stata una polemica da parte del M5S verso la candidata del centrodestra, proveniente da Forza Italia ma appoggiata anche dalla Lega: in caso di elezione sarebbe entrata nel gruppo parlamentare di FI, facendo opposizione al governo della Lega? Una questione oggettivamente interessante, ma di cui non sapremo mai la risposta.

I risultati, infatti, hanno colto un po’ tutti di sorpresa. A vincere infatti è stato Andrea Frailis, candidato civico del centrosinistra (che qui si è presentato con un simbolo inedito, anche se un po’ vintage, dal nome “Progressisti di Sardegna”) con il 40,5% dei voti. Molto distanziati Caschili del M5S (28,9%) e la Noli (27,8%), mentre Balletto ha ottenuto un risultato per certi versi inaspettato trattandosi per CasaPound (2,8%).

Una rivincita del centrosinistra, quindi? Si può ipotizzare che il recente “attivismo” del PD, alle prese con i suoi congressi di circolo e con l’appello dell’ex ministro Carlo Calenda per la costituzione di un fronte repubblicano pro-UE per le prossime Europee abbia tirato la volata a Frailis…? Difficile da dire. Anzi, poco probabile, a giudicare dai numeri.

Cagliari, crollo della partecipazione

Il vero dato politico di queste suppletive, infatti, è la (non) partecipazione al voto: l’affluenza si è infatti fermata poco sopra il 15% (per la precisione, il 15,56%), un dato estremamente basso, anche per un’elezione tutto sommato locale – nonostante in palio ci fosse un seggio per il Parlamento nazionale. Di norma, un calo dell’affluenza significativo accompagnato ad un ribaltamento dei rapporti di forza nei voti espressi può indicare l’esistenza del cosiddetto “astensionismo asimmetrico”, che va a penalizzare una parte politica più di un’altra e determina così il risultato beneficiando i partiti che sono riusciti maggiormente a ri-mobilitare i propri elettori a danno di quelli che invece non ci sono riusciti. Ma questa volta l’entità del calo è talmente forte che qualsiasi considerazione di questo tipo diventa difficile. Il 4 marzo 2018, infatti, nello stesso collegio aveva votato oltre il 67% degli aventi diritto. Quando solo 23 elettori su 100 si ripresentano alle urne, a meno di un anno di distanza, è molto difficile trarre valutazioni politiche di qualsiasi tipo. Basti guardare ai voti assoluti raccolti dal vincitore e rapportarli con quelli ottenuti dal candidato della stessa parte politica alle Politiche: Frailis ha vinto con poco più di 15.500 voti, laddove Uras l’anno scorso ne ottenne praticamente il doppio (30.400) pur arrivando, come detto, solo terzo con ampio distacco dal primo.

In conclusione, le elezioni suppletive di Cagliari serviranno certamente a dare un po’ di ossigeno (e di morale) al PD e al centrosinistra, e in generale a quell’area politica che da molti mesi appare come quella largamente più in difficoltà nei sondaggi all’interno dello “strano tripolarismo” fotografato dalle elezioni del 4 marzo. Ma elevarle ad evento significativo, o addirittura paradigmatico di un cambiamento più generale in atto nel Paese, sembra piuttosto azzardato.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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