La prima fase del congresso del Partito Democratico si è chiusa con la vittoria di Nicola Zingaretti, che fra gli iscritti al partito ha ottenuto poco meno del 50% delle preferenze. Si entra ora in quella che dovrebbe essere la parte più interessante: fra poco più di un mese infatti i tre candidati più votati nei circoli (oltre a Zingaretti ci saranno Maurizio Martina e Roberto Giachetti) si sfideranno nelle primarie aperte del 3 marzo. Purtroppo per il PD i primi mesi del congresso – ne sono passati quasi quattro da quando Zingaretti ha lanciato “Piazza Grande” – sono però passati quasi inosservati. E il partito da questo punto di vista non è esente da colpe.
Il congresso invisibile
Nonostante questa sia sulla carta una delle elezioni interne al Partito Democratico più incerte della sua storia, i temi legati al congresso sono rimasti lontani dalle pagine dei giornali, se non per qualche polemica interna o per l’incertezza attorno al nome del candidato dei “renziani”. Soprattutto, il congresso non è servito fino ad ora a dettare l’agenda, visto che dei contenuti delle varie mozioni si è parlato poco e nulla.
Lo stesso Partito Democratico non sembra però essersi impegnato particolarmente per far conoscere ai suoi follower le iniziative dei candidati e i contenuti delle mozioni. Sulle pagine social ufficiali del partito, infatti, le primarie non sono certo state al centro dell’attenzione, malgrado l’importanza che esse ricoprono sia per la futura leadership del partito, sia la sua nuova (?) linea politica, entrambi fattori decisivi per sperare nel rilancio. Un dato su tutti: fra le centinaia di tweet e retweet del PD nelle ultime quattro settimane il termine “primarie” compare 3 volte, quella “congresso” 7 volte (e in 2 casi si riferisce a quello della CGIL!).
Gli stessi candidati hanno avuto uno spazio limitato, soprattutto quelli meno noti. Nelle quattro settimane dal 31 dicembre al 27 gennaio, la pagina Facebook del Partito Democratico ha rilanciato interviste o contenuti dei candidati solo 17 volte. Primeggiano Martina e Zingaretti, con 6 apparizioni ciascuno, seguiti da Boccia e Giachetti rispettivamente con 3 e 2, mentre Corallo e Saladino non sono mai apparsi. Per avere un paragone, nello stesso intervallo temporale il personaggio più rilanciato è Matteo Renzi (13 volte), seguito da Andrea Marcucci (10) e Luigi Marattin (8).
Le condivisioni sui social del PD per ogni candidato
Su Twitter invece Maurizio Martina prevale nettamente sui rivali. L’ex reggente è stato ritwittato 29 volte, praticamente una volta al giorno, quasi il doppio di Zingaretti (15). A seguire Giachetti (9), Boccia (7), Corallo (3) e Saladino (1). Il Partito Democratico, però, è molto più attivo su Twitter che su Facebook. Anche qui, per un confronto, è forse utile citare i dati relativi a Matteo Renzi, rilanciato ben 39 volte nello stesso periodo. Curioso anche che Anna Ascani, che corre in ticket con Giachetti, sia stata ritwittata molto più spesso di lui (16 volte). Peraltro Ascani in questi tweet non parla mai del congresso, del futuro o della linea politica del Partito, ma si tratta quasi esclusivamente di attacchi al Movimento 5 Stelle.
Qual è la strategia del PD?
I candidati al congresso non sono dunque fra i protagonisti degli account social del Partito Democratico, nonostante fosse lecito aspettarselo in un momento così importante. Una scelta non spiegabile, neanche con una ipotetica volontà di imparzialità, dal momento che Zingaretti e soprattutto Martina hanno avuto un trattamento decisamente privilegiato rispetto agli altri contendenti. Se infatti i primi due sono fra i dieci più citati su Facebook, chi segue le pagine ufficiali del PD avrà visto raramente sulla propria timeline i post e i tweet di Giachetti e Boccia, per non parlare di quelli di Corallo e Saladino: i canali ufficiali del Partito hanno praticamente ignorato la campagna dei candidati outsider alla segreteria.
Ma il lungo percorso congressuale non ha solo l’obiettivo di eleggere la nuova segreteria, bensì anche di stimolare la partecipazione di iscritti e potenziali elettori, far conoscere le nuove proposte, i candidati, e cercare di dettare l’agenda. Per questo l’idea di relegare in secondo piano il congresso e i suoi protagonisti stupisce, soprattutto in un periodo in cui sui media dominano i partiti di governo, avversari del PD.
È interessante evidenziare che un destino simile è toccato ad Andrea Frailis, candidato per il centrosinistra alle elezioni suppletive a Cagliari, elezioni che peraltro Frailis ha vinto. Sulle pagine social del PD non si è mai parlato di questa elezione o del candidato in corsa – se non dopo la vittoria.
Il nostro monitoraggio continuerà nelle prossime settimane: vedremo se, almeno nella fase decisiva del congresso (quello che porterà alle primarie), i candidati alla segreteria – ormai ridotti a 3 – otterranno uno spazio degno del rilievo che questo appuntamento ha per il futuro del Partito Democratico.
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