“Mediocre”, “incompetente”, “criminale”, “bugiardo compulsivo”, “il più grande traditore”, “complice del golpe in Spagna”. Questi sono solo alcuni degli epiteti che Pablo Casado (leader del Partito Popolare) aveva riservato all’ex premier, il socialista Pedro Sánchez, prima della manifestazione dello scorso 10 febbraio. A Madrid oltre 200 mila persone secondo i coordinatori (45 mila secondo il Governo) hanno circondato il monumento di Cristoforo Colombo al centro di plaza Colón per protestare contro Sánchez. Attenzione, però: ad organizzare la manifestazione non c’era solo il PP, ma anche Vox e Ciudadanos. Così Abascal (Vox), Rivera (Cs) e lo stesso Casado (PP) si sono lasciati ritrarre, per la prima volta insieme, dai flash dei fotografi.
Tre giorni dopo c’è stato il voto – cruciale – sulla legge di bilancio, i famosi Presupuestos a cui era legato il destino del governo Sánchez. Mentre gli indipendentisti catalani ascoltavano le parole della ministra Montero a difesa del bilancio, dodici catalani venivano processati con l’accusa di aver tentato di ottenere l’indipendenza della Catalogna. Tra di essi vi è anche Oriol Junqueras, il leader dell’ERC in carcere dal 2017.
Il successo dei Presupuestos dipendeva interamente dai voti degli indipendentisti, che però hanno bocciato la proposta. Risultato: 158 voti a favore e 191 contrari. “Senza legge di bilancio si andrà al voto” ripetevano da mesi media e membri della maggioranza, e così è stato. Sánchez ha subito annunciato elezioni anticipate per il 28 aprile, e non – come richiesto a gran voce da Casado – il 25 maggio insieme alle Amminstrative e alle Europee.
Tra due mesi quindi la Spagna tornerà al voto, per la terza volta in 4 anni. Qual è lo scenario di partenza? Diamo un’occhiata ai numeri dei sondaggi.
Spagna – Le intenzioni di voto di febbraio
La media delle rilevazioni di febbraio conferma, e anzi accelera, il trend dei mesi precedenti. Dopo la caduta di Sanchez, il PSOE cresce e raffor<a la sua posizione di primo partito con il 26,8% (+0,3%) ed è l’unica forza politica a crescere insieme a Vox. L’ultraderecha, infatti, supera il 10% e arriva al 12,2%. In calo sia il PP, ora al 20,6%, che soprattutto Ciudadanos che crolla al 16,1%. La sinistra radicale non è messa meglio: anche Unidos Podemos soffre, perdendo lo 0,7% e scivolando al 14,1%.
Per mettere ulteriormente a fuoco lo scenario politico possiamo confrontare i dati delle ultime rilevazioni con il risultato delle Politiche del 2016. In tre anni il PP ha perso oltre il 12% dei voti e Unidos Podemos ha visto un passivo di circa 7 punti. Al contrario, nonostante il recente calo, Ciudadanos ottiene un bilancio positivo del 3%, mentre il PSOE ad oggi varrebbe oltre 4 punti in più rispetto alle ultime Politiche. Infine, il dato più significativo, ovvero quello di Vox (di cui abbiamo parlato in maniera più ampia qui). La formazione di ultraderecha nel 2016 aveva ottenuto lo 0,2% e ciò aveva spinto i media a identificare la Spagna come un paese immune al populismo di destra. Eppure, dopo tre anni Vox ha moltiplicato i consensi di oltre 50 volte, una crescita che non sembra volersi arrestare.
Spagna – Il confronto con le Politiche 2016
Vediamo ora lo storico degli orientamenti di voto. Questo grafico ci consente di apprezzare ulteriormente la crescita repentina di Vox (avvenuta sostanzialmente negli ultimi mesi), ma non si tratta dell’unico dato degno di nota. Difatti, Unidos Podemos sembra andare incontro ad un brusco calo di consensi che sta trascinando in basso la grande formazione della sinistra movimentista spagnola, ora intorno al 14,0%. Del resto anche Ciudadanos non naviga in buone acque. Infatti i sondaggi di febbraio hanno registrato per la prima volta dati al di sotto del 20% dopo un 2018 in cui si erano visti picchi superiori al 25%.
Spagna – Lo storico delle intenzioni di voto
I prossimi passi
Secondo un sondaggio di Metroscopia, la scelta del premier Sánchez di indire nuove elezioni soddisfa la volontà degli spagnoli e si intreccia con alcune strategie applicabili in vista del voto.
Spagna – L’opinione sul voto anticipato
Innanzitutto l’avvicinamento – almeno nelle piazze – del PP e di Cs con Vox permetterebbe di richiamare alle armi tutti gli elettori di sinistra, delusi ma preoccupati per l’ascesa dell’ultraderecha. In questo caso assisteremmo ad una dinamica già vista in Andalusia, anche se l’ex governatrice Susana Diaz (stando ai risultati finali) non sembra essere riuscita nel suo intento. In questo caso però, con la grande manifestazione femminista dell’8 marzo in vista, il messaggio di Sánchez potrebbe avere maggiore efficacia, date le posizioni anti-femministe di Vox. In secondo luogo, la bocciatura della finanziaria proprio da parte degli indipendentisti permetterebbe al leader del PSOE di neutralizzare le pesanti accuse della destra di “collusione” con i catalani.
Sull’altro versante, la narrazione delle opposizioni racconta di un Sánchez assetato di potere e sfrutta le modalità con cui il leader del PSOE è diventato premier (quella famosa mozione di sfiducia a cui si riferiscono quando lo si accusa di golpe) per rendere ancora più efficace il messaggio.
Sánchez está dispuesto a todo por aguantar unos meses más en el poder. Ha llegado la hora de la sociedad civil. Este domingo saldremos a la calle para defender:
🇪🇸 Nuestra Constitución
🇪🇸 La igualdad, la libertad y la unión
🇪🇸 #EleccionesYa¡Os esperamos!#STOPSánchez10F pic.twitter.com/yTt0MW7EVw
— Albert Rivera (@Albert_Rivera) 6 febbraio 2019
Del resto, stando proprio agli ultimi sondaggi, un governo del PSOE sembra piuttosto difficile. Infatti al momento l’alleanza che ha già formato un governo in Andalusia e che ha sfilato unita per le strade di Madrid formata da PP, Cs e Vox sfiora il 50% dei consensi. Una possibile coalizione del PSOE con Unidos Podemos, invece, otterrebbe il 40,9% dei voti. Anche aggiungendo (in uno scenario al momento piuttosto improbabile) i voti dei partiti catalani e il partito nazionalista basco, il risultato non cambierebbe.
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