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Economia, politica, tecnologia: sarà un 2019 pieno di rischi

Il Global Risks Report per il 2019 affronta i pericoli per il mondo: ambientali, economici, politici. Ma i più sentiti sono quelli tecnologici.
  1. “Il mondo sta affrontando un crescente numero di sfide complesse ed interconnesse tra di loro”.
    È con queste parole che Borge Brende, presidente del World Economic Forum, apre la quattordicesima edizione del Global Risks Report.

È un mondo molto polarizzato quello delineato nel Report 2019. Un mondo che, nel corso dell’anno, sarà esposto a molteplici rischi dovuti alla marcata frammentazione politica e alla continua crescita delle disuguaglianze economiche e sociali. Lo scenario è complesso, e secondo gli analisti del WEF potrà portare all’aggravarsi dei problemi che da decenni affliggono le economie e le società del globo.

La prima conseguenza di questa incertezza è rappresentata da fenomeni quali il sovranismo e l’antiglobalismo. Le comunità politiche tentano infatti di riprendere il controllo e di ridurre la complessità di una realtà profondamente cambiata dalla rivoluzione tecnologica e dalla crisi economica del 2008.

Il Report elenca un insieme di rischi per il 2019, complessi ed interconnessi, che gli autori raggruppano in quattro categorie: economici, politici, tecnologici e ambientali.

Tralasciando l’ultima categoria – che abbiamo già trattato in modo approfondito qui – vediamo più del dettaglio le altre tre.

Rischi economici

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, il 2018 ha segnato il picco della crescita economica successiva alla grande crisi del 2008. Le previsioni per il 2019 sono di un rallentamento globale, “trainato” dal rallentamento dell’economia cinese, con effetti dirompenti nello scenario europeo e – come abbiamo avuto modo di vedere in questi primi mesi – italiano.

Allo stesso tempo, il crescente indebitamento globale desta molta preoccupazione sui mercati finanziari. Sempre secondo le stime del FMI, negli ultimi dieci anni è psasato dal 210% al 225% del Pil globale, e si prevede che a breve termine possa addirittura arrivare a toccare il 250%. Si teme che tale fenomeno colpirà soprattutto i paesi più poveri. Sono questi, infatti, che negli anni passati hanno approfittato della svalutazione del dollaro per pompare nuove risorse nelle loro fragili economie.

Il protezionismo porta gli analisti del World Economic Forum ad immaginare uno scenario shock per il 2019, il cosiddetto sovranismo monetario. Secondo gli esperti del summit di Davos, l’ondata populista spingerà i governi nazionali a “riprendere il controllo” delle proprie banche centrali, segnando un’inversione sulle politiche degli ultimi vent’anni. Il rischio è quello di una stangata sui tassi di interesse con conseguente stretta sugli investimenti – e quindi sulla crescita.

Rischi politici

Se l’economia piange, la politica non ride. Il 2019 si apre con una serie di crisi geopolitiche non risolte, che peggiorano con l’aumentare delle tensioni tra gli Stati nazionali. Il diffondersi del nazionalismo potrebbe portare ad una scarsa cooperazione internazionale se non addirittura ad aperti conflitti, persino tra Stati storicamente alleati.

Le crisi migratorie, come quelle che riguardano il confine Messico-USA e quello dei barconi nel Mediterraneo, sono al centro delle agende dei leader populisti di tutto il mondo, dall’America di Trump, al Brasile di Bolsonaro, sino all’Europa di Orbán e Salvini. Scrive il Report: “I trend globali – dalle proiezioni demografiche al cambiamento climatico – sono la garanzia di crisi future, e alcuni leader tenderanno a schierarsi in difesa delle culture nazionali dominanti”. Viene inoltre citato un sondaggio secondo cui il 72% degli intervistati dichiara di aspettarsi un aumento del rischio, associato “all’agenda politica dei gruppi populisti e nativisti”.

 

Un circolo vizioso?

A questi elementi si aggiunge una crescente sfiducia e una scarsa capacità di governance delle istituzioni. Ciò secondo il WEF potrebbe portare ad un circolo vizioso per cui al ridursi della coesione sociale si accompagnerà una minore capacità dei governi di anticipare e rispondere ai bisogni della popolazione. Si legge nel Report che “questo problema peggiorerà perché le sfide globali richiedono una maggiore cooperazione ed integrazione multilaterale”, che oggi scarseggia. Ancora: “minori livelli di legittimità e di accountability porteranno alla crescita dei movimenti anti-élite”. E quindi a un peggioramento complessivo dello scenario geopolitico globale.

Facendo leva sulla paura e su una maggiore richiesta di “sicurezza” da parte dei cittadini, i governi populisti potrebbero comprimere le libertà individuali. Diminuirebbe così lo spazio pubblico su temi quali i diritti umani e la parità di genere. Come reazione a questa parabola, il World Economic Forum prevede il diffondersi ulteriore di movimenti a difesa delle minoranze. In particolar modo di quelli femministi, che hanno conquistato la scena mondiale nel 2017 con il movimento #MeToo e sono cresciuti considerevolmente di visibilità nel 2018. Più forti saranno le strette securitarie, più questi movimenti potranno trovare spazio sulla scena pubblica.

Rischi tecnologici

Ma è quest’ultima categoria di rischi a generare le maggiori incertezze e ad alimentare in modo considerevole il diffuso desiderio di “riprendere il controllo”.

In una realtà sempre più digitale, i dati di milioni di persone sono custoditi nei server dei giganti della Silicon Valley come Facebook e Google. I cyber-attacchi sono visti dunque come il principale rischio per il 2019. L’82% degli intervistati dal World Economic Forum ritiene che i furti digitali di dati e di valuta cresceranno nel prossimo anno. Ben l’80%, inoltre, ritiene che gli attacchi avranno come obiettivo principale quello di provocare malfunzionamenti nei sistemi informatici con fini di estorsione.

Un fenomeno, quest’ultimo, di cui abbia già avuto un’anticipazione con il virus ransomwareWannaCry che nel 2017 ha messo in ginocchio ospedali e università nel Regno Unito. Lo stesso si era verificato l’anno scorso in India, con una serie di cyber-attacchi al database del governo centrale di Nuova Delhi. Erano stati razziati quasi 1 miliardo di dati personali, resi poi consultabili sul deep web al prezzo di 500 rupie per 10 minuti.

Ma i rischi più grandi provengono secondo il Report 2019 dallo sviluppo delle Intelligenze Artificiali e del cosiddetto machine learning. Le straordinarie potenzialità delle IA sono già state dimostrate con la creazione di volti estremamente verosimili di persone che non sono mai esistite. Quanto passerà prima queste stesse IA siano capaci di produrre falsi video in cui far dire a personaggi famosi come politici o attori le peggiori nefandezze che non hanno mai pronunciato? Come si può vedere nell’esempio qui sotto, la tecnologia che consente di farlo è già molto avanzata. Il rischio è che realtà e finzione sfumino sempre di più rendendo, il mondo che ci circonda di ancor più incerta e difficile comprensione.

Nicolò Berti

Quella di Nicolò può essere definita una vita "di confine". Nato e cresciuto in Friuli, il confine orientale d'Italia, appassionato di storia e politica fin da giovane, ha sempre trovato affascinanti le dinamiche Est-Ovest. Laureato in Amministrazione Pubblica, ha seguito e organizzato svariate campagne elettorali tra Udine e Trieste. Si è occupato di Progetti europei per lo sviluppo locale e adesso vive e lavora a Bruxelles come sondaggista e analista di politiche pubbliche.

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