Sabato scorso siamo arrivati al sedicesimo atto della manifestazione dei gilet gialli (Gilets Jaunes). Il numero dei partecipanti seppur calato considerevolmente rispetto ai mesi di novembre e dicembre rimane elevato sfiorando quota 40 mila, di cui circa 4.000 solo nella capitale Parigi.
Negli ultimi giorni il movimento di protesta è stato oggetto di attacchi dalle forze politiche tradizionali per via della mancata condanna nei confronti dei manifestanti che hanno aggredito verbalmente il filosofo Alain Finkielkraut. Il Presidente Emmanuel Macron ha espressamente chiesto al movimento di fare chiarezza sull’accaduto e in particolare di condannare le frange violente in maniera esplicita. Allo stesso tempo, Macron ha depositato una richiesta di scioglimento di tutti i gruppi razzisti e/o antisemiti presenti nel Paese.
Già a partire dall’inizio del mese scorso il ministro dell’Interno Francese Christophe Castaner aveva dichiarato pubblicamente che “l’antisemitismo si sta espandendo come un veleno” e perciò il provvedimento serve anche a porre un argine a questo “nuovo, inquietante” fenomeno.
L’opinione sui Gilets Jaunes e il futuro del movimento
Nonostante gli episodi violenti degli ultimi due mesi, i francesi nutrono ancora un parere complessivamente positivo nei confronti del movimento. A rivelarlo è un sondaggio prodotto da Ifop, in cui il livello di gradimento è pari al 50%, più basso rispetto ai mesi precedenti (in cui la simpatia era arrivata anche al di sopra del 70%). In ogni caso è un dato importante perché fa comprendere per quale motivo l’ondata di protesta non si è ancora esaurita.
Il livello di supporto è particolarmente elevato tra gli elettori di La France Insoumise (77%) e del Rassemblement National (74%). Meno marcato invece tra i militanti del Parti Socialiste (54%) e Les Républicains (35%).
Nella medesima rilevazione è stato chiesto agli intervistati di dire la loro sul futuro dei Gilets Jaunes. In particolare, è stato chiesto se è ancora opportuno proseguire con le azioni di protesta oppure no.
Nel mese di dicembre quasi il 60% degli intervistati era convinto che l’onda di protesta doveva continuare fin quando non avesse visto realizzati i suoi obiettivi. Nell’ultima rilevazione, che risale a 2 settimane fa, soltanto il 35% è favorevole alla prosecuzione delle manifestazioni di protesta, mentre il 54% non condivide.
Quindi, i Gilets Jaunes sono visti con favore dalla maggioranza francesi, ma questi allo stesso tempo ne auspicano la fine della mobilitazione. Eppure, in questa fase, il Presidente Macron non può cantare vittoria perché la partita è tutt’altro che chiusa.
Il Grande Dibattito Nazionale: la partecipazione e i temi
Intanto in tutto il paese proseguono gli incontri pubblici per discutere delle quattro macro-tematiche del “Grande Dibattito Nazionale” (Grand Débat National). A poco più di un mese dal lancio della proposta qual è stata la partecipazione dei cittadini francesi? A rispondere ci pensa l’Ipsos mediante una rilevazione in cui chiedeva agli intervistati se avessero partecipato ad uno di questi incontri pubblici a partire dal 15 gennaio.
Il dato emerso non sembra incoraggiante per Macron, poiché soltanto il 3% ha già presenziato ad un’assemblea e un ulteriore 17% dichiara che molto probabilmente parteciperà ad un incontro futuro.
Perciò, il rischio più grande per En Marche sarà quello di non aver saputo canalizzare le richieste emerse dalla società civile nei mesi precedenti. Macron ha ancora due settimane a disposizione per cercare convogliare nuove persone nel Grande Dibattito Nazionale. Ma quali sono i temi più importanti di questo Dibattito secondo i francesi?
Per quasi un francese su due (48%), la macro-tematica più importante è quella relativa al livello di tassazione e a quello della spesa pubblica in cui si ragiona su quali settori necessitino maggiormente di iniezioni di spesa pubblica e quali no. Oltre a ciò si discute su come suddividere il carico fiscale tra le varie fasce della popolazione. Seguono il tema della democrazia e cittadinanza (20%), quello sulla questione ecologica (19%) e infine l’organizzazione statale e i servizi pubblici (13%).
Dal 15 marzo si inaugurerà la seconda fase del processo, che consisterà nell’operare una sintesi delle proposte emerse nel corso dei due mesi di incontri per poi consegnarle al Parlamento. Ed è proprio in questa fase conclusiva che i cittadini francesi nutrono una maggiore diffidenza nei confronti del Presidente e delle istituzioni politiche.
Alla domanda se Macron e il suo governo prenderanno in considerazione le proposte elaborate nel dibattito, il 62% degli intervistati ha risposo negativamente. Gli elettori di Jean-Luc Mélenchon e Marine le Pen sono i più scettici (in misura pari, rispettivamente, all’85% e all’83%). Tra gli elettori repubblicani di centrodestra e quelli socialisti la sfiducia è meno marcata ma comunque consistente (47% e 40% rispettivamente). Discorso opposto ovviamente i simpatizzanti per En Marche, i quali hanno in maggioranza fiducia della buona riuscita del grande dibattito.
Cosa dicono i sondaggi di febbraio
Prosegue per il secondo mese di fila la crescita del gradimento per Macron (+3,7 punti percentuali), raggiungendo la soglia più elevata da settembre.
I fattori che hanno contribuito all’aumento della popolarità sono stati senz’altro la forte reazione contro gli episodi antisemiti, l’energico segnale dato all’Italia con il richiamo dell’ambasciatore a Parigi a seguito delle dichiarazioni del vicepremier Di Maio e infine l’assidua partecipazione nei dibattiti per tutto il paese.
Dalla media degli ultimi sondaggi del mese di febbraio En Marche rimane saldamente in testa staccando di un punto percentuale il Rassemblement National di Marine Le Pen. Seguono i repubblicani che guadagnano 0,5 punti percentuali rispetto al mese precedente.
Persiste la frammentazione a sinistra. Difatti la proposta di Hamon di costruire una lista unica di sinistra sulla base di una consultazione tra i cittadini è stata declinata tanto dai Verdi quanto da socialisti e comunisti.
Sulla base di ciò Hamon in vista delle europee di maggio ha già presentato la lista di trenta candidati e il programma elettorale del suo movimento Génération.s, che guadagna 1,5 punti percentuali rispetto al mese scorso.
In leggero calo la formazione guidata da Mélenchon (-1,9 punti percentuali rispetto a gennaio).
Più passa il tempo e maggiori sono le possibilità che il movimento dei Gilets Jaunes presenti una propria lista alle prossime elezioni. A questo proposito diversi istituti di sondaggio hanno elaborato stime di intenzioni di voto includendo una ipotetica lista direttamente riconducibile al movimento.
A differenza del mese scorso una ipotetica lista si aggira tra il 3 ed il 4% non scalfendo minimamente gli equilibri preesistenti. Tuttavia, la formazione della Le Pen sarebbe quella che ne trarrebbe maggior svantaggio da un ipotetico ingresso dei Gilets Jaunes nella competizione elettorale.
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