Le elezioni regionali in Basilicata si sono concluse con la vittoria di Vito Bardi, candidato della coalizione di centrodestra. Bardi ha ottenuto il 42,2% dei voti staccando di circa 10 punto il candidato di centrosinistra Carlo Trerotola (33,1%). Terzo il candidato del Movimento 5 Stelle Antonio Mattia (20,3%) e Valerio Tramutoli (4,4%). La lista più votata è stata quella del Movimento 5 Stelle (20,3%), seguita da quella della Lega (19,1%) e da Forza Italia (9,1%). Il Partito Democratico si è presentato con due liste, “Comunità Democratiche” (che includeva il logo ufficiale del PD) e “Avanti Basilicata”, guidata dal Presidente uscente Marcello Pittella: complessivamente queste due liste hanno raccolto il 16,4% dei voti.
1. UN VOTO PARTECIPATO
Nonostante si trattasse di un voto locale (e per di più “isolato”, senza altri appuntamenti a fare da traino) queste elezioni regionali hanno visto una buona partecipazione degli elettori. L’affluenza si è attestata sul 53,5%, quasi 6 punti in più rispetto alle precedenti Regionali, che peraltro si tennero in due giorni (e all’epoca, nel 2013, l’affluenza si fermò al 47,6%). Rispetto alle Politiche dell’anno scorso, quando in Basilicata votò il 71,1% degli aventi diritto, sembra che ci si trovi di fronte a un calo notevole: ma, come abbiamo già avuto modo di notare in precedenti occasioni, alle Politiche l’elenco degli elettori non include i residenti all’estero, iscritti in una circoscrizione apposita, il che rende non confrontabili le percentuali che si calcolano su basi diverse. In termini assoluti, il calo risulta decisamente contenuto se si considera che in questa occasione hanno votato circa 307 mila elettori contro i 329 mila del 4 marzo 2018.
La mappa della partecipazione regionale mostra la grande varianza dell’affluenza, con diversi comuni in cui il dato è stato decisamente superiore oppure inferiore alla media. Tra i primi c’è Potenza, il capoluogo della Regione (nonché città più popolosa, con oltre 67 mila abitanti), in cui peraltro vi è stato un aumento di quasi 10 punti rispetto al 2013 (dal 59,3% al 68,8%).
2. IL CENTRODESTRA ESPUGNA LA “REGIONE ROSSA DEL SUD”
In Basilicata la legge elettorale – come avevamo anticipato alla vigilia del voto – non prevede il voto disgiunto. Non sorprende quindi che i risultati mostrino differenze molto basse tra voto ai candidati presidenti e voto alle coalizioni. Bardi è stato lievemente meno votato delle sue liste (-0,16%) mentre sia Trerotola che Tramutoli hanno fatto leggermente meglio (+0,07% e +0,18% rispettivamente).
Il risultato di queste elezioni ha del clamoroso principalmente per un motivo: fin dall’inizio della Seconda Repubblica, la Basilicata era stata un feudo progressista, unica Regione del Sud sempre amministrata da giunte di centro-sinistra. Ma, questa volta, il centrosinistra non è riuscito a risollevarsi dalla pesante sconfitta ottenuta già alle Politiche dello scorso anno (quando era rimasto al di sotto del 20%) e così il centrodestra si ritroverà, per la prima volta nella sua storia, alla guida di questa Regione. Anche se stavolta, a differenza di quanto avvenuto in Abruzzo e Sardegna, non si è trattato di una vittoria “a valanga”, come emerge dalla mappa del candidato più votato nei diversi comuni.
Dal 2017, sono ben 7 le Regioni che hanno cambiato colore, e tutte passando dal centrosinistra al centrodestra: prima della Basilicata, era toccato a Sicilia, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Sardegna. Solo nel Lazio, con la riconferma di Nicola Zingaretti nel 2018, il centrosinistra è riuscito a conservare il governo di una Regione nel periodo considerato.
3. LEGA MAI COSÌ FORTE AL SUD
Con l’unica eccezione dell’Abruzzo (che comunque si trova a latitudini più settentrionali) in Basilicata la Lega ottiene il suo miglior risultato di sempre in una regione meridionale. Il 19,15% ottenuto dal partito di Matteo Salvini gli vale il secondo posto nella classifica delle liste più votate (a poco più di un punto dal Movimento 5 Stelle). Ma dal momento il premio di maggioranza è stato assegnato alla coalizione di Bardi, la Lega sarà ad ogni modo il gruppo consiliare più numeroso, con 6 seggi su 21. Che il partito che fu di Umberto Bossi prenda il doppio dei voti di Forza Italia in una Regione del Sud è qualcosa che fino a pochi mesi fa sembrava inconcepibile: oggi è un dato di realtà che conferma come le tendenze che emergono dai sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto non siano solo semplici speculazioni.
4. IL M5S CONTINUA A NON VINCERE NELLE REGIONI
Il dato del Movimento 5 Stelle è in chiaroscuro: a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, il partito di Luigi Di Maio è risultato in Basilicata la lista più votata con il 20,3% dei consensi. In più si tratta di un dato in crescita rispetto alle Regionali del 2013, quando il M5S si era fermato al 13%. Ma il 2013 era un’altra èra, con un’offerta politica e un contesto generale troppo diversi, e il 20% odierno è – ancora una volta – drammaticamente insufficiente per vincere in un’elezione regionale, dove vige il sistema maggioritario a turno unico. Inevitabili poi sono i paragoni con le Politiche 2018, quando il Movimento in Basilicata aveva ottenuto un clamoroso 44,4%. Rispetto a quest’ultima elezione, il M5S ha perso quasi 6 elettori su 10.
Se si considera la storica debolezza del centrodestra in questa regione e gli scandali che hanno travolto la giunta uscente di centrosinistra (con l’ex presidente Marcello Pittella agli arresti domiciliari – poi revocati – e spinto a non ricandidarsi), era legittimo aspettarsi qualcosa di più dal M5S, anche considerando che la campagna del loro candidato (Antonio Mattia) era partita con buon anticipo rispetto agli avversari. Il risultato in Basilicata di quest’anno potrebbe comunque rientrare nella “Top 10” dei migliori risultati ottenuti dal M5S in un’elezione regionale, storicamente un campo di battaglia ostico per i pentastellati.
5. I TROPPI PASSI FALSI DEL PARTITO DEMOCRATICO
Il Partito Democratico è l’altro grande sconfitto di queste elezioni. Oltre ad aver perso una regione storicamente favorevole al centrosinistra, il PD paga una campagna non priva di criticità: la lunga querelle che ha accompagnato la designazione del candidato presidente; la scelta caduta infine su Carlo Trerotola, che ha fatto parlare di sé più per le sue nostalgie per il MSI di Almirante che per il suo programma elettorale; le liti a sinistra che non hanno scongiurato la candidatura antagonista di Valerio Tramutoli. Risultato: il centrosinistra fa un po’ meglio delle Politiche 2018, ma molto peggio delle Regionali 2013, su cui perde oltre 50.000 voti.
Rispetto al 2018, il dato dei progressisti non è troppo negativo: la coalizione di Trerotola ottiene quasi un terzo dei voti (33,1%), laddove l’anno scorso era rimasta sotto il 20%; lo stesso dato del PD (o meglio della lista “Comunità Democratiche”, fermatasi al 7,8%) non è molto attendibile, se si considera che l’ex presidente Pittella (anch’egli del PD) ha guidato una sua lista (“Avanti Basilicata”) che è risultata il primo partito della coalizione con oltre l’8%. Virtualmente, sommando le due liste, il dato del PD non sarebbe troppo lontano da quello di Lega e M5S. Ma resta il fatto che in Basilicata le due Regionali precedenti si erano concluse con una vittoria della coalizione guidata dal PD con circa il 60% dei voti. La sconfitta del PD è quindi senza appello.
C’è un errore nella mappa dove assegnate il colore della coalizione o forza politica arrivata prima in ogni singolo comune. Matera non è rossa, ma blu.