Concluso il Grande Dibattito Nazionale, in Francia le forze politiche si preparano per le elezioni europee. Persiste l’incognita di una lista dei gilet gialli (Gilets jaunes). Tra i partiti prosegue il testa a testa tra la Republique En Marche del Presidente Emmanuel Macron e il Rassemblement National di Marine Le Pen, ma a vincere sarà – probabilmente – l’astensionismo.
Siamo arrivati al ventesimo atto delle manifestazioni dei Gilets jaunes. A seguito degli incidenti avvenuti in questo mese, le autorità hanno vietato qualsiasi dimostrazione sugli Champs-Élysées di Parigi e in alcune altre città.
La spinta propulsiva del movimento non si è ancora esaurita. Anzi, essi sono presenti su tutto il territorio nazionale tra coloro che avvertono in maggior misura rispetto al resto dei francesi il senso di esclusione e di ingiustizia sociale.
In uno studio condotto dall’istituto Elabe è stato chiesto agli intervistati, quali fossero le questioni che suscitassero in loro maggior indignazione. Tra coloro che si identificavano come sostenitori/membri dei gilet gialli spiccano questioni come “il divario tra i salari” (+8% rispetto alla media francese), le disuguaglianze sociali (+5%) e infine la corruzione (+5%).
Le inquietudini dei francesi e dei Gilets jaunes a confronto
Le elezioni europee sono alle porte, e nei prossimi giorni i membri di spicco dei Gilets jaunes dovranno decidere se prendere parte o meno a questa consultazione elettorale. Secondo una ricerca svolta da Ipsos, per il 56% dei francesi alle Europee non ci sarà una lista rappresentativa del movimento.
La Conclusione del Grande Dibattito nazionale: la fase parlamentare
Il Grand Débat national è terminato il 15 marzo. Adesso scatta la fase di discussione parlamentare per discutere le proposte emerse in negli ultimi due mesi, nell’ambito dei quattro macro-temi proposti dal Presidente Macron lo scorso gennaio.
Nel complesso sono stati presentati quasi due milioni di contributi dai cittadini mediante la piattaforma online, oppure tramite gli incontri organizzati dalle figure istituzionali locali. Contrariamente alle aspettative , la partecipazione è stata molto ampia, soprattutto sulla Rete, e secondo l’istituto Odoxa la maggior parte dei francesi (79%) sarebbe favorevole a intraprendere nuovi dibattiti nazionali.
Queste proposte verranno poi sintetizzate dall’organo legislativo e saranno trasformate in disegni di legge. Il presidente Macron dovrà svolgere un ruolo fondamentale di “mediatore” tra i gruppi parlamentari per non disperdere il lavoro sin qui svolto. D’altro canto, le opposizioni (in particolare RN e la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon) contrasteranno tali proposte con maggior vigore, poiché una rapida approvazione di esse rappresenterà una vera e propria vittoria per Macron. Nei prossimi giorni si prefigurerà un acceso dibattito parlamentare.
Le nuove strategie del Presidente
Archiviato il Grande Dibattito, Macron sta preparando la campagna elettorale di maggio. L’obiettivo del Presidente è quello di focalizzarsi su tematiche europee al fine di alleviare il peso delle questioni nazionali e il persistere del movimento di protesta.
Così, temi come la tutela dell’ambiente e una maggiore integrazione europea saranno al centro del programma politico del suo movimento. Ciò ha un duplice scopo: ridimensionare formazioni che potrebbero fare leva sulle questioni ambientali (come i Verdi e gli stessi Gilets jaunes) e contrastare – tanto sul piano interno quanto quello comunitario – la posizione sovranista della Le Pen, mettendo l’accento sulle contraddizioni della Brexit.
I livelli di gradimento nei confronti del Presidente sono rimasti sostanzialmente stabili nel mese di marzo. Ma per avere la meglio nelle prossime elezioni, Macron dovrà risultare gradito da almeno un terzo dei francesi.
Pur essendo uno dei presidenti meno graditi di sempre, l’attuale Capo dello Stato continua ad avere una posizione di forza all’interno dello scacchiere politico francese. Ciò è dovuto principalmente al fatto che gli elettori non nutrono grande fiducia nei confronti dei leader dell’opposizione.
Una ricerca condotta dall’istituto Ifop mostra che, secondo la maggioranza dei francesi, nessun leader avrebbe fatto meglio di quanto stia facendo Macron. Soltanto il 25% è convinto che Marine Le Pen avrebbe fatto meglio del Presidente, mentre gli altri leader sono tutti al di sotto il 20%: da ciò si evince chiaramente come ancora non esista un leader in grado da fronteggiare con successo Macron alle elezioni.
L’andamento dei partiti: la “svolta” ecologista di En Marche.
La strategia di En Marche appare chiara a tutti oramai, ed è quella di conquistare il centro politico e contrapporsi ad un polo rappresentato dalla destra radicale.
Per raggiungere tale obiettivo il partito deve attingere consenso dalle formazioni tradizionali di centro-destra e centro-sinistra, oggi in piena crisi.
La risonanza mediatica che ha avuto la questione ambientale nell’ultimo mese è stata molto forte: per questa ragione En Marche ha deciso di candidare nelle proprie liste Pascal Durant, ex segretario nazionale dei Verdi (EELV), al fine di bloccare l’ascesa degli ecologisti e di catturare il voto degli elettori più ambientalisti.
I sondaggi di marzo
Tra i partiti il testa a testa tra La République En Marche e il Rassemblement National, in svantaggio di due punti percentuali. In leggero recupero Les Républicains (+2%).
A sinistra, la lista Génération.s di Benôit Hamon non va oltre il 3%, mentre per la prima volta nella storia delle elezioni europee in Francia il Partito Socialista non presenterà una propria lista. Lo scorso 16 marzo il segretario Oliver Faure ha dichiarato di accodarsi al nuovo movimento di sinistra chiamato Place Publique fondato dallo scrittore Raphaël Glucksmann. Lo scopo è quello di creare una base per una futura unità a sinistra.
Sotto il 5% formazione sovranista Débout La France guidata da Nicolas Dupont-Aignan, il quale ha rifiutato la proposta di Marine Le Pen di presentarsi con un’unica lista. Infine, una ipotetica lista dei Gilets jaunes (G.J.) non arriverebbe al 4%.
Senza Gilets jaunes i risultati non cambiano
Qualora i gilet gialli decidessero di non presentare una propria lista, i rapporti di forza tra i partiti non muterebbero significativamente. L’unica forza a beneficiare dell’assenza di questa ipotetica lista è il Rassemblement National (+0,9% rispetto allo scenario “base”).
L’astensione: il vero “primo partito”
La partecipazione attesa per questa consultazione elettorale si aggira intorno al 41%. L’istituto Opinion Way ha compiuto un’indagine sulle intenzioni degli elettori che hanno votato per le presidenziali del 2017. La maggioranza di coloro che hanno votato per Macron, Mélenchon e Hamon alle presidenziali non andrà a votare per queste elezioni. Mentre “soltanto” il 40% degli elettori 2017 di Fillon (LR) e Marine Le Pen si asterranno.
L’ex candidato socialista Hamon riesce a far convogliare sul suo nuovo movimento soltanto il 9% dei suoi elettori del 2017. Un flusso consistente di ex elettori di Fillon (12%) voterebbe oggi per En Marche, segno inequivocabile di una progressiva conquista del centro da parte del partito del Presidente.
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