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Europee 2019: varietà (e “follia”) dei simboli depositati

Caratteristiche e curiosità dei 47 simboli depositati al Viminale per le elezioni europee di maggio

Lunedì 8 aprile alle 16 è scaduto il termine per depositare al Ministero dell’Interno i simboli per le elezioni europee del 26 maggio. Ovviamente non tutti i simboli presentati saranno effettivamente presenti sulla scheda elettorale. Lo step successivo è infatti la raccolta delle firme, e prevede che le liste dei candidati (che saranno presentate il 16 e il 17 aprile negli uffici elettorali circoscrizionali) dovranno essere sottoscritte da un numero di elettori compreso fra 30 e 35 mila elettori per ciascuna circoscrizione, provenienti per non meno di un decimo da ogni regione della circoscrizione. Sono esentati da tale onere i partiti che hanno almeno un gruppo parlamentare costituito in Italia (alla Camera o al Senato) e quelli che hanno eletto almeno un europarlamentare nel 2014.

Il primo a presentarsi al Viminale è stato Francesco Miglino, che ha depositato il simbolo del Partito Internettiano. Ma per una rassegna completa dei 47 simboli depositati e una loro esaustiva descrizione rimandiamo all’articolo del sempre ottimo Gabriele Maestri sul suo blog “I simboli della discordia”. Qui vogliamo invece analizzare i simboli depositati nel loro insieme, cercando di coglierne alcune caratteristiche interessanti (nonché dando il giusto riconoscimento a quelli che abbiamo ritenuto i più…divertenti) prima che su questo insieme si abbatta la scure costituita dalla raccolta delle firme…

Quali colori?

La nostra analisi, ben più che politica, è quindi di tipo essenzialmente estetico. Partiamo dall’aspetto cromatico, dal momento che la scelta del colore è uno dei tratti che caratterizzano un simbolo di partito (si pensi all’importanza che ha avuto il passaggio dal verde al blu nella Lega di Matteo Salvini). Pressoché in ciascun simbolo è possibile individuare un colore, o meglio ancora un motivo cromatico dominante. Non sempre è facile individuarlo (in alcuni casi, ad esempio, vi sono due colori principali, egualmente forti e presenti), tuttavia con un buon grado di approssimazione siamo riusciti ad assegnare ciascun simbolo ad una categoria cromatica. Ecco il risultato:

Il motivo cromatico dominante nei 47 simboli presentati per le Europee 2019

Come si vede, prevalgono i simboli il cui vi è prevalenza di bianco (perlopiù come sfondo) e del blu scuro. Ma sono molto presenti anche il rosso (predominante soprattutto nei partiti di ispirazione socialista/comunista) e il tricolore (in cui verde, rosso e bianco sono egualmente presenti a richiamare i colori della bandiera nazionale). Meno diffusi l’azzurro chiaro, il verde e l’arancio. Da notare il motivo arcobaleno della lista “Parlamentare indipendente” e l’insolito fucsia scelto invece come colore principale dalla lista dei Forconi.

Quanti colori?

Come si è detto, non sempre è stato semplice individuare il colore predominante: questo perché mediamente i simboli depositati comprendono al loro interno un gran numero di colori: in media, si ritrovano quasi cinque colori in ciascun simbolo (4,76 per l’esattezza). La distribuzione dei simboli per numero di colori utilizzati è quella illustrata in tabella:

Numero di simboli per numero di colori utilizzati

Come si vede, la stragrande maggioranza dei simboli utilizza dai 3 ai 7 colori. Un simbolo con 3 colori (tipicamente uno per lo sfondo, uno per l’elemento grafico e uno per il lettering) è un simbolo molto semplice e diretto, mentre uno con al suo interno più elementi (un lettering policromatico, diversi elementi grafici di colore diverso, come delle bandiere) utilizzerà necessariamente più colori – con il che si ha l’opportunità di creare un simbolo esteticamente più completo, ma si corre anche il rischio di creare pasticci. La menzione d’onore va però senz’altro alla lista dei Federalisti Democratici Europei, che forse non vedremo sulla scheda elettorale, ma che ha al suo interno TUTTE le bandiere dei paesi UE, ottenendo così un record di colori utilizzati pari a ben 10 (dieci).

Gruppi e partiti affiliati

Veniamo a un aspetto lievemente più “politico”: il richiamo ad un partito o gruppo politico europeo, o comunque trans-nazionale. Anche in questo caso, però, abbiamo affrontato la questione puramente sotto l’aspetto grafico: abbiamo scelto perciò di considerare solo quei simboli in cui è presente (con una scritta, una sigla o un elemento grafico) un richiamo al partito/gruppo in questione. Con risultati non necessariamente esaustivi, politicamente parlando: infatti, come si vede bene dal grafico, vi sono ben 3 partiti che fanno esplicito riferimento al PPE (Partito Popolare Europeo), ma tra di essi non c’è quello che – verosimilmente – eleggerà il maggior numero di europarlamentari che saranno iscritti allo stesso PPE, e cioè Forza Italia. Ad avere un richiamo diretto al PPE nel loro simbolo sono infatti i simboli dei Popolari per l’Italia, della Democrazia Cristiana e del Popolo della Famiglia.

Il richiamo a partiti/gruppi europei presenti nei simboli depositati

Nota bene: in quest’ultimo grafico si è scelto di non restringere il campo ai gruppi effettivamente costituiti al Parlamento europeo, ma di considerare tutte quelle associazioni tra più partiti/movimenti, purché presenti in diversi stati. È il caso ad esempio dell’European Pirate Party, di AEMN e di APF (queste ultime due sigle fanno riferimento a raggruppamenti di estrema destra, comprendenti rispettivamente CasaPound e Forza Nuova).

Le parole scelte per i simboli

Infine, non poteva mancare un’analisi letterale delle parole scelte per i nomi delle liste stesse. Per questo scopo, abbiamo ripreso i nomi ufficiali depositati (e che non sempre coincidono con le parole presenti all’interno del simbolo), eliminando articoli, preposizioni e altre particelle. Abbiamo scelto di distinguere tra sostantivi (come “Italia”, “Europa”, “democrazia”) e aggettivi (come “italiano/a/i”, “europeo/a/i”, “democratico/a/i”) e di contare una sola volta quelle parole presenti più volte in uno stesso simbolo: ad esempio, nel nome di La Sinistra compare ben tre volte la parola “sinistra”, ma questa è stata conteggiata una sola volta, poiché adoperata sempre per lo stesso simbolo. Ecco il risultato sotto forma di word cloud:

Nonostante la grande variabilità che è possibile riscontrare nei ben 47 simboli depositati, la visione complessiva ci restituisce un quadro tutto sommato “normale”: la parola “Italia” è la più ricorrente, presente in ben 10 simboli. Al secondo posto, anche qui poco sorprendentemente, troviamo la parola “partito” (7 citazioni), mentre al terzo posto c’è un ex æquo tra “Europa” e “movimento” con 5 presenze ciascuno. Segue un poker di aggettivi, ciascuno richiamato in 4 simboli (“europeo“, “democratico“, “italiano“, “unito“) e variamente declinato in singolare/plurale o maschile/femminile. Nella nostra word cloud sono incluse tutte le parole, quindi è possibile vedere anche quelle presenti su un solo simbolo (le più piccole).

I simboli più divertenti

Tiriamo infine le somme: quali sono i simboli più divertenti tra quelli depositati? Il gruppo di Quorum/YouTrend si è riunito e ha espresso il proprio verdetto, rigorosamente attraverso una complessa votazione quantitativa, qualitativa e con regressione implicita multivariata di terzo livello. Il criterio? Premiare la fantasia, il coraggio, o in certi casi semplicemente la follia che c’è dietro alla realizzazione (e alla presentazione con tanto di deposito ufficiale) di certi capolavori.

Ecco quindi la TOP FIVE dei simboli depositati per le elezioni europee 2019:

PRIMO POSTO: Lista “Esseritari” – 18 PUNTI

SECONDO POSTO: Lista “No riforma forense – No alla cassa forense (eccetera)” – 9 PUNTI

TERZO POSTO: Gilet arancioni – Si cambia musica – 7 PUNTI

QUARTO POSTO: Pensioni & Lavoro – 6 PUNTI

QUINTO POSTO: Fronte Verde – Sacro Romano Impero Cattolico (ex æquo) – 5 PUNTI

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

Alessio Vernetti

Nato nel 1997, si è laureato in relazioni internazionali all'Università di Torino, ma ha studiato anche a Sciences Po Lille e ha frequentato il Summer Program della LUISS. Nel 2019 è entrato nel team Quorum ed è coordinatore contenuti di YouTrend.
La sua vita sociale diminuisce considerevolmente man mano che ci avviciniamo alle elezioni.

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