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La Germania verso le Europee: la CDU sarà il primo partito d’Europa?

Focus sul Paese europeo che elegge il maggior numero di europarlamentari: CDU in testa, i Verdi al secondo posto davanti alla SPD

Le elezioni europee sono ormai imminenti, ma in Germania non si notano grandi variazioni di tendenza da alcune settimane. Se infatti in alcuni paesi l’attenzione è focalizzata sulla crescita dell’estrema destra, questa tendenza è meno forte in Germania, dove le elezioni in Assia e Baviera hanno visto Alternative für Deutschland (AfD) ottenere un risultato sotto le aspettative. I sondaggi per le europee certificano l’immobilismo di questa situazione, che però potrebbe cambiare in autunno, quando si voterà in Turingia e Sassonia, due Länder dove AfD è molto forte.

È utile forse ricordare che la Germania, per peso economico e demografico, gioca un ruolo determinante in Europa: con i suoi quasi 83 milioni di abitanti, è anche il paese con più deputati al Parlamento Europeo (ben 96), e proprio grazie alla grandezza della sua delegazione, riesce spesso a esprimere i capigruppo all’interno dei gruppi parlamentari a Bruxelles e a Strasburgo. Nella legislatura che si sta per concludere, ad esempio, erano tedeschi il capogruppo PPE (Manfred Weber), quello dei Socialisti e Democratici (Udo Bullman), la speaker dei Verdi (Ska Keller) e quella della sinistra radicale della GUE (Gabi Zimmer). Keller e Weber sono inoltre gli attuali candidati alla Presidenza della Commissione Europea (Spitzenkandidaten) dei rispettivi partiti.

I partiti in vista delle Europee

La CDU è il partito nettamente in testa nei sondaggi, ma la sua nuova leader, Annegret Kramp-Karrenbauer, sembra non essere in grado di mobilitare in maniera rilevante l’elettorato. Il bavarese Manfred Weber, della CSU, ha preso le redini della campagna elettorale, presentando i cristiano-democratici tedeschi (e in generale la famiglia dei popolari europei) come una forza europeista non interessata all’alleanza con i partiti sovranisti – come hanno dimostrato i recenti scontri con il premier ungherese Viktor Orbán. Rimangono, però, tutte le incertezze sul post-voto: Weber potrebbe infatti essere costretto a fare delle scelte se il risultato dei popolari dovesse essere al di sotto delle aspettative, e la situazione si complicherebbe qualora i sovranisti ottenessero – in Germania come in Europa – un buon risultato.

I socialdemocratici della SPD arrivano invece da un crisi di consenso che dura da diversi anni, a causa del susseguirsi di governi di larghe intese e della poca incisività nel governo nell’ultimo periodo. Udo Bullman ha ribadito più volte che la linea della SPD è quella di spingere per un’Europa alternativa sia alla austerità del PPE sia all’antieuropeismo dei movimenti populisti. Nelle ultime settimane la campagna SozialStaat2025 era riuscita a far recuperare consenso ai socialdemocratici, ma ora il trend sembra essersi arrestato e secondo molti sondaggi sarebbero il terzo partito, dietro ai Verdi (Grünen).

Proprio i Grüne, del resto, sono la forza politica con il vento più in poppa per queste elezioni europee: i buoni risultati in Assia e Baviera li qualificano come la novità dello scenario politico tedesco. Europeisti di lunga tradizione, i Grüne non sono “compromessi” con le larghe intese e hanno storicamente un elettorato tendenzialmente più istruito e radicato nelle grandi città, due segmenti presso i quali l’anti-europeismo fa molta più fatica a far breccia. Paradossalmente, però, proprio questo potrebbe rappresentare un problema per i Verdi: per poter allargare il loro consenso occorre uscire dalla loro nicchia elettorale di riferimento e conquistare anche il voto di segmenti finora non rappresentati. L’operazione è riuscita in Assia e Baviera, ma il voto sulle Europee potrebbe essere diverso.

Alternative für Deutschland, invece, è stato a lungo descritto dai media come un partito in rapida ascesa, destinato a divenire molto forte e a mettere in discussione l’europeismo della Germania. Finora però non c’è stata un’esplosione di AfD, e nei sondaggi il partito è ancora intorno al 12%. Rifiuto dell’immigrazione e recupero della sovranità nazionale saranno ancora una volta i temi su cui il partito farà leva, ma ora l’ascesa dell’estrema destra sembra meno ineluttabile.

Cosa dicono i sondaggi?

La CDU sarebbe poco sotto il 30%. Con questo risultato potrebbe essere il primo partito europeo per numero di deputati eletti, andando a rimpinguare le file del PPE con una delegazione numerosa. Il condizionale è d’obbligo: se dovesse restare al di sotto di tale soglia, un altro partito in un altro Paese (ad esempio la Lega in Italia) con il 35% potrebbe strappare ai cristiano-democratici tedeschi tale primato. Se i dati saranno confermati, tuttavia, saranno i Verdi la vera sorpresa: un risultato poco sotto il 20% permetterebbe loro di superare i socialdemocratici e diventare un partito al centro dello scenario non solo tedesco ma europeo, dando loro un’importanza che le elezioni federali, da sole, non basterebbero a dare. La SPD, invece, rischierebbe di vedere ufficialmente conclamata la sua crisi, fermandosi ad un terzo posto sicuramente non soddisfacente per un partito con la sua storia, e che all’Europarlamento è abituato a mandare una delegazione molto numerosa. AfD è invece di qualche punto sopra il 10%: se il risultato fosse questo, sarebbe un miglioramento rispetto a 5 anni fa (quando presero il 7%), ma non all’altezza dei pronostici che alcuni attribuivano all’estrema destra tedesca.

Sia i liberali della FDP che la sinistra (Die Linke) sembrano invece sotto il 10 per cento. I liberali subiscono l’ascesa dei Verdi (forza progressista ma di impostazione liberal-democratica sottraggono loro una parte di elettorato) mentre la Linke mantiene un forte consenso locale in alcune zone (come la Turingia) ma senza riuscire a espandersi. Per gli altri partiti minori, come il Partito Ambientalista e il Partito dei Pirati, sono invece previste percentuali molto basse. Va detto però che in Germania alle Europee non esiste una soglia di sbarramento, o meglio esisteva ma fu dichiarata incostituzionale poiché giudicata non compatibile con la logica proporzionale con cui si elegge l’assemblea europea – che per giunta non elegge un governo e non deve garantire quindi la governabilità. Non è dunque impossibile che partiti assolutamente di secondo piano sulla scena nazionale riescano ad eleggere dei propri rappresentanti all’Europarlamento.

Le Europee in Germania, quindi, potrebbero confermare i trend visti negli ultimi mesi, alimentando l’incognita su quanto sarà numeroso il gruppo dei Verdi nella prossima legislatura e come questo influirà nella dinamiche del futuro Parlamento Europeo, specie in un momento in cui PPE e S&D sembrano avviarsi verso una netta riduzione dei loro seggi.

Luigi Daniele

Classe 1990. Ha studiato filosofia tra Italia e Germania, a Freiburg e Jena. Scrive di politica, Europa e Germania. Vive a Bruxelles.

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