Il voto di domenica, con cui la Grecia eleggerà 21 europarlamentari, sarà anche un referendum sull’operato del premier Alexīs Tsipras, alla guida del Governo da oltre quattro anni, e che a ottobre affronterà anche le elezioni nazionali. Gli ultimi sondaggi indicano una stabilizzazione del suo partito di sinistra Syriza, che si attesterebbe intorno al 27,4%, superato dal centrodestra di Nuova Democrazia (ND) – partito guidato da Kyriakos Mitsotakis – in forte ascesa (34,8% circa). Nonostante il programma di austerità sia terminato nel 2018, il Paese sconta ancora gli effetti della pesantissima crisi economica e Tsipras potrebbe non bastare il ritorno degli ultimi mesi su posizioni più apertamente di sinistra.
Molto più distaccato dai primi due partiti è Kinal (KA), il centrosinistra in cui è confluito il PASOK, dato intorno al 7,5%, così come l’estrema destra di Alba Dorata (XA) e i comunisti del KKE (rispettivamente al 6,9 e al 6,4%). Più complessa la situazione dei centristi di EK e della destra di EL (Soluzione Greca), in bilico sulla soglia di sbarramento del 3%, mentre To Potami (Il Fiume) e DiEM25, guidato dall’ex ministro delle finanze Yanis Varoufakis, paiono molto lontani dallo sbarco all’Europarlamento.
I cittadini greci possono esprimere fino a quattro preferenze in un sistema di impianto proporzionale. Formalmente, il voto è obbligatorio.
Grecia: media sondaggi sulle Europee 2019
Con questi dati ND andrebbe ad aggiungere 9 seggi alla nutrita pattuglia dei popolari del PPE, mentre Syriza eleggerebbe 7 eurodeputati per il gruppo GUE/NGL (quello più a sinistra di tutti). 2 seggi dovrebbero andare ai riformisti di Kinal, iscritti all’eurogruppo socialista, mentre i due estremi XA (destra) e KKE (comunisti) potrebbero eleggerne 1 o 2 a testa, che andrebbero nel “gruppo misto” dei non iscritti.
(a cura di Francesco Burzio)
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