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Ungheria, Fidesz sopra al 50%

Il partito di Viktor Orbán conferma le previsioni della vigilia e conquista la maggioranza assoluta dei voti, con il 52.33%.

Le previsioni della vigilia sono state confermate, almeno per quanto riguarda il primo posto. Fidesz, il partito di Viktor Orbán, in coalizione con il KDNP (Partito Popolare Cristiano Democratico), ha trionfato alle elezioni europee in Ungheria, centrando una maggioranza assoluta di voti (52,3%) e di seggi (13 su 21). In tutta l’Unione Europea, solo il Partito Laburista a Malta ha fatto meglio in termini percentuali. Tra gli altri partiti si osservano invece alcune sorprese che potrebbero cambiare il volto dell’opposizione.

Risultati Europee 2019: Ungheria

La vittoria della coalizione guidata dal partito del premier, al potere in Ungheria dal 2010, è superiore alle Politiche del 2018 (49,2%) e alle Europee del 2014 (51,5%), seppure con un lieve ribasso rispetto ai sondaggi più ottimisti, che attribuivano a Orbán oltre il 55% e fino a 15 seggi. È il segno di un consenso stabile per la linea anti-immigrazione e le politiche economiche del premier. Fidesz riesce anche a intercettare il forte aumento dell’affluenza, tradizionalmente bassa nei paesi del gruppo di Visegrad (43,4%, +14,4% rispetto a cinque anni fa). Nelle province ungheresi il risultato di Fidesz presenta poche oscillazioni, attestandosi tra il 49% della contea di Csongrad e il 61% di quella di Vas. C’è però un’eccezione importante: nel distretto della capitale Budapest, Fidesz si ferma al 41,2%, in leggero rialzo rispetto alle Politiche del 2018 (38%) ma non rassicurante in vista delle elezioni municipali del prossimo autunno.

La distribuzione del voto di Fidesz

Nell’opposizione, nonostante l’enorme distacco, si muove qualcosa. Per la seconda piazza, con un 16,2% e 4 seggi che quasi raddoppiano i sondaggi, si affermano con forza i social-liberali della Coalizione Democratica (DK) guidati dall’ex-premier Ferenc Gyurcsány.

La distribuzione del voto di Coalizione Democratica

La sorpresa più grande viene da Momentum (9,9% e 2 seggi) un movimento liberale, pro-europeo e prevalentemente giovanile, nato nel 2017 in seguito alle mobilitazioni anti-Olimpiadi a Budapest. Momentum ottiene il suo maggiore successo a Budapest (17,4%) ma non scende sotto il 5% in nessuna delle 19 province, attenuando dunque quella distanza città-campagna che spesso è emersa con forza nel caso ungherese. A Budapest, la somma tra DK, Momentum e socialisti fa il 46,2% dei voti, cinque punti in più di Fidesz: un segnale per l’opposizione, che sembra intenzionata a presentare un candidato unico per le prossime elezioni a sindaco della capitale.

La distribuzione del voto di Momentum

Falliscono invece i due attori classici dell’opposizione ungherese. Con il 6,7%, I socialisti dell’MSZP ottengono il minimo storico in un voto di ambito nazionale. Jobbik, il partito dell’ultranazionalismo tradizionale, ottiene appena il 6,4%, un crollo rispetto al 19% delle Politiche del 2018. Jobbik è stato cannibalizzato dalla virata a destra di Fidesz e si è diviso sulle aperture ai moderati. Sotto lo sbarramento del 5% restano gli altri, dall’estrema destra di Movimento Patria Nostra (MHM, scissione di Jobbik: 3,3%), ai satirici del Partito del Cane a Due Code (MKKP: 2,6%) e ai verdi (LMP: 2,1%).

La distribuzione dei seggi

La netta vittoria di Fidesz permette, come abbiamo scritto, alla coalizione del Primo Ministro ungherese – sospeso ma per il momento ancora iscritto al PPE – di ottenere ben 13 dei 21 seggi disponibili. Coalizione Democratica e Momentum ottengono rispettivamente 4 seggi e 1 seggio, la Coalizione MSZP + Párbeszéd  e Jobbik si fermano a 1 ciascuno.

Fidesz: cosa fare in Europa?

Sono i risultati a livello europeo, più che quelli nazionali, a sollevare molte incognite sulla strategia futura di Orbán. Il successo “limitato” delle forze identitarie e il calo (anche questo contenuto) del PPE non permettono una maggioranza popolare-sovranista. Si delinea invece un’alleanza popolare-socialista-liberale (PPE-SD-ALDE) che rende i 13 parlamentari di Fidesz non decisivi per i conti delle maggioranze. Dopo la sospensione dal PPE e le feroci critiche verso lo Spitzenkandidat popolare Weber, Orbán dovrà dunque decidere la strategia in campo europeo.

La prima opzione è rientrare nei ranghi del PPE e formare un’area di destra interna ai popolari, che conterebbe sicuramente su due fedeli alleati di Orbán: l’SDS sloveno, a sua volta fresco vincitore delle elezioni europee, e l’UDMR, il partito degli ungheresi di Romania. Ma servono alleati di peso e Orbán potrebbe provare a puntare su Forza Italia, visti i buoni rapporti con Berlusconi. La seconda ipotesi è di rompere definitivamente con il PPE e raggiungere il gruppo di Le Pen e Salvini. Sarebbe il percorso ideologicamente più coerente, ma che rischierebbe di indebolire l’eco mediatica di Orbán rispetto agli altri due leader europei, e soprattutto ridurrebbe il peso politico di Fidesz nelle istituzioni UE. Non sarebbe una scelta semplice, vista l’importanza dei fondi comunitari per l’economia ungherese.

 

(A cura di Alfredo Sasso)

Redazione

La redazione di YouTrend

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