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Francia: Macron limita i danni, Le Pen guarda al futuro

Il Rassemblement National diviene il primo partito, ma la coalizione del Presidente limita i danni. L’exploit dei Verdi mette in crisi Melanchon.

In Francia le elezioni europee hanno avuto il sapore di una rivincita per Marine Le Pen. Il suo Rassemblement National si afferma infatti come primo partito d’Oltralpe, chiudendo al 23,3%, appena l’1,1% in più della coalizione capitanata da La République En Marche e composta, oltre che dal partito di Emmanuel Macron, anche dal Movimento Democratico (MoDem), Agire, Movimento Radicale, Alleanza Centrista e Partito Ecologista. Un testa a testa già previsto dalla vigilia e che ha rispettato, nel suo esito finale, quanto anticipato dai sondaggi delle settimane precedenti.

Francia, la mappa del primo partito

 

Quello che i sondaggi non avevano invece previsto è lo scenario che si apre alle spalle dei due contendenti: la vera sorpresa della tornata elettorale giunge infatti dai verdi (EELV – Europe Écologie Les Verts), capaci di raggiungere il 13,5% dei consensi, quasi il doppio di quanto attribuito loro alla vigilia. Il dato forse ancora più sorprendente è che, secondo IPSOS, il partito sarebbe primo per preferenze di voto nelle fasce tra i 18 e i 24 anni (25%) e tra i 25 e i 34 (28%).

Il voto ai verdi francesi (EELV)

L’ascesa dei verdi è parallela a quello che può essere definito, invece, un (nuovo) disastro per i Repubblicani (Les Républicains). Il partito fondato nel 2015 da Nicolas Sarkozy si ferma all’8,5%, dimezzando il già modesto risultato delle elezioni generali (15,8%) e toccando quello che è il peggior risultato di sempre per l’area degli ex gollisti.

Male anche France Insoumise, guidata in occasione delle elezioni europee da Manon Aubry: la sinistra radicale di non va oltre il 6,3%, confermando quella che da settembre ad oggi è stata una continua emorragia di voti. Seri dubbi, dunque, sul futuro del partito di Jean-Luc Mélenchon, il cui progetto di affermarsi come forza dominante della sinistra francese in vista delle prossime elezioni presidenziali sembra sempre più difficile di giorno di giorno. Non solo il partito è stato superato (e doppiato) dai verdi, ma ha ottenuto solamente lo 0,1% in più della coalizione guidata dal Partito Socialista (6,2%), ultima forza a superare la soglia di sbarramento del 5%.

Europee 2019: i risultati in Francia

La distribuzione dei seggi

Il quadro dei seggi vede il Rassemblement National (a livello europeo azionista di maggioranza dell’ENF insieme alla Lega di Salvini) ottenere 22 seggi, uno in più della LREM di Macron, che ha stretto un accordo con l’ALDE. Subiscono invece un forte ridimensionamento i gruppi tradizionali di centrodestra e centrosinistra, che passano rispettivamente da 20 (PPE) e 13 (S&D) europarlamentari a 8 e 5 rispettivamente.

Concludono il quadro dei seggi i verdi,  con 12 seggi (raddoppiati rispetto al 2014) e la France Insoumise (GUE), che porterà a Bruxelles 6 rappresentanti.

Francia: i seggi alle liste e ai gruppi all’Europarlamento

 

Macron “supera” la prova

L’obiettivo di Macron alla vigilia delle elezioni era chiaro: superare con meno contraccolpi possibili una tornata elettorale tutt’altro che semplice, dato il crollo del consenso sull’operato del Presidente (comunque in leggera ripresa negli ultimi mesi) e una stagione di proteste tra le più violente che il Paese ricordi dal ’68.  Tutto sommato, nonostante il sorpasso di Marine Le Pen, l’obiettivo può essere considerato raggiunto, anche grazie ai tre distretti roccaforte dell‘Île-de-France (Yvelines, Hauts de Seine e quello della capitale Parigi) dove la coalizione si è attestata tra il 30 e il 33%. Ora il Presidente potrà concentrarsi su quella che si prospetta come una missione ancora più complessa: dare un cambio di passo agli ultimi due anni del suo mandato.

La distribuzione dei voti di LREM

Le Pen, l’Eliseo è ancora lontano

Il RN, come abbiamo visto, si afferma come primo partito francese (come già nel 2014). Un risultato importante per Marine Le Pen ma che, se guardato in prospettiva, non è ancora in grado di spostare del tutto gli equilibri del Paese. Da una parte si evidenziano alcuni segnali favorevoli, come una crescita, rispetto al 2017, per quanto contenuta, in diversi dipartimenti, alcuni dei quali di particolare interesse come quello di Seine Saint-Denis (dove l’RN è passato dal 13,6% al 16,3%) o nella stessa Parigi (dal 5 al 7,2%).

Ciononostante è innegabile la difficoltà da parte del partito di sdoganarsi e intercettare quello che sarebbe un sostegno fondamentale per poter aspirare alla poltrona di Emmanuel Macron nel 2022: i voti dell’elettorato più moderato, imprescindibili in un sistema a doppio turno. Prendiamo ad esempio l’analisi dei flussi elettorali che hanno riguardato il Partito Repubblicano. Tra chi aveva votato François Fillon al primo turno delle Presidenziali del 2017, la maggioranza (22,7%) ha guardato alla coalizione di Macron, mentre “solo” il 16,9% al partito di Marine Le Pen.

Una conferma del fatto che l’RN sembra consolidare il proprio elettorato (fedele per l’80%), ma fa fatica ad estendere i propri consensi arriva anche dal numero assoluto dei voti: 500.000 circa in più del 2014, un aumento sostanzialmente spiegabile con un’affluenza in crescita di ben 8 punti. Le elezioni municipali previste per il prossimo anno saranno dunque un banco di prova fondamentale per Marine Le Pen.

La distribuzione dei voti di RN

 

 

(ha collaborato Alessandro Gemignani)

Andrea Viscardi

Classe 1988, caporedattore di YouTrend e Responsabile dei Public Affairs e della ricerca parlamentare di Quorum. Nel 2012, ai tempi studente alla LUISS, diedi vita al progetto Europinione.it, testata online di approfondimento politico, internazionale ed economico di cui sono stato responsabile sino al 2017. Tra il 2014 e il 2018 sono stato Segretario Particolare del Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, occupandomi principalmente di comunicazione, spin-doctoring e legislativo.

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