Il giorno dopo le elezioni europee, il Portogallo si sveglia con due certezze. La prima è il perpetrarsi di un forte bipolarismo tra PS e PSD; la seconda è quella di un Paese in cui il sentimento europeista fatica a penetrare, testimoniata da un’astensione al 64,7%: un dato preoccupante, sebbene in leggera diminuzione rispetto al 2014, quando aveva toccato il 65,3%.
Europee 2019 in Portogallo: la mappa dell’affluenza
I risultati: Partito Socialista al 33,4%
Il partito socialista (PS) del primo ministro Antonio Costa, che fa parte dell’eurogruppo S&D, si conferma come da attese in testa con il 33,4%, guadagnando 9 seggi e perdendone solo uno rispetto a cinque anni fa, risultando, ora come nel 2014, il partito più votato del Paese.
Europee 2019: i risultati in Portogallo
Sul secondo gradino del podio, con il 21,9% delle preferenze, il Partito Social Democratico (PSD), che ottiene ben 6 seggi sui 21 disponibili. Un ottimo risultato per i liberal-conservatori guidati da Pedro Rangel, che si smarca così dal CDS-PP, l’altro partito liberal-conservatore con cui si era alleato alle scorse Europee e con cui siede nello stesso gruppo dei popolari europeo (PPE), ma di impronta cristiano-democratica. Il partito di Nuno Melo (CDS-PP), infatti, non solo non sfonda ed elegge un solo eurodeputato, ma soprattutto si fa sorpassare per la prima volta dalle sinistre più estreme del “Bloco de Esquerda” (9,8%) che raddoppia i voti rispetto al 2014 e dei comunisti di CDU (6,9%), la coalizione guidata da João Ferreira, che unisce i comunisti (PCP, Partido Comunista Português) e i verdi progressisti (PEV, Partido Ecologista “Os Verdes”).
L’ultimo seggio dei 21 disponibili va agli ecologisti: lo conquista infatti PAN (Persone-Animali-Natura) con il 5,1% dei voti, un successo rispetto all’1,8% del 2014, quando l’elettorato dei verdi era stato dirottato su un altro partito ambientalista, “Movimento o Partido da Terra” (MVD) di centrodestra che aveva eletto due eurodeputati.
Il neonato spin-off del PSD, “A” (Aliança), guidato dal liberale ed ex Primo Ministro Pedro Santana Lopes, con appena l’1,86% delle preferenze, non riesce ad entrare in Parlamento. Niente da fare anche per gli altri partiti minori in corsa, che però in tutto totalizzano ben il 14,8% delle preferenze senza poter arrivare ad un seggio a causa dell’eccessiva frammentazione. Tra questi, il partito populista nazionalista Basta!, guidato da André Ventura e nato solo lo scorso aprile, in un Paese dove il partito socialista sembra inarrestabile, dove le sinistre progressiste avanzano e soprattutto in un Paese che sembra essere impermeabile all’ondata nazional-populista che sta crescendo in Europa.
La geografia elettorale rimane più o meno la stessa di cinque anni fa: a parte l’arcipelago di Madeira (ma non le Azzorre), e alcuni distretti del Nord (Castelo Branco, Leiria, Coimbra, Viseu, Aveiro, Braga, Viana do Castelo, Guarda, Bragança) che sono stati fedeli al centrodestra di Rangel (PSD), il Portogallo si tinge totalmente di rosso, compresa tutta l’area metropolitana della capitale Lisbona.
La distribuzione del voto del PS
La distribuzione del voto del PSD
Da segnalare, infine, il cambiamento del voto comunista che si restringe sensibilmente e rimane forte soprattutto intorno al distretto di Evora, cedendo completamente ai socialisti il distretto di Setúbal e la maggior parte dei distretti di Beja e Portalegre, tutti nella parte interna e meridionale del Paese.
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