Le elezioni europee in Germania hanno confermato una serie di trend visti negli ultimi mesi, primo fra tutti la crescita sorprendente dei Verdi (Grünen). Calano SPD e CDU (con i socialdemocratici che addirittura scendono al 15,5%, peggior risultato di sempre), mentre Alternative für Deutschland cresce di poco meno di 4 punti rispetto al 2014, attestandosi su risultati molto lontani dall’esplosione che alcuni si aspettavano fino a qualche mese fa.
Europee 2019: i voti ai partiti in Germania
I sondaggi mostravano chiaramente che la Union (CDU/CSU) sarebbe rimasta il primo partito, nonostante una perdita di consenso, e che i Verdi avrebbero superato la SPD. Tuttavia, se nelle rilevazioni della vigilia il vantaggio sui socialdemocratici era stimato intorno ai due punti percentuali, nel voto reale sono stati quasi 5: i Grünen sono andati persino meglio di quanto ci si aspettasse, i socialdemocratici peggio.
In un’ottica analitica, è interessante dare uno sguardo alla distribuzione del voto sul territorio. La CDU/CSU è primo partito in quasi tutto il territorio nazionale, ma alcune realtà storicamente vicine alla SPD sono scivolate ora verso i Verdi. Il consenso verso Alternative für Deutschland rimane molto forte in zona come la Sassonia e la Turingia, due Länder che andranno al voto il prossimo autunno.
Sempre in chiave prospettiva, è interessante guardare le statistiche sul voto ai partiti in base all’età: i Verdi sono di gran lunga il primo partito tra i più giovani, mentre CDU e SPD ottengono i loro risultati migliori tra gli elettori più anziani.
Per quanto il voto del 26 maggio abbia certificato i trend emersi da molti mesi nei sondaggi, si tratta del primo vero test elettorale nazionale dalle Politiche 2017. Per i Verdi, oltre ad essere un record storico, il risultato delle Europee li promuove definitivamente da partito di secondo piano a protagonisti della politica tedesca.
Le conseguenze del voto
Nei giorni successivi al voto, molti istituti di ricerca hanno evidenziato come i Verdi continuassero a crescere, beneficiando di un certo “effetto bandwagon” dovuto al risultato delle Europee. Addirittura, nel sondaggio realizzato dall’istituto Forsa, i Grünen sarebbero diventati il primo partito, anche se davanti alla CDU di un solo punto.
In seguito, anche altri sondaggi hanno iniziato a rilevare il sorpasso, una dinamica su cui forse hanno influito anche le dimissioni di Andrea Nahles dalla guida della SPD e lo stato di incertezza sul futuro dei socialdemocratici (e persino delle larghe intese su cui si regge il governo) apertosi in seguito all’annuncio.
Ad oggi, tutti i sondaggi sono concordi nel mostrare una SPD ai minimi storici, in ulteriore calo rispetto alle Europee (14,3% nel migliore dei casi) e i Verdi in forte crescita (22,3% secondo le stime più caute) ormai in grado di battagliare con la CDU.
Ma se per alcuni istituti il sorpasso dei Verdi è già avvenuto, per altri la CDU rimane al primo posto, per quanto incalzata da vicino dagli ecologisti. In media, le due forze politiche risultano alla pari, poco sopra il 25%.
Nelle prossime settimane, il dibattito interno alla SPD sulla leadership del partito e sul futuro delle larghe intese potrebbe giocare un ruolo importante nelle dinamiche del consenso. A tal proposito, è significativo che secondo un sondaggio di YouGov, in caso di caduta del governo molti cittadini vedrebbero bene un governo di centrosinistra, con SPD, Verdi e la sinistra della Linke.
Gli sviluppi dei prossimi mesi in Germania saranno fondamentali per capire se il nuovo bipolarismo CDU-Grünen diventerà strutturale.
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