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Il punto sulla Francia: cresce la polarizzazione tra progressisti e sovranisti

In crisi i partiti tradizionali di centrodestra e centrosinistra. Exploit dei Verdi.

I risultati delle elezioni europee di un mese fa hanno messo in risalto alcuni tratti fondamentali del “nuovo” equilibrio politico francese: la tornata elettorale europea ha infatti accentuato la polarizzazione tra Macron e Le Pen sia in termini geografici, sia in termini ideologici. Il 26 maggio scorso, la formazione guidata da Marine Le Pen si è confermata per la seconda volta consecutiva come la più votata dai francesi alle Europee: il Rassemblement National, infatti, ha staccato di poco più di un punto percentuale la coalizione centrista guidata da Macron e, al contempo – anche per via dell’exploit dei Verdi -, si è accentuata ulteriormente la polarizzazione tra i partiti progressisti e quelli sovranisti.

En marche verso il 2020 (e il 2022)

La République En Marche, il movimento centrista ed europeista fondato nel 2017 da Macron, è riuscito anche questa volta a mobilitare una massa di elettori in tempi record. In quest’ultima tornata elettorale, in particolare, LREM si è presentata in coalizione con altre quattro liste liberali progressiste.

Tuttavia, per continuare ad essere competitiva all’interno del panorama politico francese, LREM dovrà necessariamente radicarsi nei territori anche in vista delle elezioni comunali del 2020. A questo proposito, i vertici del movimento si stanno muovendo per creare una solida base organizzativa, composta dagli amministratori locali. Essi dovranno espandere il consenso in quelle aree rurali in cui il partito ha ottenuto percentuali minori rispetto ai centri cittadini.

Oltre alla regolazione dei rapporti all’interno del proprio movimento, i dirigenti di En Marche dovranno valutare se far confluire gli alleati dentro il partito stesso, oppure se creare una confederazione progressista tale da contrastare l’asse sovranista di Marine Le Pen nei prossimi anni.

Le novità dell’azione governativa di Philippe

Lo scorso venerdì, il Primo Ministro Édouard Philippe ha annunciato una serie di misure urgenti da adottare nella seconda parte del mandato. Tra le proposte spiccano quelle relative all’ambiente e quelle istituzionali, già ampiamente analizzate durante il “Grande Dibattito Nazionale“.

L’Istituto Elabe ha condotto una indagine per comprendere se l’intervento di Philippe davanti all’Assemblea Nazionale abbia avuto qualche risvolto benefico per il Governo: secondo l’80% dei francesi, però, il discorso di Philippe non produrrà alcun cambiamento né di stile, né di metodo da parte del Presidente Macron.

Sul tema dell’ecologia, in particolare, il Primo Ministro ha dichiarato che i prossimi dodici mesi saranno cruciali per l’attuazione di progetti che genereranno una vera e propria “transizione ecologica” della società francese. Per il 70% dei francesi, tuttavia, questo annuncio non è credibile: tra i più scettici vi sono gli elettori di Jean-Luc Mélenchon (84%) e di Marine Le Pen (84%). Anche fra gli stessi sostenitori di Macron c’è qualche perplessità circa l’attuazione di queste misure, come dimostrerebbe il fatto che il 40% degli elettori del Presidente non è convinto del fatto che questi provvedimenti verranno attuati entro l’anno prossimo.

In ogni caso è di vitale importanza per En Marche continuare ad occupare il centro politico, al fine di poter catturare sia gli elettori di centrodestra moderati, sia di quelli di centrosinistra non attratti dai Verdi di EELV.

La crisi senza fine dei Républicains

A seguito del disastro elettorale dello scorso 26 maggio (8,5%), il presidente dei Républicains Laurent Wauquiez si è dimesso. Gli organi decisionali del partito hanno così fissato per il 12 ottobre la grande convention nationale per eleggere il successore di Wauquiez.

In questi mesi per i Repubblicani i nodi da sciogliere sono molteplici, e per la prima volta in assoluto la destra gollista rischia di non essere più influente all’interno dello scacchiere politico francese: schiacciati a destra da Le Pen e al centro da Macron e dai Verdi, i Repubblicani dovranno elaborare nuove strategie per tornare ad essere competitivi nei prossimi appuntamenti elettorali.

A tal proposito, l’istituto Ifop ha svolto una ricerca chiedendo quale dovrebbe essere il destino politico dei Républicains secondo i francesi: secondo il 58% degli intervistati, nei prossimi anni i Repubblicani non dovranno legarsi né ad En Marche e neppure al Rassemblement National. Ciò costituisce un dato importante, perché la formazione gollista – seppur coinvolta nella peggior crisi elettorale di sempre – viene vista dalla maggioranza dei francesi come una forza distinta dalle altre due.

Sondaggio Ifop: quale dovrebbe essere il destino dei Républicains?

Nella medesima ricerca è stato anche chiesto agli intervistati se ritengono opportuno che i Repubblicani schierino un proprio candidato alle elezioni presidenziali del 2022. Per il 51% dei francesi intervistati, però, sarebbe meglio che non il partito non schieri alcun candidato.

Sondaggio Ifop: è d’accordo sull’ipotesi che i Républicains schierino un proprio candidato nel 2022?

Il nuovo equilibrio politico francese

Con la sinistra divisa al suo interno ed il centrodestra storico in crisi, la competizione tra i partiti progressisti ed ecologisti da un lato e quelli sovranisti dall’altro assumerà un ruolo centrale nella competizione politica dei prossimi anni.

Il Rassemblement National è riconosciuto oramai dalla maggioranza dei francesi come la principale forza di opposizione al presidente Macron. A rivelarlo è, ancora una volta, uno studio condotto da Ifop: dal grafico si nota come negli ultimi mesi La France Insoumise di Mélenchon non sia riuscita a far convergere su di sé parte del movimento di protesta dei Gilets Jaunes. Altre cause sono individuabili nella frammentazione della sinistra e nell’exploit dei Verdi, che alle Europee hanno doppiato la sinistra radicale.

Così, se nello scorso settembre i due partiti di sinistra (FI e PS) erano visti come i principali oppositori di Macron, oggi per la maggioranza dei francesi sono i lepenisti ad aver assunto questa funzione. Ciò è dovuto all’affievolirsi della “forza elettorale” dei Gilets Jaunes e al fatto che non esistono forze in grado di contendere l’elettorato lepenista.

Sondaggio Ifop: la principale forza di opposizione a Macron secondo i francesi

Macron – Le Pen: lo scontro infinito

La polarizzazione tra i due poli fa presagire che probabilmente nel 2022 assisteremo nuovamente allo scontro Le Pen – Macron. Le variabili per il presidente in carica sono numerosissime: come si evolverà il consenso nei confronti del leader dei Verdi Yadot? E En Marche riuscirà a costituirsi come una federazione progressista?

Qualora le elezioni presidenziali fossero oggi e i due sfidanti tornassero nuovamente al ballottaggio, Macron non avrebbe grossi problemi ad affermarsi nuovamente come Capo di Stato: l’indagine condotta da Ifop mostra però che il Presidente si affermerebbe con una percentuale meno marcata rispetto a due anni fa (57% anziché 66%).

A favore del presidente si schiererebbe la maggioranza di coloro che alle Europee hanno votato il Parti Socialiste (93%), i Verdi- EELV (95%) e i Républicains (60%).

Marine Le Pen beneficerebbe sia dell’elettorato di Debout La France (76%), sia – sorprendentemente – di quello della sinistra radicale targata France Insoumise (58%).

La polarizzazione geografica del voto

Per comprendere meglio la competizione tra Macron e Le Pen occorre compiere alcune osservazioni sulla distribuzione del voto nelle varie aree del paese: osservando le carte elaborate da Ifop, la formazione lepenista è forte nel Nord Ovest dell’Esagono (ad eccezione di Parigi), lungo la bassa valle della Garonna ed infine sulla costa mediterranea. Ed è proprio in queste zone che il movimento dei Gilets Jaunes ha riscosso maggior successo.

Al contrario, LREM domina nei centri urbani e nel Sud Ovest, prendendo spesso il postro dei socialisti. A mano, a mano che ci si allontana dai centri urbani, però, la forza propulsiva della coalizione del Presidente si affievolisce sempre più, ad eccezione di quelle aree situate ad ovest di Parigi che riescono ad accedere facilmente alla metropoli.

Se osserviamo il seguente grafico, notiamo che già a poco più di 10 km di distanza dai grandi agglomerati urbani il Rassemblement National prende il largo, fino ad avere oltre 10 punti di vantaggio sugli avversari.

Il consenso a LREM e RN all’aumentare della distanza dai maggiori centri urbani

Il voto nelle città: Parigi

La mappa elettorale di Parigi delle ultime elezioni europee è completamente diversa dal resto del paese. Nei venti arrondissements della capitale a dominare la scena politica sono i Verdi ed En Marche.

In sedici quartieri su venti, infatti, LREM ha conquistato lo scettro di primo partito, totalizzando percentuali estremamente alte rispetto alla media nazionale. Al contrario, in nessun arrondissement il Rassemblement National supera il 10% dei voti validi.

Il duopolio LREM-EELV si affievolisce se viene presa in considerazione l’area elettorale dell’intera Regione Île-de-France: il Rassemblement National raddoppia i suoi consensi rispetto alla sola Parigi, fino quasi a raggiungere la formazione ecologista di Yannick Jadot.

Il voto nelle città: Marsiglia

Nella regione Provence-Alpes-Côte d’Azur, il Rassemblement National è profondamente radicato. Basti pensare che al primo turno delle elezioni regionali del 2015 ottenne oltre il 40% dei voti validi. Nel suo capoluogo Marsiglia, però, alle ultime elezioni europee i due partiti progressisti hanno vinto nelle zone del centro storico, mentre nei quartieri popolari situati a nord-est il movimento lepenista ha staccato di oltre dieci punti percentuali gli avversari.

Il distacco tra RN e LREM diventa ancora più ampio se prendiamo in considerazione l’intera Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Ciò è una ulteriore conferma del fatto che le vere roccaforti di Marine Le Pen si trovano nelle piccole aree rurali lontane dalle grandi metropoli.

Il voto nelle città: Lione

Come a Parigi, nella città di Lione a contendersi il primato sono En Marche e i Verdi. Nel complesso, nel capoluogo della Regione Alvernia-Rodano-Alpi le due forze progressiste hanno ottenuto alle Europee oltre il 50% dei voti validi.

Il Rassemblement National, nel territorio comunale, si piazza al quarto posto persino dietro ai Républicains. Se invece si prende in considerazione il risultato elettorale dell’intera Regione Auvergne Rhône-Alpes, il partito di Marine Le Pen più che raddoppia i consensi, tornando ad essere il soggetto politico più votato.

Alessandro Latterini

Laureato alla Cesare Alfieri di Firenze. Appassionato di politica da sempre.

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