A partire dal 2010, l’indagine Ipsos “What worries the world? ” analizza mensilmente le preoccupazioni più diffuse su scala mondiale. Il campionamento coinvolge 28 Stati e chiede ai cittadini di scegliere le problematiche sociali e politiche considerate di maggior criticità per il proprio Paese, tra le 17 proposte. Una nota metodologica fondamentale che rende tale studio interessante è che la survey rileva le percezioni delle persone rispetto alla realtà in cui vivono, dunque non una realtà fattuale e oggettiva, bensì esperita, ed è frequente osservare come la sfera percettiva e quella fattuale siano spesso distanti e contrastanti.
Cosa preoccupa, ma soprattutto “spaventa”, i cittadini del mondo? Nell’ultimo report la classifica è guidata dalla corruzione politica e finanziaria (34%), al secondo posto povertà e disuguaglianza sociale (34%), quindi disoccupazione (33%), crimine e violenza (31%) e sanità (24%). La nota di stabilità riguarda l’invariata composizione della top 5, mentre la novità consiste nel fatto che, dopo cinque anni in cui la disoccupazione ha monopolizzato le preoccupazioni di tutto il mondo, dal 2015 si assiste ad un declino di tale indicatore. Infatti, se da un lato è migliorato oggettivamente il quadro macroeconomico a livello internazionale, e quindi è diminuita la disoccupazione, dall’altra parte occorre considerare la crescita parallela di altre issue. In particolare, assumendo il 2016 come anno base, crescono rispettivamente di 3 e di 2 punti percentuali l’attenzione per la sanità e per i crimini e le violenze.
Report Ipsos: le preoccupazioni a livello mondiale dal 2016 al 2018
Sebbene fuori dalle prime dieci posizioni, è impossibile non citare le tematiche verdi, che più di tutte uniscono e coinvolgono l’intera popolazione mondiale. L’attenzione per le minacce all’ambiente e per il cambiamento climatico mostra una crescita costante, specialmente negli ultimi anni. Prima dell’Accordo di Parigi sul clima (2015), l’interesse riscosso non superava l’8%, ed è sempre nell’ultimo quinquennio che i movimenti sociali e i partiti verdi hanno conquistato una risonanza mediatica mondiale. Tuttavia, al 2018, solo l’11% considera ambiente e clima tra le tre più importanti preoccupazioni che il proprio Paese dovrà affrontare nel futuro immediato.
Spostando il focus dal livello internazionale all’Italia, si osserva come il decennio post-crisi economica abbia restituito un mondo diverso, anche su scala regionale. Un esempio su tutti riguarda la disoccupazione: l’attenzione verso essa è notevolmente calata negli anni più recenti, ma non in Italia. Nel Belpaese, infatti, catalizza il 64% delle paure dei cittadini. Il dato è nettamente contrapposto ai dati raccolti negli Stati Uniti, dove è citata solo dal 13% della popolazione, ma anche ai dati di Belgio, Germania e Svezia, in linea con quelli statunitensi.
L’immigrazione, uno dei temi politici e sociali più scottanti del nuovo millennio, costituisce uno spunto interessante per cogliere una singolarità regionale e culturale dell’Italia, della Spagna e di alcuni Paesi latino-americani. Specialmente in queste aree, gli intervistati tendono a sovrastimare la quota di popolazione straniera presente entro i propri confini. In Italia, la quota di immigrati sull’intera popolazione è pari all’11%, ma la percezione soggettiva degli stessi sale al 28%. Parimenti, in Spagna il gap tra percezione e realtà è di 21 punti percentuali (31% versus 10%). L’indagine Ipsos ipotizza che questa discrepanza sia stata influenzata dalla crisi europea migratoria del 2015, ma anche dall’ampia risonanza mediatica di cui ha goduto e gode tuttora l’argomento.
Concludendo, le prime quattro preoccupazioni mondiali sono sostanzialmente appaiate in vetta e sarà interessante osservarne l’evoluzione per comprendere se emergerà un nuovo protagonista assoluto, come la disoccupazione negli anni precedenti al 2015, o se l’opinione pubblica rimarrà frammentata e interessata a più argomenti. Infatti, una lettura dinamica dei dati raccolti potrebbe fornire indicazioni preziose per le future agende politiche, ma rimane pur sempre valida la considerazione che la realtà dei cittadini non è fattuale e oggettiva, bensì emotiva e soggettiva, quindi aleatoria e influenzata da una molteplicità di fattori.
Articolo a cura di Daniele Rovida.
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