Ci risiamo. Domani, martedì 17 settembre, in Israele si terranno le elezioni legislative anticipate per eleggere i 120 membri della Knesset, il parlamento israeliano. Dopo le precedenti elezioni dello scorso 9 aprile, il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu non è infatti riuscito a formare una nuova coalizione per continuare a governare. Così, la Knesset ha deliberato il proprio autoscioglimento e sono state indette nuove elezioni.
A seguito delle elezioni di aprile, Netanyahu (leader del partito di centrodestra Likud) ha avuto tempo fino al 29 maggio per trovare una nuova maggioranza di governo, beneficiando peraltro di un’ulteriore proroga di due settimane concessa dal Capo di Stato Reuven Rivlin. Tuttavia, i negoziati tra Netanyahu e Israel Beitenu, il partito ideologicamente più affine al Likud, si sono presto arenati per via dei più ortodossi di entrambi gli schieramenti, contrari ad un accordo di governo.
Ma come sarà eletta la nuova Knesset? Ricordiamo che i 120 seggi sono assegnati con un sistema proporzionale in un collegio unico nazionale, con una soglia di sbarramento fissata al 3,25%. Ogni partito che supera tale soglia, pertanto, elegge almeno 3 deputati.
La nuova Knesset?
Il Likud, stando ad una media delle proiezioni dei seggi calcolata sui 7 principali istituti demoscopici, dovrebbe confermarsi come primo partito, ma perderebbe 5 seggi rispetto ai 38 attuali. Anche la seconda forza politica del Paese sarebbe in calo: la formazione centrista Blue and White (Blu e Bianco) infatti, passerebbe da 35 a 32 seggi, sempre secondo i sondaggi. Insomma, non c’è nessun favorito certo, ma anzi lo scenario di una frammentazione ancora più esasperata rispetto alla Knesset uscente è ancora più concreto: questo perché, come avevamo già spiegato a suo tempo, elezioni ripetute dopo breve tempo non sempre portano ad un rafforzamento dei partiti più forti.
Commenta