L’Argentina ha un nuovo Presidente. Alberto Férnandez è il vincitore delle elezioni del 27 ottobre, ma il risultato ottenuto dalla coalizione di sinistra a suo sostegno, il Frente de Todos, non ha rispettato le previsioni della vigilia.
Il ticket presidenziale formato da Férnandez e dall’ex-presidente Cristina Kirchner, candidatasi in questa tornata come sua vice, ha ottenuto infatti il 48,1% dei consensi, contro il 40,4% della coalizione Uniti per il Cambiamento: quest’ultima, comunque, ha visto il presidente conservatore uscente Mauricio Macri tentare una risalita nei consensi rispetto al catastrofico 31,8% ottenuto nelle PASO (primarie aperte simultanee e obbligatorie) dello scorso agosto. Mancano ancora pochi seggi per poter decretare l’ufficialità del risultato elettorale, ma la forbice di distanza fra i due rivali non dovrebbe tuttavia subire variazioni significative.
Anche se gli ultimi sondaggi di ottobre indicavano il Fronte di Tutti al di sopra del 50% dei consensi, con lo scenario uscito dalle urne Férnandez riuscirebbe comunque ad evitare il ballottaggio, avendo ottenuto un risultato comunque superiore al 45% dei consensi, soglia necessaria affinché si possa essere eletti al primo turno. Tuttavia, Férnandez non riuscirà a formare una maggioranza autonoma alla Camera.
Una vittoria senza maggioranza
Le elezioni legislative che si sono tenute parallelamente alle presidenziali hanno coinvolto 130 dei 257 seggi della Camera dei deputati e 24 dei 72 seggi del Senato. I 64 seggi ottenuti alla Camera da parte del Frente de Todos porterebbero il numero totale di deputati della coalizione di Férnandez a 107. Con i 56 seggi ottenuti in questa tornata elettorale, invece, il numero dei deputati di Uniti per il Cambiamento salirebbe a 121, costituendo di fatto la minoranza più ampia alla Camera ed il numero più alto di sempre dei deputati eletti tra le fila macriste. Per poter governare e formare una solida maggioranza, Férnandez dovrà dunque contare sull’appoggio delle altre forze peroniste, a partire da quelle di Consenso Federale, partito del terzo classificato alla corsa presidenziale Roberto Lavagna, e di altri partiti minoritari, che potranno giocare un ruolo decisivo nella vita della presidenza Férnandez.
Altri risultati importanti per il Paese arrivano dalla provincia di Buenos Aires, dove il candidato del Fronte di Tutti Axel Kicillof rispetta le previsioni della vigilia e diventa governatore con il 52,3%. Uniti per il Cambiamento mantiene invece la guida della capitale con il 55,9% ottenuto da Horacio Rodriguez Larreta.
La transizione pacifica nel caos economico
La sconfitta di Macri rappresenta la prima uscita di scena di un Presidente non peronista nella storia argentina. Sebbene l’insediamento del nuovo Presidente avverrà soltanto il prossimo 10 dicembre, l’imminente passaggio di consegne tra Macri e Férnandez è stato già segnato da un incontro storico. Nella giornata di lunedì 28, infatti, a spoglio ormai concluso, il Presidente eletto e Macri si sono incontrati, segnando l’inizio di una prima transizione cooperativa tra peronisti e anti-peronisti nella storia politica recente del Paese sudamericano. Il segnale positivo arriva comunque a seguito di un risultato che accontenta sia Férnandez, che ha conquistato la vittoria al primo turno, sia Macri, il quale ha riguadagnato la fiducia del suo elettorato e ottenuto un solido blocco di deputati per guidare l’opposizione. Al contrario, quando nel 2015 Cristina Kirchner dovette lasciare la Casa Rosada (la residenza ufficiale del Presidente argentino) al trionfante Macri, i due non si incontrarono e Kirchner lasciò gli appartamenti nel cuore della notte, a sottolineare il duro contrasto tra gli esponenti politici.
Durante il loro incontro Férnandez e Macri hanno espresso l’intenzione di collaborare per guidare il Paese in questa fase difficile e turbolenta per l’economia nazionale. La prima misura condivisa, annunciata dal presidente della Banca centrale argentina Guido Sandleris, riguarda la limitazione dell’acquisto di dollari, fissata a $200 al mese per persona, con l’obiettivo di rafforzare il valore del peso.
Il tetto massimo di acquisti di dollari, che Macri aveva già abbassato a 10 mila dopo la sconfitta dell’11 agosto alle primarie, ha lo scopo di preservare le riserve di dollari durante la fase di transizione. Negli ultimi mesi, infatti, le riserve della Banca centrale sono calate di 22 miliardi di dollari per supportare il peso, nonché per far fronte ai continui prelievi dai depositi dei risparmiatori e ai pagamenti di debiti in dollari, che potranno essere ancora effettuati nonostante l’abbassamento del limite all’acquisto.
Tra le reazioni internazionali al voto argentino, si intravede nella vittoria di Férnandez un rifiuto degli elettori delle politiche di austerity attuate da Macri. Se la neo-direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva si augura di poter collaborare con la nuova amministrazione, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro non ha nascosto la sua irritazione nei confronti di Férnandez, il quale si è dimostrato vicino all’ex presidente Lula, rivale di Bolsonaro e agli arresti ormai da più di un anno e mezzo per corruzione..
Per il momento, l’Argentina non è ancora stata toccata dall’ondata di manifestazioni anti-establishment che ha coinvolto il confinante Cile. Tuttavia, se le speranze degli argentini riposte nei peronisti non troveranno realizzazione, non è improbabile che le frustrazioni possano trovare sbocco in sollevazioni di piazza.
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