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Umbria, flussi elettorali: grande tenuta del centrodestra, forte smobilitazione M5S

Analisi dei flussi alle ultime Regionali in Umbria: la chiave della vittoria del centrodestra è stata la grande capacità di rimobilitare i suoi elettori

Per quanto fosse in un certo senso ampiamente prevedibile (visti i risultati elettorali precedenti), la vittoria del centrodestra alle elezioni regionali in Umbria ha certamente sorpreso per l’entità del distacco inflitto da Donatella Tesei al suo avversario Vincenzo Bianconi: nonostante quest’ultimo fosse sostenuto da un’inedita alleanza tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, infatti, le due coalizioni sono infine risultate separate da ben 20 punti percentuali.

Ma da dove sono arrivati tutti questi voti per il centrodestra? È sicuramente vero (come avevamo sottolineato qui, in un’analisi per Agi) che la coalizione guidata dalla Tesei partiva con i favori del pronostico, visto che la somma dei consensi andati a Lega, FDI e Forza Italia alle ultime Europee aveva superato il 50%. Ma forse in pochi si aspettavano che quel risultato potesse essere ulteriormente migliorato, addirittura arrivando a sfiorare – come accaduto domenica scorsa – il 58%.

Per rispondere alla domanda, e capire come si sono spostati i voti nei 5 mesi che ci separano dalle Europee dello scorso maggio, lo strumento più utile è quello dei flussi elettorali. Nel caso dell’Umbria, ci vengono in soccorso i dati di SWG, che ha incrociato i dati reali del Viminale con quelli di un corposo sondaggio (2.000 casi) condotto nei giorni del voto. Da questi dati emergono diverse indicazioni interessanti: vediamo subito come hanno votato gli elettori umbri in base al loro comportamento di voto alle ultime Europee:

Da questi dati è già possibile trarre indicazioni interessanti. Primo: nel successo della Lega (che ha “trascinato” con sé quello della coalizione Tesei) un ruolo fondamentale lo ha avuto l’alta capacità di rimobilitazione del proprio elettorato; oltre 7o elettori umbri su 100 che a maggio avevano messo la croce sul simbolo della Lega hanno fatto lo stesso domenica scorsa. Si tratta di un “tasso di fedeltà” estremamente alto per un partito, specialmente considerando che si trattava di elezioni diverse (Europee e Regionali) e in tempi di elevatissima volatilità elettorale come quelli che siamo vivendo. Da notare comunque la quota non indifferente (7,1%) di elettori ex leghisti che stavolta avrebbero invece scelto di votare per Fratelli d’Italia.

Un ottimo tasso di fedeltà lo fa registrare anche il Partito Democratico (66,4%) che perde quasi l’11% dei suoi elettori delle Europee a favore dei suoi partner di coalizione (tra cui l’1,5% che sceglie il M5S), quindi senza danneggiare la coalizione; a sfavore del PD rispetto alla Lega gioca innanzitutto un dato di partenza molto più basso (108 mila voti alle Europee contro i 171 mila della Lega) ma anche una maggiore smobilitazione: infatti, il 19% degli elettori PD di maggio stavolta hanno optato per l’astensione, contro il 12% degli elettori leghisti.

La smobilitazione è stata anche il punto debole del Movimento 5 Stelle in Umbria. Il partito di Luigi Di Maio infatti ha perso verso l’astensione circa un terzo (33,1%) dei propri elettori umbri delle Europee, facendo contemporaneamente registrare un tasso di fedeltà molto inferiore a quello di Lega e PD, ossia poco meno del 40%. I voti andati verso altre direzioni (9 su 100 a PD e altre liste alleate, oltre 13 su 100 a Lega e FDI) contribuiscono a spiegare come abbia fatto il M5S in Umbria a passare da 66 mila a circa 31 mila voti in soli cinque mesi.

Certo, quelli che alle Europee hanno votato per il M5S non sono gli unici elettori ad aver “tradito” il partito per cui avevano votato lo scorso maggio. Se è vero che – stando ai dati SWG – solo il 61% degli elettori M5S delle Europee ha votato Vincenzo Bianconi domenica scorsa, è anche vero che gli stessi dati ci dicono che la fedeltà tra gli elettori PD delle Europee è stata più alta (76%) ma non altissima: anche in questo caso una parte consistente (circa uno su 4) degli elettori del partito di Nicola Zingaretti non ha sostenuto la candidatura di Bianconi.

Quali sono le ragioni di queste defezioni? Anche su questo i dati SWG provano a rispondere:

Dai dati emerge una risposta ben precisa: una parte consistente degli ex elettori del PD e (soprattutto) del M5S che hanno “defezionato” domenica scorsa lo hanno fatto perché non approvano l’alleanza – per la verità formatasi all’ultimo minuto – tra i due partiti. Un’altra quota non indifferente (18% e 17% rispettivamente) ha invece “tradito” l’alleanza per dare un segnale di insoddisfazione verso l’operato del Governo Conte II, sostenuto proprio – come la candidatura di Bianconi – da PD e M5S. Infine, anche la candidatura dello stesso Bianconi sembra non essere stata apprezzata da alcuni elettori, in particolare del PD (probabilmente per la sua connotazione civica, fortemente richiesta dal M5S come condizione per accettare l’alleanza con i democratici).

Insomma, dalla lettura di questi dati il fallimento dell’esperimento giallo-rosso in Umbria appare certamente un po’ meno inspiegabile.

 


(Clicca qui per lo studio integrale di SWG)

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

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