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Il 2019 dei partiti: l’ascesa di Fratelli d’Italia

L’anno d’oro del partito di Giorgia Meloni: dall’elezione del primo Presidente di Regione allo storico sorpasso su Forza Italia

Quello che si va a concludere è stato un anno d’oro per il partito guidato da Giorgia Meloni. Se il 2019 era cominciato con una percentuale, nella nostra Supermedia, pari al 4%, ora Fratelli d’Italia viaggerebbe in doppia cifra (10,6% al 19 dicembre).

Nato nel 2012 da una costola destra dell’allora Popolo delle Libertà sotto la guida del triumvirato Crosetto-La Russa-Meloni, Fratelli d’Italia è uno dei due partiti principali (l’altro è Forza Italia) ad essere rimasto all’opposizione di entrambi i governi dell’attuale legislatura.

I primi test regionali del 2019

Il primo successo del 2019 per il partito di Giorgia Meloni coincide col primo appuntamento elettorale dell’anno: alle elezioni regionali in Abruzzo del 10 febbraio Fratelli d’Italia riesce, in coalizione con Lega e Forza Italia, ad eleggere il suo primo Presidente di Regione, Marco Marsilio, staccando di quasi 17 punti il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini. Grazie anche all’effetto trascinamento dovuto ad un candidato Presidente espressione del partito, la lista di FdI ottiene 2 consiglieri e il 6,5%, più che raddoppiando, in termini percentuali, rispetto al 3,0% ottenuto alle precedenti regionali di 5 anni prima (in cui non aveva nemmeno eletto consiglieri).

Le due successive elezioni regionali, in Sardegna (24 febbraio) e in Basilicata (24 marzo), confermano il trend crescente di Fratelli d’Italia che, ottenendo rispettivamente il 4,7% e il 5,9%, guadagna anche qui consensi sia rispetto alla precedente tornata regionale che rispetto alle elezioni politiche dell’anno prima. Ciò consente a FdI di entrare anche nelle Giunte, esprimendo per la prima volta un assessore regionale sia in Sardegna che in Basilicata.

 

“In Europa per cambiare tutto”

Ma è il più importante appuntamento elettorale dell’anno, cioè il voto europeo del 26 maggio, a costituire un primo trampolino di lancio per Fratelli d’Italia. Con lo slogan “In Europa per cambiare tutto”, ad aprile Giorgia Meloni lancia, dal Lingotto di Torino, la campagna per le elezioni europee. A far presumere un buon risultato per il partito, che negli emicicli di Strasburgo e Bruxelles è affiliato ai Conservatori e Riformisti (ECR), è l’arrivo, nei mesi prima del voto, di 5 dei 13 europarlamentari eletti con Forza Italia nella legislatura uscente: si tratta di Stefano Maullu, Innocenzo Leontini, Remo Sernagiotto, Elisabetta Gardini e Raffaele Fitto (unico dei 5 a essere rieletto).

In effetti, alle elezioni europee il partito ottiene il 6,4%, crescendo sia rispetto al 3,7% della precedente tornata europea (in cui non elesse MEPs), sia rispetto al 4,4% raccolto, per la Camera, alle elezioni politiche di poco più di un anno prima. Con Giorgia Meloni capolista in tutte e 5 le circoscrizioni, FdI elegge 6 eurodeputati (di cui uno, Sergio Berlato, “congelato” fino al completamento di Brexit): oltre a Raffaele Fitto, che diventa capogruppo dei Conservatori e Riformisti, ottengono il seggio a Bruxelles il deputato Carlo Fidanza, l’imprenditore Pietro Fiocchi, il sindaco di Terracina Nicola Procaccini e il senatore – nonché ex sindaco di Catania – Raffaele Stancanelli.

In particolare, FdI resta al di sotto del 6% nelle due circoscrizioni settentrionali, mentre tocca il 7,5% nel Sud, il 7,2% nelle Isole e il 7,0% nel Centro. In quest’ultima circoscrizione arriva perfino a superare Forza Italia, ferma al 6,2%, e a Roma sfiora l’8,7%. Questo mostra come il partito di Giorgia Meloni, proprio come quello di Silvio Berlusconi, sia più forte al Centro e al Sud piuttosto che al Nord, dove è invece la Lega a trionfare con percentuali amplissime.

Europee 2019: il voto a Fratelli d’Italia

Anche le contestuali elezioni amministrative consegnano a FdI un buon risultato: in una città storicamente rossa come Piombino, il partito di Giorgia Meloni porta un proprio candidato alla vittoria, ma sindaci, assessori e consiglieri in quota FdI sono eletti anche in tanti altri centri (la percentuale di lista più alta viene toccata a Castel Volturno: 16,7%). Alle elezioni regionali in Piemonte, svoltesi sempre il 26 maggio, la lista di FdI arriva al 5,5% e riesce ad esprimere due assessori nella nuova Giunta Cirio, mentre il mese successivo un capoluogo di Regione, cioè Cagliari, viene strappato al centrosinistra grazie alla vittoria di un candidato in quota Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu.

 

La crisi di governo e il sorpasso su Forza Italia

Ad agosto la luna di miele tra Salvini e Di Maio finisce e – in entrambi i giri di consultazioni che il Presidente Mattarella conduce – Giorgia Meloni chiede il ritorno al voto. In particolare, alle consultazioni del 28 agosto, quando ormai la nascita del governo giallorosso è praticamente certa, annuncia la discesa in piazza davanti a Palazzo Montecitorio per protestare contro un esecutivo ritenuto “politicamente inopportuno”, polemizzando con una giornalista che domanda alla leader di Fratelli d’Italia se non consideri eversivo chiedere dal Quirinale di scendere in piazza.

Nel frattempo, nei tre mesi successivi alle elezioni europee, la distanza tra FdI e FI si assottiglia sempre di più: complici le spaccature interne a Forza Italia e il fallimento della Lega che fa cadere l’Esecutivo ma non ottiene il ritorno al voto, il partito di Giorgia Meloni comincia a pescare sempre più tra gli elettorati delusi degli altri due partiti di centrodestra, arrivando a superare, a inizio settembre, il partito di Silvio Berlusconi: nella Supermedia del 5 settembre Fratelli d’Italia tocca il 7,4%, mentre Forza Italia si ferma al 6,6%.

Il sorpasso su FI viene certificato dalle elezioni regionali in Umbria del 27 ottobre, dove non solo Fratelli d’Italia va in doppia cifra (10,4%), ma addirittura ottiene una percentuale quasi doppia rispetto a quella raccolta dal partito di Berlusconi, che si ferma al 5,5%. Quello di Giorgia Meloni è inoltre l’unico tra i 5 partiti principali a crescere in Umbria – sia in termini assoluti che percentuali – rispetto alle europee di 5 mesi prima, passando da 29 a 43 mila voti: perfino la Lega, infatti, perde 17 mila voti rispetto al 26 maggio. Con la percentuale più alta mai raggiunta in un’elezione regionale, FdI ottiene un assessore e, per uno dei suoi due consiglieri eletti, la Presidenza del Consiglio regionale.

Questa crescita nei consensi si riflette anche in Parlamento: a Montecitorio, infatti, la truppa di FdI si allarga con l’arrivo, nel corso dell’anno, di Galeazzo Bignami (eletto con Forza Italia), di Salvatore Caiata e di Davide Galantino (entrambi eletti col Movimento 5 Stelle). Nonostante ciò, i 53 parlamentari di FdI continuano comunque a essere solo un terzo rispetto ai deputati e ai senatori di FI (158).

Al contempo, tanto Direzione Italia di Fitto quanto il Movimento Nazionale per la Sovranità, fondato nel 2015 da Alemanno e Storace, ufficializzano la propria dissoluzione per confluire definitivamente in FdI, rispettivamente il 29 ottobre e il 7 dicembre.

 

Un finale amaro. Ma nel 2020…

Proprio gli ultimi giorni dell’anno, però, riservano una brutta sorpresa per FdI: con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, il 20 dicembre viene arrestato Roberto Rosso, volto noto del partito a Torino (dove è consigliere comunale) e in Piemonte (dove, in seguito alle elezioni del 26 maggio, è consigliere regionale e assessore della Giunta Cirio). Giorgia Meloni prende le distanze ed espelle Rosso da FdI; quest’ultimo lascia dapprima la poltrona di assessore regionale e poi – notizia di oggi – quelle di consigliere in Comune e Regione.

Nonostante questa “scivolata” finale, però, il partito può guardare al 2020 con ottimismo. Nelle otto Regioni che andranno al voto nell’anno nuovo, Fratelli d’Italia intende candidare – col supporto del resto del centrodestra – due propri esponenti alla Presidenza: si tratta di Raffaele Fitto in Puglia (Regione di cui è già stato Presidente dal 2000 al 2005) e di Francesco Acquaroli nelle Marche. In più, stando all’ultima Supermedia del 2019, solo 5,7 punti separerebbero il Movimento 5 Stelle da FdI: nuovo sorpasso in vista?

Non ci resta che aspettare il 2020 per vedere se Fratelli d’Italia riuscirà o meno a crescere ulteriormente nei consensi e ad ampliare il numero delle Giunte regionali presiedute da propri esponenti.

Alessio Vernetti

Nato nel 1997, si è laureato in relazioni internazionali all'Università di Torino, ma ha studiato anche a Sciences Po Lille e ha frequentato il Summer Program della LUISS. Nel 2019 è entrato nel team Quorum ed è coordinatore contenuti di YouTrend.
La sua vita sociale diminuisce considerevolmente man mano che ci avviciniamo alle elezioni.

2 commenti

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  • Ci si dimentica di qualcosa di molto piu’ importante. Il fatto che, parafrasando il famoso detto ” morto un papa se ne fa subito un altro ” , se Salvini dovesse essere condannato all’ inelegibilita’ o altro di accadimento umano, tutto il voto di destra si riverserebbe sulla Meloni. Un po’ come il vecchio Pci, laddove chiunque si presentava veniva ideologicamente votato. La sinistra, purtroppo, ancora non ha capito niente. Diciotti e Gregoretti si combattono con le buone idee e i buoni propositi.

  • Si è dimenticato di annunciare che l’uomo, anzi donna dell’anno, è Giorgia Meloni. Credo che questo riconoscimento sia assolutamente meritato.