Torna l’attesissimo social monitor di YouTrend: come si sono mossi su Facebook i principali leader dei partiti italiani negli ultimi due mesi? Manovra, Mes, Ilva, Alitalia, giustizia, Popolare di Bari: questi dibattiti sono effettivamente entrati nell’agenda dei social?
Gli ultimi due mesi di attività su Facebook consolidano i ruoli e la narrazione della prima fase del Conte II, ma con alcuni fattori di novità. Infatti Matteo Salvini e la Lega si sono radicati nel ruolo di opposizione, ma sta al contempo emergendo con sempre maggior forza il profilo di Giorgia Meloni, la quale si sta imponendo come leader anche sui social attraverso una comunicazione solida e temi forti. Nelle forze di Governo, invece, c’è un deficit di compattezza, e la narrazione non riesce ad incrementare intensità e relazione con l’elettorato. La risultante, come sottolineano i dati delle performance su Facebook, è un’agenda dettata dall’opposizione.
Gli indicatori selezionati per misurare l’andamento sulla piattaforma di Mark Zuckerberg sono i seguenti: variazione numerica della fanbase, engagement, numero di contenuti pubblicati, numero totale di interazioni prodotte e parole utilizzate. Il periodo considerato va dal 6 novembre al 22 dicembre.
Variazione numerica delle fanbase
Come nell’ultimo social monitor, Giorgia Meloni si conferma ancora “regina” di Facebook: nel periodo analizzato guadagna 30.302 mila fan, ed è seguita con un ampio distacco da Matteo Salvini (+9.225). Quello di Giorgia Meloni è ormai un trend che si sta consolidando, certificando come il profilo più incisivo in questa fase sia quello della leader di Fratelli d’Italia.
Male invece le forze di governo: dopo il leader della Lega troviamo il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che a differenza dei primi due mesi di governo torna a crescere con costanza (+4.021). Dietro Conte troviamo poi il Ministro della Salute Roberto Speranza (+2.377) e Nicola Zingaretti (+1.841). Vanno male, invece, Matteo Renzi e Luigi Di Maio: il leader di Italia Viva perde 1.615 followers, mentre quello grillino 10.270.
Facebook: variazione numerica delle fanbase dal 6 novembre al 22 dicembre
Engagement
L’engagement indica la quantità di condivisioni, reazioni e commenti che una determinata pagina ottiene: è una metrica utile, dunque, per capire quanto gli utenti siano attratti dai contenuti prodotti. Si calcola, nello specifico, dividendo la quantità di reactions, commenti e condivisioni per il numero di fan.
Davanti a tutti troviamo Matteo Salvini, con un engagement rate del 10%, seguito da Giorgia Meloni al 9,6% e da Carlo Calenda al 5,9%. Il tasso d’interazione conferma ancora una volta il trend negativo dei partiti al Governo: infatti, vediamo come Giuseppe Conte (3,2%), Luigi Di Maio (2,8%), Nicola Zingaretti (2,7%), Matteo Renzi (2,1%) e Roberto Speranza (1,8%) abbiano un tasso di coinvolgimento molto inferiore rispetto ai leader che si trovano attualmente all’opposizione. Questo indicatore certifica la difficoltà del Governo nell’imporre la propria agenda e nel mettere sotto i riflettori la propria narrazione: si tratta di un posizionamento costantemente in difesa, che sui social non riesce ad avere appeal e a contrastare il flusso dell’opposizione.
Facebook: engagement rate calcolato sul periodo 6 novembre-22 dicembre
Post pubblicati
Il leader della Lega con 509 post pubblicati dal 6 novembre al 22 dicembre si conferma il leader con più post medi al giorno (18), a conferma del fatto che l’overposting è la strategia chiave del leader leghista. Giorgia Meloni prova a seguire Salvini, ma si ferma “solo” a 217 post con una media di 7,8 al giorno, mentre Di Maio aumenta il numero di post rispetto allo scorso social monitor (153), con una media giornaliera di 5,5. Seguono Zingaretti (100 post), Renzi (99), il Premier (91), Calenda (57) e infine Speranza (32, ossia 1 al giorno).
Facebook: post pubblicati dal 6 novembre al 22 dicembre
Commenti, condivisioni e reactions
Come per il tasso di engagement, anche per la somma di interazioni Matteo Salvini stacca tutti e genera circa 17 milioni di interazioni. Lo seguono Giorgia Meloni (5 milioni circa) e Luigi Di Maio (quasi 3 milioni). Ovviamente il dato è strettamente correlato al numero di contenuti pubblicati, ma conferma come la pagina di Matteo Salvini sia in grado di costruire una relazione calda con gli utenti e con la comunità leghista presente su Facebook: un effetto “megafono” strategico per comunicare i messaggi della Lega e del suo leader.
Facebook: interazioni totali dal 6 novembre al 22 dicembre
Parole, parole, parole…
Le tre parole più utilizzate nei post di Matteo Salvini sono “amici” (184), “Lega” (146) e “Governo” (96). L’uso massiccio della prima contraddistingue il tone of voice usato solitamente dal leader della Lega nei suoi post: chiama a raccolta la sua community, usando un tono caldo ed empatico. L’utilizzo della parola “Lega” è invece legato ai vari post di sostegno alla candidata governatrice dell’Emilia-Romagna Lucia Borgonzoni, mentre la parola “Governo” è strettamente correlata a post in cui attacca il Governo PD-M5S.
Giorgia Meloni, invece, ha usato maggiormente i termini “italiani” (68), “Governo” (48) e “M5S” (36). La maggior parte dei suoi post sono, non a caso, un attacco al Governo giallorosso.
Le tre parole più presenti nei post di Giuseppe Conte sono, invece, “diretta” (30), “stampa” (23) e “Governo” (21). L’analisi semantica mette in evidenza il grande uso delle dirette Facebook usate per comunicare con gli italiani, ma vi è anche lo sforzo del Premier di costruire una relazione più calda con i cittadini, spiegando le cose fatte anche attraverso la stampa ed in modo costante.
Luigi Di Maio rimette al centro dei suoi post i “cittadini” (60) e il “Movimento” (113). “Incontrare i cittadini” e “Incontrare gli attivisti” sono in effetti le frasi più ripetute sulla sua pagina, e indicano una scelta tematica precisa: Di Maio sta infatti cercando di ricucire gli strappi interni alla sua forza politica.
Al contrario, “un’Italia più felice” e “per l’Italia” sono le espressioni più utilizzate nei post di Nicola Zingaretti. “Italia” (45) e “Governo” (33) sono, in effetti, le parole con cui il leader del PD sta cercando di imbastire una narrazione che guardi al futuro.
Matteo Renzi non fa particolari accenni alle crisi di governo o alle frizioni interne alla maggioranza, ma proposte e temi concreti contraddistinguono la sua comunicazione social. La parola “shock” all’interno della narrazione renziana – spesso, in tempi di manovra, abbinata all’hashtag #ItaliaShock – segnala a tal riguardo questo posizionamento di Renzi.
L’analisi delle parole più utilizzate è il segno evidente di come non via sua una narrazione dominante, ma uno scontro costante tra maggioranza ed opposizione, con quest’ultima che riesce ad imporre alcuni temi sensibili. Al contempo, l’assenza di parole come innovazione, crescita e sviluppo sottolinea in modo evidente le difficoltà delle forze governative nell’avere una chiara visione del futuro.
Un ulteriore elemento che sorprende è l’assenza delle Sardine, che in queste settimane hanno dominato le piazze ma non sono riuscite ad entrare nel vocabolario dei leader sui social: la relazione tra i leader e le Sardine non trova spazio su Facebook perché non si conoscono i temi specifici su cui esse puntano, risultando quindi difficile costruire un dibattito.
In conclusione, pertanto, la narrazione social degli ultimi due mesi è in stand-by, sospesa in una costante guerriglia Facebook tra maggioranza ed opposizione e senza il consolidamento di un messaggio chiave o di un tema forte. Questo bombardamento da parte dell’opposizione inquina la narrazione del Governo, che non riesce ad articolare uno storytelling omogeneo in grado di delineare i contenuti forti delle misure intraprese: il tono di voce di Salvini e Meloni e la relazione che essi hanno con gli utenti sono infatti sempre più forti ed intensi.
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