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Democrazia, tecnocrazia, uomo forte o regime militare?

Secondo il Pew Research Center, la democrazia è la forma di governo più apprezzata, ma anche la tecnocrazia non dispiace a molti. E in Italia, cosa ne pensiamo?

I ricercatori del Pew Research Center hanno condotto un vasto studio in 38 Paesi su quale forma di governo sia più efficace nell’affrontare i problemi relativi al tasso di fiducia nell’esecutivo e alla soddisfazione verso la democrazia. Il quadro che emerge è fatto di tante differenze e sfaccettature tra i vari continenti e al loro interno, con alcuni risvolti interessanti che andiamo a vedere nel dettaglio.

La classifica della fiducia

Con un po’ di sorpresa il Paese con il maggior tasso di fiducia nel governo è la Tanzania, uno Stato considerato solo parzialmente libero da Freedom House, con l’89% dei rispondenti soddisfatto di quanto fatto dal proprio esecutivo nel promuovere il bene del Paese. Seguono India (85%) e Indonesia (83%). In Europa troviamo in testa alcuni Stati del Nord come Paesi Bassi (71%), Germania (69%) e Svezia (67%). L’Italia si colloca in un gruppetto più indietro composto prevalentemente da Paesi del Sud Europa e dell’America Latina. Un quarto degli italiani – il 26% per la precisione – si fida del proprio governo, posizionandoci davanti a francesi (20%), spagnoli (17%) e greci (13%). Agli ultimi posti si collocano Colombia e Perù, entrambi al 12%.

La Svezia è il Paese con il più alto tasso di soddisfazione per il proprio sistema democratico (79% delle risposte), al pari di India e Tanzania. Nella top ten troviamo Paesi Bassi (77%), Germania (73%), Canada (70%), Indonesia e Filippine (69%). A metà gruppo ci sono Russia (59%), Australia (58%), Regno Unito (52%), Giappone (50%) e Stati Uniti (46%). Piuttosto sfiduciati gli italiani: solo il 31% è soddisfatto della democrazia e tra le nazioni europee ci collochiamo appena dietro alla Francia con il 34%, ma davanti a Spagna (25%) e Grecia (21%). In fondo troviamo il Messico, dove solo il 6% dei rispondenti ha espresso un’opinione favorevole sullo stato di salute della democrazia nel proprio Paese, anticipato da Libano (8%) e Cile (17%).

 

La popolarità della democrazia diretta

I ricercatori del Pew Research Center hanno poi chiesto ai cittadini dei vari Paesi cosa ne pensassero di alcune forme di governo. Una prima di queste è la democrazia diretta, ovvero se debbano essere i cittadini, non rappresentanti eletti, a dover votare le leggi e decidere sulle questioni più importanti. Nelle prime tre posizioni troviamo Paesi extraeuropei come Turchia (84% di risposte favorevoli), Libano (83%) e Kenya (80%).

Può essere lecito aspettarsi che in tutti quegli Stati con alti livelli di sfiducia nella democrazia rappresentativa la stima per la democrazia diretta sia particolarmente alta. Se ciò è valido per la Grecia, al quarto posto con il 78% dei cittadini che ha un’opinione favorevole sulla democrazia diretta, altrettanto non si può dire per l’India, dove il 79% delle persone approva il proprio sistema democratico ma anche il 76% di essi considera positivo un eventuale governo dei cittadini. Dopo la già citata Grecia, tra le nazioni europee troviamo un consistente supporto per una forma di democrazia diretta anche in Spagna (75%), Francia e Germania (74%), e poco sotto anche in Italia con il 71%. Al decimo posto si collocano gli USA con il 67% di rispondenti, così come il vicino Canada. Gli unici due Paesi la democrazia diretta raggiunge meno della metà dei consensi sono Tunisia (33%) e Giordania (41%).

Democrazia contro l’uomo forte

Churchill democrazia disse che la democrazia è la peggiore forma di governo sperimentata finora, fatta eccezione per tutte le altre.

In tutti i Paesi oggetto dell’indagine almeno il 50% degli intervistati è favorevole al lasciare le decisioni più importanti e il voto sulle leggi a dei rappresentanti eletti. In Svezia la percentuale tocca il 92%, la più alta tra i Paesi presi in esame, seguita da Germania (90%) e Australia (88%). Tra i primi dieci Paesi per gradimento più alto troviamo Stati di ogni parte del mondo, con Canada, Vietnam e Israele all’87%, USA e Indonesia all’86% e Libano e Ghana all’85%. Tra gli italiani il tasso di approvazione è al 79%, un po’ più basso che in Francia (81%), ma nell’UE siamo davanti a Grecia (78%), Polonia (77%) e Spagna (75%). Altro dato evidente è il livello relativamente basso dell’America Latina, partendo dal Venezuela (71%) e scendendo con Argentina (69%), Brasile (59%), Cile, Messico e Perù (58%) fino ad arrivare al 53% della Colombia.

Al contrario, l’uomo solo al comando, senza il controllo di un parlamento, trova più detrattori che sostenitori nel mondo. Infatti, una maggioranza di persone favorevoli ad un leader con “pieni poteri” viene raggiunta solo in tre Paesi: India (55%), Indonesia (52%) e Filippine (50%). In cima alla classifica si collocano anche la Russia di Putin (48%), la Turchia di Erdogan (40%), il Sudafrica (44%) e il Vietnam (42%). L’Italia è il Paese con la percentuale (29%) di estimatori più alta in Europa e nel mondo occidentale dopo il Giappone (39%). Ad occupare le ultime posizioni ci sono Paesi europei come Germania (6%), Svezia (9%) e Paesi Bassi (10%).

Tecnocrazie e giunte militari

Alla base della legittimazione del potere può esserci anche una particolare competenza in un settore specifico. Ma basta la competenza da sola senza passare attraverso il suffragio degli elettori? C’è un gruppo piuttosto variegato di Stati in cui i governi presieduti da tecnici non eletti sono popolari. Le percentuali più alte di approvazione si trovano in Libano (70%), Ungheria (68%) e Vietnam (67%), ma ci sono anche grandi Stati come Russia (66%), India e Nigeria (65%), Filippine (62%) e Indonesia (59%). In Italia, che nella sua storia recente ha vissuto alcuni governi tecnici, di cui l’ultimo è stato quello di Mario Monti, solo il 40% approverebbe una tecnocrazia, a fronte di un 49% contrario. Una posizione in linea con le altre nazioni europee e industrializzate. Il Paese con il numero più basso di sostenitori per un governo retto da esperti è il Brasile, con il 31% delle risposte favorevoli.

Su un esecutivo presieduto dall’esercito c’è una frattura netta tra Asia e Africa e il resto del mondo. In Vietnam il 70% della popolazione ha risposto favorevolmente sul controllo del Paese da parte delle forze armate, un dato in linea con quanto emerge in Indonesia (68%). Intorno al 50% si trovano invece India (53%), Sudafrica (52%), Nigeria (48%) e Ghana (46%). In Italia il governo dell’esercito troverebbe forti resistenze, dal momento che solo il 17% la considererebbe una forma di esecutivo accettabile con un rifiuto del 79% del campione. Al fondo infine si trovano Germania e Svezia, dove il 95% della popolazione si è espresso negativamente su un esecutivo militare.

 

Le condizioni economiche e politiche, oltre alla storia di ogni singolo Paese, possono essere in parte un buon indicatore sull’opinione dei cittadini sulle forme di governo. Ad esempio in Svezia e Germania, Paesi relativamente più ricchi e stabili, il sondaggio ha registrato i più alti livelli di soddisfazione per i governi locali e per la democrazia rappresentativa. Si può anche osservare un gruppo composto da Stati dell’Europa mediterranea (Francia, Grecia, Italia e Spagna) e del Sud America (Brasile, Cile, Colombia, Messico, Perù), caratterizzato da bassa fiducia nel proprio ordinamento democratico e di conseguenza da un’opinione relativamente meno favorevole verso la democrazia rappresentativa.

 

Né l’uomo solo al comando senza controllo parlamentare né il governo militare godono di buona reputazione. In Italia, tuttavia, il leader forte piace al 29% degli intervistati, la percentuale più alta in Europa. Una differenza notevole rispetto alla Germania, altro Paese ad aver vissuto una dittatura che ha caratterizzato la storia del ‘900, dove i contrari sono ben il 90%. Solo in India e Indonesia la maggioranza del campione si esprime a favore sia di un capo di governo con poteri illimitati sia di un esecutivo militare. Nemmeno negli Stati dell’America Meridionale, pur con elevati tassi di sfiducia per la democrazia, si riscontra interesse per queste due forme di governo. In questi Paesi, come per gli Stati dell’Europa del Sud, l’esigenza percepita sembra essere quella di sistemi democratici migliori piuttosto che di forme alternative di governo.

Infine per il governo dei tecnici, le più alte percentuali a favore si trovano negli Stati asiatici e africani oggetto dell’indagine. Con la sola eccezione dell’Ungheria, al secondo posto per gradimento, negli altri Stati europei l’esecutivo di esperti trova un giudizio piuttosto scettico.

Alessandro Ghiberti

M.Sc. in Scienze Politiche. Giornalista pubblicista. Mi piace analizzare i fenomeni politici e sociali e vorrei farne una professione. Nel tempo cerco di andare in montagna o in posti dove non c'è segnale.

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