Alla mezzanotte di oggi scatterà il divieto di diffondere sondaggi in vista delle elezioni regionali del prossimo 26 gennaio, che si terranno in Emilia-Romagna e in Calabria. Gli occhi sono maggiormente puntati sulla prima, sia per motivi demografici che storico-politici: si tratta infatti della più popolosa tra le cosiddette “Regioni rosse”, in cui cioè il centrosinistra ha storicamente rappresentato l’area politica prevalente. Tuttavia, dal 4 marzo 2018 il trend ha iniziato a cambiare, e lo scorso 27 ottobre l’Umbria è diventata la prima “Regione rossa” a vedere la vittoria di una candidata del centrodestra alle elezioni regionali.
Bonaccini o Borgonzoni?
In Emilia-Romagna, la principale rivale del presidente uscente Stefano Bonaccini, ricandidato dal centrosinistra, è la senatrice leghista Lucia Borgonzoni. Il Movimento 5 Stelle, dopo il fallimento del patto col PD in Umbria, corre in solitaria puntando sul consigliere comunale di Forlì Simone Benini, ma vi sono anche tre candidati riconducibili alla sinistra (Laura Bergamini, Marta Collot e Stefano Lugli) e uno appoggiato da una lista no-vax (Domenico Battaglia).
Mai come questa volta le elezioni regionali in Emilia-Romagna presentano un esito incerto. Certo, quasi tutti i sondaggi hanno visto Bonaccini in testa, ma non sempre si è trattato di un vantaggio ampio, anzi: in media lo scarto è intorno ai 2 punti percentuali, il che significa che è perfettamente possibile che i due candidati siano appaiati, o persino che sia la Borgonzoni ad essere in testa.
D’altra parte, ci sono alcune rilevazioni (come quelle di Ixè e IZI) che attribuiscono a Bonaccini un vantaggio più ampio, dai 5 ai 7 punti. In più, il distacco dalla Borgonzoni è rimasto stabile, e in alcuni casi è persino aumentato:
- Per Tecnè a fine novembre i due erano in parità, mentre il 31 dicembre Bonaccini risultava avanti di un punto;
- Per EMG il 7 novembre il presidente uscente era avanti di un punto, mentre il 18 dicembre il suo vantaggio era salito a tre punti;
- Per SWG il 19 novembre era addirittura la Borgonzoni ad essere in testa (unico sondaggio a rilevarlo) per 45 a 43, ma nella rilevazione pubblicata giusto ieri (9 gennaio) la situazione si è invertita, con Bonaccini stimato tra il 45 e il 49% e la candidata leghista tra il 43 e il 47%.
La partita, dunque, è apertissima, e sarà anche interessante vedere come si distribuirà il voto alle liste: i sondaggi da tempo confermano che la coalizione di centrodestra che appoggia Lucia Borgonzoni è più competitiva rispetto a quella che sostiene Bonaccini. Lo stesso sondaggio di SWG citato prima, pur certificando il sorpasso di Bonaccini, ha ribadito che nel voto alle liste è il centrodestra ad essere davanti (47%), mentre la coalizione di centrosinistra sarebbe indietro di 2-3 punti (44,5%). In particolare, la Lega (partito della Borgonzoni) risulterebbe essere la prima lista, tra il 29 e il 33%, davanti al PD fermo tra il 23 e il 27%. Si tratterebbe di un risultato non del tutto inaspettato, dal momento che già alle elezioni europee del 26 maggio la Lega fu la lista più votata nella Regione col 33,8% (contro il 31,2% del PD).
Tuttavia, quello che conta di più è il voto ai candidati presidenti, che può essere sia esplicito sia, nel caso in cui si barri solo il simbolo di una lista, implicito: il ruolo del voto disgiunto potrebbe quindi essere decisivo con uno scenario così incerto.
Santelli o Callipo?
La Calabria esce da 5 anni di governo di centrosinistra con Mario Oliverio, eletto presidente nel 2014. I trend elettorali nella Regione, però, lasciano intuire un risultato molto meno incerto rispetto all’Emilia-Romagna: con il centrodestra che si è compattato sulla deputata forzista Jole Santelli, le chances di farcela per il centrosinistra e ancor più per il Movimento 5 Stelle, che hanno candidato rispettivamente l’imprenditore Pippo Callipo e il docente univeristario Francesco Aiello, sono molto ridotte.
L’unico sondaggio pubblicato sulle elezioni regionali in Calabria – le candidature si sono definite piuttosto tardi – è di Noto, e vede in effetti Santelli al 52%, mentre Callipo e Aiello si fermerebbero rispettivamente al 34% e al 10%. La Calabria è però una Regione dall’alta volatilità elettorale, per cui le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo.
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