Sono passati quasi tre mesi dalla vittoria dei Conservatori di Boris Johnson nelle elezioni del 12 dicembre, con cui si è determinato il superamento dello stallo sulla Brexit: dal 31 gennaio infatti il divorzio è diventato ufficiale, i parlamentari europei britannici e nord-irlandesi hanno lasciato gli emicicli di Strasburgo e Bruxelles, ed è iniziato il periodo di transizione che terminerà entro la fine del 2020.
Nel mentre, i Conservatori continuano a raccogliere consensi record. I Tories, che alle elezioni avevano raccolto quasi il 45% in Gran Bretagna, ora sono stimati intorno al 48%, stando alla media delle rilevazioni di Opinium e YouGov. Mai negli ultimi 10 anni il Partito Conservatore aveva raggiunto questi picchi nei sondaggi, e l’ultima volta che vi si era avvicinato era aprile-maggio 2017.
I Laburisti, al contrario, dopo il 33% raccolto alle urne sono scesi al 30%, così come i Liberal-Democratici, passati dall’11,8% all’8,3%. Risale il Partito Verde (5%), mentre resta stabile il Brexit Party, anche se ormai residuale (2%). Si rafforza dunque il bipartitismo britannico: dopo un lungo periodo in cui Conservatori e Laburisti avevano visto restringersi la propria quota di elettori (a giugno sommati raccoglievano circa il 40%), oggi insieme rappresentano il 78% dei votanti, tornando sui livelli dell’autunno 2018.
Quale futuro per Scozia e Irlanda del Nord?
Si rafforza anche lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon che, dopo aver aumentato la propria compagine parlamentare passando da 33 a 48 eletti, è tornato alla carica chiedendo un nuovo referendum sull’indipendenza della Scozia (l’elettorato SNP è a larga maggioranza formato da persone che hanno scelto il Remain nel 2016).
Secondo i britannici l’indipendenza ci sarà, ma stando a Opinium ciò non avverrà presto. Il 35% degli intervistati ritiene che nei prossimi dieci anni la Scozia si sarà separata dal Regno Unito (mentre il 37% pensa di no), percentuale che sale al 42% (contro il 27% di risposte negative) se si allarga l’orizzonte temporale ai prossimi 20 anni.
I britannici non pensano però che sia giusto concedere un secondo referendum alla Scozia, nonostante la situazione sia radicalmente cambiata rispetto al 2014: solo il 43% farebbe tornare gli scozzesi al voto (il 57% invece no). Ad essere contrari al secondo referendum sono soprattutto i Conservatori (19%), mentre sono favorevoli i Laburisti (61%) e naturalmente gli elettori dello SNP (85%).
Inglesi e gallesi sono anche contrari ad un’uscita della Scozia dal Regno Unito: il 45% si oppone, mentre il 19% è a favore. Solo gli elettori del Partito Verde sono a maggioranza favorevoli all’indipendenza scozzese.
Tempi più lunghi sono invece previsti per l’Irlanda del Nord, al centro della questione sul nuovo confine: al momento quest’ultimo è stato posto nel Mare d’Irlanda, per evitare una frontiera fisica fra Irlanda del Nord (Ulster) e Repubblica di Irlanda (Eire). Solo il 19% degli intervistati pensa che verrà raggiunta l’indipendenza nei prossimi 10 anni (il 41% crede invece che non sia così), ma è il 34% a pensare che l’Irlanda del Nord si staccherà dal Regno Unito entro 50 anni (contro il 22% di chi risponde no).
E i Laburisti?
Dopo la sconfitta elettorale, è partita la corsa alla segreteria dei Laburisti, per scegliere il successore di Jeremy Corbyn. Il lungo processo di elezione è già iniziato, e il 4 aprile verrà annunciato il vincitore. I candidati sono l’ex Ministro Ombra per l’energia Lisa Nandy, il Ministro Ombra per lo sviluppo economico Rebecca Long-Bailey (considerata secondo Opinium la candidata più di sinistra), e Sir Keir Starmer, Ministro Ombra per gli esteri e la Brexit, considerato il favorito.
L’elezione avverrà col metodo del voto alternativo (instant-runoff voting). Gli elettori votano i candidati in ordine di preferenza, e vince chi ottiene la maggioranza assoluta delle prime preferenze. Se ciò non accade, si elimina il candidato che è arrivato ultimo, e le seconde preferenze dei suoi elettori vengono distribuite ai candidati rimasti.
Secondo YouGov Keir Starmer potrebbe addirittura vincere al primo turno, avendo circa il 53% dei consensi (il margine di errore non consente però di dare per certo il trionfo). In ogni caso Starmer partirebbe come grande favorito anche nel caso in cui fosse necessario un secondo turno contro Rebecca Long-Bailey.
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