Nella voto che probabilmente rappresentava l’ultima chiamata per Bernie Sanders per invertire la rotta delle Primarie USA, il vincitore è Joe Biden. Tra le sei primarie del 10 marzo, infatti, Biden ne ha vinte quattro: Missouri, Mississippi, Idaho e soprattutto Michigan, la corsa con più delegati in palio di questo round (125). In North Dakota, invece, lo Stato con meno delegati in palio in questa tornata (appena 14) si è imposto Bernie Sanders, con il 13,5% di margine.
Infine, nello Stato di Washington non c’è ancora un vincitore acclarato. Quest’ultima primaria, da tutti considerata imprescindibile per Sanders visto l’orientamento molto liberal dello Stato del nord ovest, con lo spoglio al 77% è in lieve vantaggio Joe Biden. Ad ora Biden guida dell’1,3% dei voti – 35% a 33,7% – ma mancano ancora buona parte delle preferenze più recenti (nello Stato di Washington si vota solo per posta). Insomma, se la tendenza dei voti più recenti premierà Biden come abbiamo visto in altri Stati, Sanders potrebbe perdere anche qui. Ma vediamo tutti i risultati nel dettaglio.
Primarie USA – I risultati del Mini Tuesday
Le primarie più importanti, dicevamo, si sono tenute in Michigan, dove si assegnavano oltre un terzo dei delegati del 10 marzo (125 su 352). Qui nel 2016 Sanders aveva ribaltato i sondaggi, che lo davano 17 punti dietro a Hillary Clinton, vincendo di 1,4 punti percentuali. La stessa rimonta non è riuscita quest’anno al senatore del Vermont: i risultati hanno confermato i sondaggi, con la vittoria di Biden per 52,9% a 36,5%.
Addirittura, quest’anno Biden ha vinto in tutte le contee dello Stato. Come si nota nella mappa del New York Times, l’ex vice presidente ha accumulato la maggior parte del vantaggio nelle contee dell’area urbana di Detroit, dove quasi l’80% della popolazione è afroamericana.
Oltre al Michigan, l’altra primaria chiave della scorsa notte era quella dello Stato di Washington, che assegnava 89 delegati (un quarto del totale). Qui il voto per le primarie è possibile solamente per posta, quindi buona parte dei voti conteggiati finora sono addirittura precedenti al Super Tuesday. Infatti, il risultato parziale vede Michael Bloomberg ed Elizabeth Warren ancora intorno al 10%, con percentuali significative anche per Buttigieg e Klobuchar. Insomma, al 77% dello scrutinio, quasi tutti i voti inviati nell’ultima settimana devono ancora essere conteggiati. Questo rende Joe Biden il netto favorito per la vittoria nonostante il lievissimo vantaggio attuale.
Il Mississippi, lo Stato con la percentuale di afroamericani più alta negli USA (il 37,3%), ha consegnato a Biden la vittoria più netta finora. Con tutti i voti scrutinati, Biden ha ottenuto l’81,1% dei voti, con oltre 66 punti di vantaggio. Sanders, addirittura, è rimasto sotto la soglia di sbarramento statale del 15% per meno di 500 voti, precludendosi l’assegnazione dei delegati statali. In questo modo Biden ha raccolto 34 dei 36 delegati in palio, lasciandone a Sanders solo 2 fra quelli assegnati nei Congressional Districts.
daho era uno degli Stati più favorevoli a Sanders alla vigilia del voto di ieri, ma Biden è riuscito a ribaltare i favori del pronostico vincendo anche qui. Nel grande – ma poco popolato – Stato del Nord Ovest, Joe Biden ha ricevuto il 48,9% dei voti, con oltre 6 punti di margine su Sanders. Come ha sottolineato l’analista di FiveThirtyEight Nate Silver, la sconfitta di Sanders in uno stato favorevole come l’Idaho mostra che le primarie sono chiuse.
Infine in North Dakota, lo stato meno popolato e meno ricco di delegati in palio fra quelli del 10 marzo (14), c’è stata l’unica vittoria di Bernie Sanders. Il senatore del Vermont si è imposto con il 53,3% contro il 39,8% su Biden, con meno di 15 mila voti complessivi. Una magra consolazione per Sanders, che aveva bisogno di una vittoria significativa per rilanciare la sua campagna dopo la mezza delusione del Super Tuesday.
Primarie USA: la corsa per la nomination è finita?
Dopo le primarie del 10 marzo, la domanda è d’obbligo: Bernie Sanders ha ancora una chance di vincere la nomination Democratica? Se dare una risposta assolutamente certa è impossibile, la stragrande maggioranza degli osservatori – negli USA e fuori – concorda che sia difficile immaginare un path to victory, un ragionevole “cammino per la vittoria” di Sanders. Le prossime votazioni di martedì 17 marzo, infatti, si terranno in Stati sfavorevoli per lui: la Florida, dove si assegnano oltre 200 delegati con sondaggi estremamente positivi per Biden, l’Ohio e l’Illinois, dove le chance di una vittoria di Sanders sono ridottissime dopo il risultato in Michigan. L’unica primaria del 17 marzo potenzialmente favorevole a Sanders sarà l’Arizona, dove la forte minoranza ispanica potrebbe dargli lo slancio necessario alla vittoria.
Insomma, non sembra che Sanders possa ricucire lo svantaggio accumulato nei delegati da Joe Biden. Secondo le stime più aggiornate di @2020Delegates, la situazione attuale vedrebbe Biden in vantaggio con 935 delegati per la Convention, con Sanders che insegue a 777. Uno scarto stimato di 158 delegati che sembra destinato ad ampliarsi, e non a ridursi, con le prossime primarie.
Nel 2016, Sanders non si era fatto scoraggiare da un distacco da Hillary Clinton ancora più ampio a metà marzo. Tuttavia, rispetto a quattro anni fa, la situazione è significativamente diversa: Biden ha vinto in Missouri con un margine molto più netto di quello di Clinton, e si è imposto nettamente in Michigan dove Sanders era arrivato primo. Insomma, oggi il momentum sembra tutto dalla parte di “Uncle Joe”, che dovrà stare attento a non commettere scivoloni nel dibattito di domenica 15, organizzato a porte chiuse per i timori di diffusione del Coronavirus. Il confronto sarà probabilmente l’ultima vera chance per Sanders di mettere in difficolta il frontrunner, pressandolo sui temi progressisti a lui cari come ha annunciato ieri in conferenza stampa. Ma, a meno di grossi scivoloni o stravolgimenti impronosticabili, oggi Joe Biden sembra lanciato verso la nomination Democratica.
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