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Spagna, le elezioni regionali rischiano il rinvio

Nel secondo Stato europeo per numero di contagiati da COVID-19 sono risultati positivi parecchi esponenti politici di primo piano.

In Spagna le misure contro il coronavirus sono entrate in vigore dalla mezzanotte che ha segnato il passaggio tra sabato e domenica. Il presidente del governo Sánchez ha infatti decretato ciò che aveva annunciato il giorno prima: il Paese è in stato di allerta. Si tratta di uno degli strumenti, previsti dalla costituzione, utilizzato solo in casi estremi come terremoti, inondazioni o altre calamità. In questo caso, è la pandemia di COVID-19 a rendere necessario lo stato d’allerta: del resto, la Spagna è diventato il secondo Paese europeo col più alto numero di infetti (7.844 secondo l’ultimo aggiornamento), perciò dalla mezzanotte del 15 marzo e per i successivi 15 giorni la Spagna seguirà alcune delle prassi già adottate in Italia, come divieto di assembramenti, chiusura degli esercizi commerciali, dei luoghi di culto e di istruzione.

Il coronavirus, peraltro, è entrato a gamba tesa nella politica spagnola arrivando a contagiare esponenti di spicco di tutti i partiti: nel governo, sono risultate positive le ministre Irene Montero (compagna del leader di Podemos Pablo Iglesias, ora in quarantena) e Carolina Darias, ma sono anche stati infettati i vertici di Vox (il leader Santiago Abascal, il segretario generale Javier Ortega Smith e la portavoce Macarena Olona), oltre che l’ex presidente del Congreso de los diputados, la popolare Ana Pastor. Positiva anche la moglie del premier Sánchez.

In ogni caso, c’è un’importante differenza rispetto all’Italia: infatti, da domenica il governo è divenuto l’unica autorità competente in tutto il territorio spagnolo, e i poteri delle singole comunidades autónomas vengono meno. Inutile sottolineare come, in uno stato caratterizzato da diverse spinte indipendentiste, quest’azione (per quanto necessaria) rischia di aggiungere un altro pesante tassello in una partita politica già complicata.

Già, perché prima che la diffusione del coronavirus cambiasse le vite di tutti, erano proprio i partiti regionalisti a tenere banco in Spagna. Difatti, con l’ennesimo governo di minoranza (ma il primo di coalizione della storia democratica spagnola), Sánchez è costretto a chiedere l’appoggio o l’astensione “benevola” ad altri partiti per poter varare delle riforme. Su tutte, c’era la questione dei presupuestos – ovvero della legge di bilancio – ad occupare la scena politica, ma si era optato per rimandare tutto all’estate. Certo, adesso arriva un vento di cambiamento, ma è difficile immaginare cosa accadrà e, sebbene quello delle previsioni sia un terreno impervio, ad aiutarci rimangono i numeri, quelli utili a fornirci il polso della fiducia di un Paese in emergenza nazionale.

 

Confronto tra marzo e gennaio 2020 (intenzioni di voto)

Rispetto alla rilevazione di gennaio, il PSOE del premier Pedro Sánchez rimane in testa nelle intenzioni di voto (27,4%) anche se lascia indietro mezzo punto percentuale. Subito dopo troviamo ancora i popolari di Pablo Casado con il 20,7% e un timido guadagno dello 0,4%. Situazione simile (+0,3%) anche per Unidas Podemos, ora al 13,7%, mentre l’ultradestra di Vox resta praticamente stabile (+0,1%) con il 16,4% nelle intenzioni di voto. Rimane relegato a fanalino di coda, invece, Ciudadanos, i cui antichi fasti sembrano solo un ricordo: con il 5,6% guadagnerebbe sì due decimi rispetto a gennaio, ma in realtà rispetto alle elezioni di novembre registrerebbe un ulteriore calo dell’1,2%.

 

Confronto tra marzo 2020 (intenzioni di voto) e novembre 2019 (elezioni)

Ed è proprio dal confronto con l’ultima tornata elettorale che possiamo spremere qualche dato in più. Rispetto al 10 novembre il PSOE ha infatti perso lo 0,6%, ma a parte questa oscillazione sembrerebbe riuscire a tenere i consensi. Praticamente stabile il PP (-0,1%), mentre sia Unidas Podemos che Vox sembrano registrare un saldo positivo: per la creatura politica di Pablo Iglesias, ora al governo con Sánchez, si tratta di una crescita di poco meno di un punto percentuale (+0,9%), ma la postazione di terzo partito del Paese resta salda tra le mani dell’ultraderecha (+0,7%).

I numeri dei sondaggi, quindi, ci parlano di una situazione pressocché stabile, tuttavia occorre ricordare la vicinanza delle elezioni anticipate per il parlamento della Galizia, dei Paesi Baschi e della Catalogna. Le prime due date elettorali erano state fissate per il 5 aprile, ma con la crisi del COVID-19 non sarebbe una sorpresa se fossero rimandate. Per quanto riguarda la Catalogna, invece, non si era ancora fissato un appuntamento elettorale: sebbene sia chiaro il forte significato di questo voto, con questa emergenza in corso il numero di variabili aumenta notevolmente.

 

Elezioni in Catalogna: il sondaggio di Gad3

Secondo il sondaggio di GAD3, il primo partito sarebbe la sinistra indipendentista di Esquerra Republicana de Catalunya (28,1%). Ad oltre otto punti di distanza si troverebbe il PSC, ovvero la costola regionale del PSOE, con il 20,8%. A seguire, ci sarebbero la coalizione di centrodestra Junts per Catalunya (JxCat), ferma al 15,4%, mentre troviamo all’incirca sulla stessa percentuale Ciudadanos (8,9%) ed En Comú Podem (8,1%). Infine, vediamo il PP collocarsi al 7,2%, mentre CUP e Vox dovrebbero attestarsi rispettivamente al 4,9% e 4,4%.

Nel confronto rispetto ai risultati delle elezioni del dicembre 2017, si confermerebbe anche in Catalogna il tonfo nazionale di Ciudadanos con un negativo di 16,5 punti percentuali. In calo (-6,3%) anche Junts per Catalunya che verrebbe sorpassato dai socialisti (+6,9%), mentre l’ultraderecha di Vox – stando a questi dati – conquisterebbe per la prima volta un seggio nel parlamento catalano.

 

Elezioni nei Paesi Baschi: il sondaggio di Gad3

Anche le elezioni anticipate nei Paesi Baschi vedrebbero un forte predominio delle forze regionaliste. Il Partito Nazionalista Basco sarebbe ad un decimale dal 40% dei consensi, e sarebbe seguito, a debita distanza, dalla sinistra di EH Bildu, ferma al 22,6%. Sin qui si confermerebbe il risultato delle ultime votazioni, ma anche in questo caso assistiamo ad uno scambio di ruoli tra PSOE e Podemos. Difatti, i socialisti (ora al 13,9%) diverrebbero la terza forza politica. In questo modo Podemos (dato al 9,7%) verrebbe scalzato, subendo un calo di cinque punti percentuali. Infine, osserviamo anche qui il primo ingresso di Vox (2,9%) in parlamento e la pessima performance della coalizione del PP con Ciudadanos, ferma all’8,6%.

 

Elezioni in Galizia: il sondaggio di Gad3

Concludiamo con la Galizia, dove la situazione è molto meno frammentata. Difatti, sarebbero i popolari a confermare il predominio nella regione con il 44,7% dei consensi. Si tratterebbe di un dato ancora solido, nonostante un ipotetico calo di quasi tre punti percentuali (2,8%). Al contrario, vediamo la costellazione dei partiti di sinistra (En Marea-Galicia En Comun-Podemos- Izquierda Unida) conquistare appena sette punti con un calo del 12,1% rispetto alla passata tornata elettorale. Infine, benché ancora distanti dai popolari, anche i socialisti sarebbero in crescita (+5,9%) con il 23,2% dei consensi, seguiti dal Blocco Nazionalista Galiziano dato al 18,3% (+9,9% rispetto al 2016).

 

Luca Magrone

Qui ci andrebbe una bella bio accattivante in cui parlo dei miei titoli di studio (una laurea in Lettere Moderne e un master alla Scuola Holden) e racconto della mia passione per l'analisi e la narrazione della politica. E magari aggiungerei che mi piacerebbe raccontare i fatti attraverso numeri e parole.

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