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Coronavirus: si muore ‘con’ o ‘per’? Alcune chiavi di lettura a partire dai dati della Lombardia

Grazie ad un leak, abbiamo analizzato i dati sui decessi legati al COVID-19, per capire quanto grave sia l’epidemia nella regione più colpita.

Nelle ultime settimane, una discussione che sta tenendo banco su media e giornali è quella che riguarda la distinzione tra morti ‘per’ e morti ‘con’ coronavirus. Un’ottima sintesi della questione è stata fornita da Il Post in questo articolo. Il tema, tragico, presenta chiari elementi clinici (in particolare l’importanza del numero di patologie pregresse) sui quali noi di YouTrend non possiamo e non intendiamo intervenire – non essendo medici – ma anche elementi statistici. I numeri sono una chiave possibile per aiutarci a capire quanto questa epidemia sia grave e quali siano i rischi nel non riuscire contenerla, cosa purtroppo già tragicamente successa in alcune zone d’Italia.

Abbiamo quindi iniziato a lavorare sui dati relativi al coronavirus, concentrandoci in particolare su una regione, la Lombardia. La scelta di concentrarsi sul caso lombardo è, purtroppo, facilmente spiegabile: si tratta della regione italiana più duramente colpita dall’epidemia, come testimonia il drammatico numero di decessi, 4.178 al 24 marzo, che supera non solo quello registrato nel resto d’Italia (2.301) ma anche in tutta la Cina (3.277).

Il caso lombardo

All’inizio della nostra ricerca abbiamo tentato di analizzare l’eccesso/difetto di mortalità. Di cosa si tratta? È la differenza tra quante persone vengono a mancare in un certo periodo di tempo e quanti deceduti erano invece attesi in condizioni “normali”. Per fare ciò esistono diversi modelli: si possono, per esempio, confrontare due territori simili e notare se l’andamento della mortalità nei due è cambiata, oppure – come nel nostro caso – osservare quanti siano i decessi registrati in due periodi simili nello stesso territorio.

L’obiettivo iniziale era quindi quello di paragonare la mortalità in Lombardia nel marzo 2020 con quella dello stesso periodo dell’anno precedente, marzo 2019. La differenza ci avrebbe dato un’indicazione (parziale, ovviamente) dell’impatto dell’epidemia di COVID-19. Purtroppo, il dato complessivo dei decessi non è ancora disponibile; in altre parole, non sappiamo quante persone siano morte in Lombardia negli ultimi mesi, in totale. Questo semplicemente perché il bilancio demografico ISTAT – principale fonte di dati per questo tipo analisi – non è aggiornato ‘immediatamente’, ma richiede un periodo di almeno 3 mesi (se non di più) per essere pubblicato.

Non soddisfatti, abbiamo dunque deciso di concentrarci sul cosiddetto ‘second best‘ (la seconda miglior soluzione), ovvero il confronto tra il numero di decessi dei pazienti risultati positivi al COVID-19 con la mortalità totale del 2019. Stiamo, insomma, forzando un po’ l’analisi, confrontando la parte (i morti positivi al COVID-19 nel Marzo 2020) con il tutto (tutti i morti nel mese di Marzo 2019). Il parallelo, anche se parziale, offre comunque indicazioni nette: nel corso dell’ultima settimana (quella compresa tra il 16 e il 22 marzo 2020) sono deceduti 2.238 pazienti positivi. Nel mese di marzo del 2019, invece, sono morte in media 2.046 persone a settimana, tenendo in considerazione tutte le possibili cause di decesso.

Prima di passare oltre è il caso di soffermarsi per un attimo su questo dato, proprio perché parziale. In Lombardia, tra il 16 ed il 22 Marzo, non si è smesso di morire per tutte le altre cause; quei decessi, purtroppo, ci sono e andranno poi sommati. In alcuni casi di pazienti positivi deceduti (in particolare quelli con patologie pregresse) probabilmente si è trattato di decessi inevitabili. Ma è chiaro che focalizzarsi sul fatto che la grande maggioranza dei decessi presentasse patologie pregresse non basta a spiegare l’enormità di questo dato.

Nel marzo 2019, in Lombardia ci lasciavano, per tutte le possibili cause di morte, 2.046 persone ogni settimana su una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti. Tra il 16 ed il 22 Marzo 2020, su un campione di poche decine di migliaia di lombardi, registriamo un numero di decessi più elevato. Anche se il numero dei contagi da coronavirus fosse sottostimato di circa 10 volte, come suggerisce il dottor Borrelli – capo della Protezione Civile – in una recente intervista, si tratterebbe di un numero chiaramente fuori scala rispetto alla mortalità normalmente registrata in Lombardia. Questo senza considerare i diversi reportage locali che segnalano la difficoltà a registrare tutti i decessi in certi territori, in particolare quello di Bergamo.

Confronto fra i decessi di pazienti positivi al COVID-19 nell’ultima settimana con i decessi medi settimanali a marzo 2019

In questo momento, come si nota dal grafico, la Lombardia è l’unica regione d’Italia in cui l’emergenza coronavirus è grave al punto da registrare, in una singola settimana, più decessi tra i positivi di quante persone fossero morte, in media, in una settimana di marzo 2019. Per questo motivo si sta sviluppando nel nostro paese una discussione sull’anomalia lombarda, con teorie spesso poco credibili e più o meno strampalate, tra cui quella sulla mutazione del virus o la bufala sul collegamento tra la diffusione dell’epidemia e l’installazione delle nuove reti 5G. La popolarità di quest’ultime è purtroppo in buona parte dovuta alla mancanza di dati più fini sull’epidemia di coronavirus, che aiutino a capire cosa stia effettivamente succedendo in Lombardia.

Grazie ad un ‘leak’ siamo entrati in possesso dei dati sui decessi di pazienti positivi al COVID-19 per provincia, con dettagli su età e patologie preesistenti. Emerge con chiarezza come il dato sui decessi non sia omogeneo su tutto il territorio lombardo. Trattandosi di un ‘leak’, e avendo a disposizione solo il numero dei decessi per provincia al 22 Marzo, non possiamo ricostruire l’evoluzione dei decessi su una singola settimana.

Per questo motivo modifichiamo il confronto: il riferimento sono questa volta i decessi registrati nell’intero mese di Marzo 2019, e non in media su sette giorni. Questo confronto ci sembra credibile: il primo decesso è stato registrato sul territorio lombardo il 22 Febbraio, esattamente un mese prima del nostro ultimo dato. Dal grafico sottostante si nota che l’anomalia lombarda è soprattutto legata a due province in cui decessi di pazienti positivi al Coronavirus dall’inizio dell’epidemia hanno superato i morti per tutte le cause nel marzo 2019: Bergamo e Lodi.

Confronto fra i decessi con COVID-19 al 22 marzo e i decessi totali nel marzo 2019 nelle province della Lombardia

A Bergamo si sono registrati 1.064 decessi con il coronavirus dall’inizio dell’epidemia, 178 in più di tutti quelli avvenuti nel marzo dell’anno precedente per qualsiasi causa. Stesso discorso in provincia di Lodi, dove ha avuto sede il primo focolaio italiano. Le due province che si avvicinano di più ai tragici numeri di Bergamo e Lodi sono quelle di Brescia e Cremona, anch’esse colpite duramente dal contagio e molto vicine al superamento dei decessi complessivi di marzo 2019.

In quasi tutte le altre zone della Lombardia (Milano, Pavia, Lecco, Monza, Como, Mantova, Varese e Sondrio) i decessi di pazienti positivi al coronavirus sono di gran lunga inferiori a quelli totali registrati un anno fa per tutte le cause possibili. Questi dati ci aiutano a capire che, così come il dato aggregato italiano è la somma di differenze situazioni a livello regionale, anche il dato lombardo, se preso come monolitico, è falsato. Le grosse divergenze tra le province lombarde emergono anche osservando il tasso grezzo di letalità, ovvero la percentuale di decessi sul totale dei casi positivi riportati il 22 Marzo 2020.

Tasso grezzo di letalità nelle province della Lombardia, in Italia e nel mondo

In effetti, nelle province di Bergamo e Lodi il tasso è superiore al 17%, un dato più alto di quello sino ad ora registrato nelle altre zone della Lombardia: circa il doppio del tasso grezzo di mortalità nella provincia di Milano e 10 punti sopra quello della provincia di Mantova, la provincia con il più basso tasso grezzo di letalità in Lombardia. Il confronto è impietoso anche con la media italiana, già molto elevata ma ‘ferma’ al 9,3% il 22 Marzo, o con il tasso registrato a livello mondiale: “solamente” del 4,4%.

Cosa può spiegare un tasso di letalità talmente elevato? Perché il virus sembra uccidere così tanto a Bergamo, mentre è più ‘clemente’, benché sempre letale, nel mantovano? Ancora una volta va cercata una risposta, o almeno un indizio, nei numeri. Grazie ai dati ottenuti, abbiamo potuto osservare alcune possibili spiegazioni.

Età media ed età minima dei deceduti positivi al COVID-19 nelle province della Lombardia

Una delle prime è l’età: nel bergamasco e nel lodigiano, forse per mera sfortuna – fattore esistente anche nel caso di un’epidemia – sono stati contagiati molti più anziani che nelle altre province. Purtroppo, il documento in nostro possesso non riporta l’età dei pazienti postivi, ma solo quella dei decessi, e questo riduce la portata dell’analisi. Tuttavia, almeno come indizio preliminare, il dato sull’età sembra funzionare solo parzialmente: l’età media dei pazienti positivi al COVID-19 deceduti a Bergamo (77,4 anni) e Lodi (78,2 anni) non è diversa da quella osservata nelle altre province lombarde. Anzi, è leggermente inferiore all’età media decessi COVID-19 riscontrata dall’Istituto Superiore di Sanità a livello nazionale (78,5 anni).

A tal proposito, a costo di fare una piccola digressione, ci sentiamo in dovere di chiarire un elemento, spesso frainteso nel dibattito attuale: il fatto che i decessi positivi al COVID-19 abbiano un’età media molto vicina all’aspettativa di vita in Italia (80,9 anni per gli uomini, che rappresentano la grande maggioranza dei decessi) non significa, ancora una volta, che queste persone fossero destinate a morire a breve. L’aspettativa di vita è infatti calcolata alla nascita: man mano che un individuo invecchia può superare una serie di eventi (per esempio incidenti traumatici sul lavoro) che possono interrompere una vita in maniera anticipata.

Il confronto è quindi falsato: chi arriva a 75 anni non ha, in media, davanti a sé meno di 6 anni di vita. Secondo i dati diffusi dall’Istat, ne ha circa il doppio: 11,8 anni. Nel caso di Bergamo e Lodi il dato è solo leggermente più basso: l’aspettativa di vita di un settantacinquenne, secondo l’Istat, è rispettivamente 11,7 e 11,1 anni. La descrizione dei deceduti per COVID-19 come “destinati ad andarsene a breve a causa dell’età”, oltre ad essere moralmente discutibile (si tratta di persone, nonni e nonne, zie e zii anziani, che tutti abbiamo intorno a noi) sembra anche poco corretta a livello prettamente numerico: anche se già anziani, a 75 anni si ha, in media, ancora più di un decennio di vita davanti a sé (e poco meno di un decennio a 78 anni).

L’altra spiegazione che abbiamo provato ad avanzare riguarda una differente distribuzione delle patologie pregresse: possibile che a Bergamo e Lodi il virus abbia colpito con più forza tra i pluri-patologici? Ancora una volta, il dato incompleto non ci permette di escludere questa ipotesi. Quello che registriamo è che tra i deceduti il dato sulle patologie pregresse non varia molto tra Bergamo, Lodi ed altre parti della regione. Anzi, rispettivamente il 12% e il 15% dei pazienti positivi deceduti nella provincia di Bergamo e Lodi non ne presentava alcuna, dato che rende Lodi la terza provincia lombarda per incidenza di decessi COVID-19 senza patologie pregresse registrate.

Patologie pregresse nei pazienti positivi al COVID-19 deceduti in Lombardia

Anche in questo caso, come per quanto riguarda l’età, ci permettiamo un piccolo inciso per chiarire un punto spesso frainteso: le patologie pregresse rappresentano un fattore di rischio, ma i decessi COVID-19 sin qui registrati in Italia non si distinguono in maniera particolare dalla popolazione italiana in quella fascia d’età. Come spiega il ricercatore ISPI Matteo Villa in questo thread su Twitter, i pazienti positivi deceduti presentavano una media di 1,5 patologie pregresse. Data l’età media, un dato in linea con quanto ci si potrebbe attendere: in media, i trentenni deceduti avrebbero lo 0,25% patologie pregresse, ma al crescere dell’età quest’ultime salgono fino a stabilizzarsi sull’1,5% dei settantenni, in linea con quanto registrato a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità per quanto riguarda i decessi legati al COVID-19. In altre parole, in quanto a patologie pregresse, gli anziani sin qui deceduti non sembrano essere diversi dagli anziani che abitano il nostro paese: non si trattava di una fascia di over-75 particolarmente debole o a rischio, ma di normali nonni e nonne.

Cosa può spiegare allora una letalità così elevata a Bergamo e Lodi? Da un lato, c’è il tema di quanti contagiati siano sfuggiti ai test: se in realtà i positivi sono di più, allora il tasso di letalità scende ed i morti rispetto ai contagiati non sono più il 17%. Questa, però, è solo una parte della spiegazione, che ignora un altro elemento fondamentale: l’altissimo numero di decessi registrati in queste due province. Per l’appunto, nel mese che ci separa dall’inizio dell’epidemia, il numero di decessi tra i soli positivi al coronavirus è superiore alla mortalità totale nel Marzo 2019.

Se i dati sui contagi dovessero confermare una sostanziale parità nella distribuzione dell’età e delle patologie tra i contagiati nelle province milanesi, come già emerge tra i decessi, allora la spiegazione per quanto riguarda i numeri di Bergamo e Lodi sarebbe da ricercarsi altrove. Probabilmente nella capacità che il virus mostra nel mettere in crisi i sistemi sanitari locali. Ogni sistema sanitario locale avrebbe quindi un numero di contagiati tutto sommato limitato rispetto alla popolazione, gestibile prima di perdere il controllo ed iniziare a vedere un forte incremento nel numero di morti. Non si tratta di un tema di poco conto, perché proprio su questo si giocherà, a breve, il discorso sul riaprire quando e come il paese.

L’importanza dei numeri

Per fare in modo che il mondo giornalistico e scientifico, ma anche più genericamente la cittadinanza, partecipino attivamente a questo dibattito abbiamo però bisogno di prendere in considerazione i dati. È stato possibile scrivere questo articolo grazie ad una fonte, ma in Italia vi sono senza dubbio centinaia di persone competenti, che pur non scrivendo su YouTrend, avrebbero meritato di ricevere queste informazioni al fine di ricavare indicazioni possibilmente ancor più rilevanti di quelle che noi siamo riusciti a sviluppare.

Non fraintendeteci. È comprensibile che nel bel mezzo del grande lavoro che tutti gli enti impegnati stanno svolgendo per risolvere l’emergenza coronavirus ci si sia un po’ dimenticati del tema dei dati. Tuttavia, più il tempo passa, più la trasparenza diventa importante non solo per comprendere cosa sia successo a Bergamo e Lodi, ma anche per capire come evitare che tutto questo si ripeta nel giorno in cui il paese riaprirà.

Grafici a cura di Giovanni Forti.

Matteo Cavallaro

Collezionista di titoli di studio, emigrato oltralpe, gran tifoso della Juventus. Mi occupo di tutto ciò che collega elezioni ed economia, cercando di capire come e se queste si possano influenzare a vicenda.

69 commenti

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  • una domanda… mi pare che mettiate a paragone i decessi TOTALI dello scorso anno con i decessi CON CORONAVIRUS di quest’anno.. Manca l’informazione dei decessi totali di quest’anno: se non sono saliti in modo considerevole dallo scorso anno si deve concludere che il virus non è così influente…

    • Condivido, l’ISTAT deve urgentemente fornire questi dati, altrimenti i danni causati dalla disinformazione saranno enormi.

    • Ciao Filippo, è corretto: per avere i dati dei decessi totali del 2020 bisognerà aspettare qualche mese fino all’uscita del Bilancio Demografico Istat sul mese di marzo (che uscirà a giugno, probabilmente). Il senso dell’analisi è proprio questo: se i soli decessi con Coronavirus sono così tanti, quanti saranno una volta che saranno conteggiati anche gli altri?

      • They are not have to be bigger. Some people could die anyway. How is it possible that you have data of people with covid and don’t have data of all people died ?

        • Exactly. Total disinformation. If every year people could read the data of daily hospitalizations and deaths due to flu, people would no longer leave their homes

        • Hi Piotr, data of people dead with Covid-19 is published officially everyday because we’re in a national emergency, while to have data on overall deaths (by province or municipality) we’ll need to wait until around June. Thanks for your question!

          • C’è da dire che lo stesso Borrelli ripete ogni volta che stanno contando TUTTI i morti, sia CON che SENZA coronavirus. Quindi può essere che queste ‘stime’ non siano così poi tanto distanti da quello che sarà la cifra reale

    • Buongiorno se 2+2=4 forse se la Lombardia ha circa 10 milioni di persone facendo un tampone a tappeto ci accorgiamo che la percentuale è molto bassa e uccide di più un tumore.. Ricordo che sotto i 30 anni non fanno tampone perché non a rischio… Io sono spaventato da questa informazione finta catastrofica che pagheremo molto cara

  • Buongiorno,

    complimenti per la bellissima analisi. Mi permetto un’ipotesi da ignorante: è possibile che possa banalmente centrare il fatto che Lodi (dove vivo io) e Bergamo siano (almeno da quanto ricordo) state le prime 2 province ad avere avuto un picco di contagi e forse gli ospedali non erano ancora abbastanza informati ed attrezzati?

    • Ciao Paolo, lo spunto è interessante ed è probabile che i tempi di diffusione e l’attrezzatura del servizio sanitario siano fattori fondamentali, in mezzo ad altre con-cause, nel determinare l’alto numero dei decessi di Bergamo e Lodi.

      • O come anche il fatto che da li a pochi giorni (credo 2 settimane da 23 Febbraio) tutte le regioni abbiano applicato un lock-down?

  • Due domande:
    la farmaco vigilanza della Regione non ha informazioni rilevanti sui mesi di Novembre e Dicembre 2019 + Gennaio 2020, sulla prescrizione di antibiotici per infezioni respiratorie? Potrebbe essere interessante vedere se c’erano gia’ dei segnali/picchi di prescrizioni.

    Seconda domanda: per attenuare il double (triple) counting nel numero di tamponi, non si potrebbe sottrarre il numero di guariti, che dovrebbero essere dichiarati tali dopo il second test negativo (eseguito 24h dopo il primo)?

    Grazie

  • Siamo veramente il paese dei filosofi e del nulla fritto: andate a chiedere al 7500 morti se sono morti “per” o “con”. Anche un bambino delle elementari capisce che senza coronavirus questi nostri concittadini, parenti, amici non sarebbero morti, sarebbero ancora a casa con le loro famiglie e i loro affetti. Queste analisi sono pericolose e diseducative perchè fanno passare il messaggio che il coronavirus è meno pericoloso di quanto non sia nella realtà e induce chi si sente sano e forte a prendersi rischi e a mettere a repentaglio la salute di chi gli è vicino. Il mio suggerimento accorato è di svolgere queste analisi una volta che tutto sarà passato, non oggi. Oggi sono a mio avviso intollerabili e dimostrano una leggerezza che non ci possiamo permettere.

    • Ciao Marco, rispondo a titolo personale (quindi non a nome di YouTrend o di Matteo): per quanto ho capito, una delle chiavi di lettura di questa analisi era proprio cercare di capire se fosse appropriata o meno la divulgazione fatta da alcuni responsabili dell’emergenza, che cercano in ogni occasione possibile di sminuire i numeri parlando di deceduti “con” il Coronavirus. Dai dati che abbiamo ricevuto si può affermare, come dice Matteo Cavallaro nell’articolo, che “i decessi COVID-19 sin qui registrati in Italia non si distinguono in maniera particolare dalla popolazione italiana in quella fascia d’età”.

      Insomma, l’obiettivo era esattamente dire quanto dici tu, cioè affermare che “senza coronavirus questi nostri concittadini, parenti, amici non sarebbero morti”, a differenza di quanto viene troppo spesso detto. Spero di averti risposto,
      Giovanni

      • Caro Giovanni,
        non ha senso rispondere ad un commento, non scientifico. Il vostro impegno e’ apprezzabbile ora, in questo momento. Se la pandemia sara’ ciclica, come avvenuto in altri casi, che facciamo, sospendiamo le critiche ben fondate? Se dalle vostre analisi quantitative esce fuori che e’ necessario un maggior flusso di dati/informazioni, bisogna che vi cospargete di cenere il capo per aver fatto presente il problema? Cerchiamo di stare lontano dalla Cina, dove si indica come disfattista chi prova a guardare la realta’.
        Infine, la vostra competenza nell’ambito scientifico e’ fuor di dubbio, e non ha certo bisogno di essere difesa.
        Con stima.

    • Infatti, sarebbe anche interessante conoscere il dato dei deceduti del personale medico in questo ultimo mese e confrontarlo con quello di una anno fa, nei medesimi nosocomi

    • Il realtà con tutto il rispetto il nulla fritto sembra più il Suo, infatti il Suo non è un commento suffragato da fatti e dati, ma da Sue emozioni. Ovvero come dice Lei, il nulla fritto.
      Lei sostiene che non sia importante “con” o “per”? Tesi bizzarra: secondo Lei quindi se un malato di emofilia si tagliasse un dito e morisse per la perdita di sangue, sarebbe un morto per arma da taglio e non per emofilia.
      E anche un bambino delle elementari, in realtà, capisce dai dati che la stragrande maggioranza dei decessi “con” COVID-19 sarebbe avvenuta probabilmente entro pochi mesi, essendo pazienti con quadro clinico compromesso. E che molti erano già in ospedale per la gravità delle patologie che avevano. Quindi non sarebbero affatto “ancora a casa con le loro famiglie e i loro affetti”.
      E glielo dice uno che in questo mese ha perso due parenti: di entrambi ci aspettavamo a breve il decesso.
      Saluti

      • Scusi, e tutti coloro che, invece, non avevano patologie pregresse? Tutti i 71 medico, ad oggi, deceduti, di cui molti in giovane età? E chi dice che coloro che avevano patologie pregresse, invece, avrebbero avuto un miglioramento, in assenza di Covin? Qui si parla di sarebbe, probabilmente, ipoteticamente. La realtà, bella e spiattellata, è che tutti i deceduti sono deceduti a causa del Covin. Realtà incontrovertibile.

  • Ciao,

    Secondo me la risposta è nei tamponi fatti e di conseguenza nei casi emersi con i dati qui https://lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/#box_5

    Possiamo vedere che il Veneto ha fatto quasi tanti tamponi quanti la Lombardia. È verosimile pensare che i circa 6500 casi Veneti siano una stima più vicina all’effettivo valore assoluto in regione dei casi totali.
    La fatalità Veneta infatti è al 4% (in linea con il resto del mondo).

  • Analisi interessante, ammirevole come siate riusciti a reperire tutti questi dati.
    Se posso darvi un consiglio, se vi è possibile rivedete un attimo il paragrafo sul numero medio di patologie pregresse nei deceduti, perché ci sono un paio di segni percentuali di troppo che rendono la lettura meno “immediata”, e seppur venga detto che vi è tendenzialmente una coerenza con il numero medie di comorbidità nella popolazione generale della stessa età, la formulazione della frase rende secondo me la lettura poco chiara (i “trentenni deceduti” detta così sembrano a causa del Covid19; si potrebbe a mio avviso riformulare con una cosa del tipo “in media, i trentenni che decedono nella popolazione generale presentano ciascuno 0.25 patologie pregresse, etc”.
    Attendo con interesse eventuali aggiornamenti o ulteriori analisi con nuovi dati!

  • Bravo YouTrend. Sarebbe molto utile (la conclamata ma non praticata trasparenza) avere i dati sui decessi Covid per provincia.
    Utilizzerei delle medie mobili (periodo 3 ?) per capire meglio il trend dei contagiati (15 GG. prima) e intervenire con maggior rigore per circoscrivere, su aree ancora piu’ ristrette, il contagio: non tutti i territori sono uguali per pericolo di contagio. Investire piu’ risorse sulle zone piu’ a rischio (senza perdere di vista le altre) sembrerebbe ovvio.

  • Caro Matteo, analisi molto interessante ed ipotesi tanto inquietante quanto verosimile. Non so se hai già letto questa analisi fatta da Nicholas LePan qualche giorno fa in cui correla la capacita delle nazioni di affrontare la pandemia ovvero essere preparata e l’impatto della pandemia stessa https://www.visualcapitalist.com/global-pandemic-preparedness-ranked/. La conclusione è analoga alla tua: “Although it is still extremely early, there appears to be a relationship between a nation’s health security and its ability to cope with pandemics”

    Mi chiedo e ti suggerisco, per dare un valore statisticamente significativo alla tua ipotesi, perche non normalizzi i dati dei tuoi grafici per disponibilità di letti in ospedale per provincia/comuni analizzati, e per disponibilità di letti in terapia intensiva per provincia/comuni analizzati.

  • È possibile avere il confronto tra i morti totali per qualunque causa nelle ultime 4 settimane in lombardia e quelli di gennaio 2017 ?
    Io ho trovato solo il dato nazionale per quest ultimo periodo che è di 75MILA.
    Se facciamo finta che inquinamento o altri fattori ambientali nel 2017 fossero inesistenti, comunque con una popolazione di 10milioni mi attendo che ci siano stati minimo 12.500 decessi mentre 2mila x 4 settimane farebbero 8mila decessi. Ne mancano ancora 4mila per arrivare a pari.

    • Sull’ISTAT all’anno 2017, le morti totali annue per
      – influenza
      – polmonite
      – dovute a problemi all’apparato respiratorio
      sono di circa 54.300, che ovviamente non sono spalmabili omogeneamente per tutti e 12 i mesi

    • Ciao Paolo, il bilancio demografico ISTAT con il dettaglio dei decessi esce circa 3 mesi dopo la fine del mese in corso, quindi per marzo dovremo aspettare circa la fine di giugno.

  • Ciao, articolo molto interessante soprattutto per i dati aggiuntivi che sono stati trovati/ottenuti. A riguardo, ci sono informazioni anche su vaccinazioni dei positivi e dei morti, in particolare il vaccino dell’influenza?

    • I am looking for the numbers of all deaths in Italy during coronavirus. All, it means cases with corona and the others. Can someone send me a link ?

      Sto cercando il numero di tutti i decessi in Italia durante il coronavirus. Tutto, significa casi con corona e gli altri. Qualcuno può inviarmi un link?

  • Il fatto che i dati sul Coronavirus ci impiegano un giorno ad arrivare mentre quelli dell’ISTAT ci impiegherebbero alcuni mesi mi lascia perplesso, secondo me qualcuno ha interesse a non divulgare i dati della mortalità totale, che consentirebbero statistiche più attendibili.

    • Ciao Maurizio, i dati del bilancio demografico ISTAT sono sempre stati pubblicati un po’ di tempo dopo. Sembra difficile immaginare che questo lasso di tempo si accorci mentre siamo in un’emergenza che prevede la chiusura o il lavoro da casa negli uffici pubblici (quindi dell’ISTAT e delle anagrafi).
      Ciao!

      • I dati aggiornati dei decessi in Italia per giorno, mese ed anno e per luogo credo li ha certamente l’ INPS a cui noi medici necroscopi inviamo a distanza massimo di 24 ore la notifica informatizzata ! Non dovrebbe essere difficile avere il dato richiesto entro un paio di giorni dalla fine di marzo

  • Mi complimento per la buona volontà dimostrata nel dare una risposta a questo dilemma.
    La domanda da farsi è:
    Quante morti sono dovute a Cowit 19?
    Quanti morti sono dovuti ad altre patologie e che erano portatori silenti di Cowit 19
    Quante morti in più ha prodotto solo il Cowit 19 veramente rispettetto alle morti che sarebbero comunque avvenute.
    Grazie Benedetto

    • Ciao Benedetto, non appena avremo i dati sul numero complessivo dei morti proveremo a dare risposte più approfondite. Grazie!

  • Non puoi fare un regressione con un dummy per la eta? Cosi puoi vedere che parte delle gente con nessuna segnalita muoiono corretto per eta. E molto facile a fare in STATA o SPSS.

  • Scusate, ma la vostra analisi non è del tutto convincente. Io so per certo che i dati relativi alla mortalità generale in Italia nei primi due mesi dell’anno sono stati più bassi del solito. Sarebbe interessante quindi confrontare i primi tre mesi del 2019 con i primi tre mesi del 2020. Per tutte le cause di morte. Questo è quello che va fatto, per vedere se le misure che ci chiudono tutti in casi e che distruggono l’economia del paese portandolo alla fame sono pienamente giustificate.
    L’anno scorso in Italia ci sono stati 647.000 decessi. Per ogni causa. In tre mesi la media fa più di 160.000. Essendo i mesi invernali, la media è sicuramente più alta: diciamo 170.000.
    Vorrei capire quanti morti ci sono stati in Italia nei primi tre mesi di quest’anno. Solo se ci dovesse essere un forte incremento le misure prese dal governo sarebbero giustificate in pieno. Sei i diecimila morti con COVID-19 fossero tutti in aggiunta, allora avremmo un incremento del 5,8%. Ma a mio parere i decessi di questo mese sono sovrapponibili a morti per altre cause: in altre parole una buona parte di questi diecimila sarebbe morta ugualmente in questo mese perché malati gravemente di patologie del cuore o tumori.
    E anche questo dato non sarebbe comunque completo: il COVID-19 accelera il decesso di pazienti con pochi mesi di speranza di vita, questo è ormai chiaro. Ovvero molte persone morte con COVID-19 sarebbero decedute durante l’anno. I conti veri e propri si faranno solo alla fine dell’anno, e ho paura che riserveranno molte sorprese e che determineranno un allarme fortemente esagerato (a parte il problema dell’intasamento degli ospedali; il problema infatti è di “portata” del SSN, non di oggettivo allarme per la salute di tutti)

    • Ciao Roberto, anche a noi piacerebbe avere dati più aggiornati sul totale dei decessi, ma chiaramente è molto difficile in questa fase in cui l’emergenza comporta la chiusura delle anagrafi. Diverse fonti giornalistiche, comunque, riportano che i morti sono decisamente di più del consueto e anche più di quanti ufficialmente riportati dai bollettini ufficiali, fino al +400% in provincia di Bergamo. Per questo è quanto mai opportuno basare i propri giudizi su dati concreti: su quali fonti ti basi per dire che i decessi nei primi due mesi sono stati più bassi del solito, così possiamo approfondire? Grazie e a presto, Giovanni

    • Mi sono fatto un’idea uguale a quella del sig. Fontana. L’unica cosa che non riesco a trovare sono i decessi di medici ed operatori sanitari negli ultimi anni, un ‘ ultima domanda che mi pongo è a cosa serve Italia ora se non è aggiornato in tempo reale?

  • Al netto di tutti coloro che, effettivamente, in presenza di patologie, più o meno gravi, sarebbero deceduti anche in assenza del virus, viene da chiedersi: possibile che tutti gli altri deceduti non fossero esentati da tali patologie? Ad oggi, poi, sono stati conteggiati 51 deceduti facenti capo al settore sanitario (medici, infermieri, volontari, ecc.). Quanti di questi, esattamente un anno fa da oggi, sono deceduti per cause esterne ad un virus? Io penso di debba fare un esame di coscienza.

  • Buonasera. Nel 2019 sono decedute 647.000 persone per tutte le cause. Ammesso e concesso che in alcune città vi siano stati molti più decessi ora rapportando lo stesso periodo dello scorso anno, perché su scala nazionale la media dei morti non si discosta di molto da quella dello scorso anno, ovvero 1700 circa morti al giorno?
    So che il conto sia molto approssimativo però qui si parla di 800-900 persone morte per coronavirus al giorno, se aggiunte ai 1700 (per altre cause) dovrebbero uscir fuori tutti altri numeri o no?
    Grazie

    • Esattamente. Ho scritto le stesse cose un paio di post sopra il tuo. “Temo” (in realtà, sarebbe un fatto più che positivo, il timore riguarda l’eventuale “manipolazione” più o meno involontaria dei dati) che di decessi in più, rispetto a qualsiasi altro anno, ce ne saranno pochi alla fine del 2020.
      Per carità: la malattia c’è. Se non ti comporti adeguatamente (secondo le raccomandazioni dei medici), il rischio di prendersela è alto.
      Ma il numero dei decessi in più, dato tutto ciò, sarà probabilmente molto ma molto basso.
      Inoltre visto che le autorità mediche e politiche continuano a dirci, anche adesso a fine marzo, come ogni settimana di marzo, che le misure di restrizione stanno facendo effetto solo adesso, sarà interessante sapere i dati dei decessi nei primi tre mesi dell’anno, ovvero mesi in cui, per conseguenza logica dell’affermazione precedente, il virus circolava liberamente. Credo che avremo delle sorprese.

      • Torno su questo articolo dopo mesi per copiare e incollare questa intervista a Graziano Onder (ISS) pubblicata oggi 1 settembre 2020 in cui ci spiega quello che io, che non sono medico e nemmeno un laureato ma che faccio l’informatico da vent’anni e conosco la matematica e la statistica, avevo capito, come si vede dai miei post in questa pagina, già a marzo

        “Nelle città del Nord Italia la mortalità complessiva è in netta diminuzione e, secondo un rapporto del ministero della Salute, passa da un +11% di maggio a -4% di luglio. Come mai?
        «Il fenomeno in epidemiologia viene chiamato harvesting, letteralmente “mietitura”, e indica l’eccesso di mortalità anticipata. Tra marzo e aprile nei grandi centri urbani si sono avute punte di mortalità altissime, a Bergamo il 500% in più. Ora è normale che i numeri si vadano riequilibrando e non sorprende la tendenza alla diminuzione».

        Perché?
        «Il coronavirus ha compiuto quella che con una brutta parola possiamo descrivere come selezione. Ha fatto andar via prima del tempo persone in avanti con gli anni o colpite da altre malattie che si sarebbero spente per cause naturali nel periodo successivo. Dopo la tempesta scatenata dal Sars-CoV-2 assistiamo adesso al riassestamento».

        Lo studio è stato prodotto da un gruppo di lavoro creato al ministero per monitorare gli eccessi di mortalità legati alle ondate di calore. L’effetto harvesting è atteso in altre situazioni?
        «Viene osservato anche nelle epidemie influenzali. I virus dell’influenza peggiorano le condizioni di pazienti fragili. Però il fenomeno si distribuisce in un periodo più lungo, il Covid invece ha provocato la morte migliaia di persone in poche settimane».

        Qual è il significato del rapporto?
        «Conferma che il coronavirus non miete più vittime e che siamo tornati ai numeri di gennaio-febbraio quando l’epidemia non era ancora cominciata. In quei mesi la mortalità rispetto alla media dei 5 anni precedenti era inferiore del 3%. Quindi siamo partiti da una situazione di vantaggio. Però sarebbe un errore leggere questi dati in chiave troppo ottimistica. Al contrario dobbiamo essere ulteriormente incoraggiati a perseverare nei corretti comportamenti per aiutare la sanità a contenere l’epidemia e prevenire tante morti anticipate».

        Cordiali saluti a tutti gli allarmisti che hanno rovinato l’Italia

    • Buonasera Carolina, su che fonti ti basi per dire che “su scala nazionale la media dei morti non si discosta di molto da quella dello scorso anno, ovvero 1700 circa morti al giorno”? Se ci puoi dare un link approfondiamo volentieri, grazie

      • Questo genere di risposta è irritante. Applichiate la tattica del Cicap o dei debunker “Chiedi le fonti”? Sono i numeri stessi che vengono dati implicano che i dati non sono molto diversi da quelli degli altri anni: i morti giornalieri di media nel 2019 sono stati 1800. Nei mesi invernali a rigor di logica sono di più (si muore di più nei mesi invernali che d’estate, proprio per l’influenza e le malattie respiratorie, questo lo sapete almeno?) e infatti la media nazionale nei mesi invernali è sopra i 2000. Lo dice il presidente dell’Istat. E non dite “dammi il link, così gli chiediamo informazioni”! Trovatelo!
        Siete voi che fate i giornalisti e che dovreste sapere le cose che so io, che faccio un altro mestiere. Informatevi, dunque.
        Ora foss’anche che per due mesi i morti sono stati 2500 o 2800, non cambia molto la media dell’anno. La conoscete la matematica?

        • Ciao Roberto, l’eccesso di mortalità è stato di quasi 50.000 persone decedute, concentrate prevalentemente in due mesi. Questo, conoscendo la matematica, si discosta molto dalla media precedente, quindi è quantomai opportuno verificare le fonti addotte da chi sostiene il contrario.

  • Interessante, ma qualcuno dovrebbe analizzare il fatto che stiamo affrontando l epidemia solo in ospedale quando ormai i pazienti sono gravi, è quasi assente l assistenza domiciliare, i medici di famiglia non visitano, fanno solo consulenze telefoniche. I pazienti a casa sono abbandonati a se stessi. Nessuno li cura e controlla che loro e i familiari non esportano il contagio

  • Quello che non comprendo io è che nel 2019 a gennaio la popolazione italiana era di 60.359.546 e ci furono 647.000 decessi pari al 10.72 xmille. FONTE https://it.wikipedia.org/wiki/Demografia_d%27Italia#Natalit%C3%A0_e_mortalit%C3%A0

    Oggi alle 15:30 la popolazione italiana conta 60.344.825 persone e ci sono stati dal 01/01 112.056 nati e 165.177 decessi, quindi al 01/01 la popolazione era di 60.291.704 persone. FONTE
    https://www.italiaora.org/

    Pertanto 165.177 (decessi) diviso la popolazione al 01/01 60.291.704 abbiamo una rapporto di decessi pari al 2.74 xmille che motiplicato x 4 trimestri (oggi 30/03) arriviamo al 10.96 xmille valore quasi identico al tasso di mortalità del 2019.
    Pertanto si deve concludere che il virus probabilmente non è così influente….almeno se non ho sbagliato i calcoli…

      • esatto, i dati dovrebbero essere confrontati ed analizzati per regione (non dimentichiamoci che ad ora l’80% dei casi sono in Lombardia ed Emilia Romagna) , e valutandoli in uno spazio temporale piu’ lungo (direi da gennaio a dicembre), per accertare il reale impatto del Covid-19 sulla mortalita’

    • Ciao Angelo, per quanto mi risulta il contatore di Italia Ora non è un conteggio reale, ma una serie di elaborazioni statistiche sui dati degli ultimi mesi disponibili. Infatti, nessuna delle fonti ISTAT citate da Italia Ora è aggiornata ad oggi, e nemmeno a febbraio 2020: probabilmente il motivo è questo.

      • salve, segnalo che nel dicembre 2019 è stata completata nelle zone di bergamo e brescia una campagna di vaccinazione meningococcica straordinaria (33.500 vaccini) , e che fra le reazioni possibili a detto vaccino, come a quello influenzale, è elencata la polmonite. tutto da verificare, naturalmente, ma questa potrebbe essere una causa rilevante dell’inspiegato aumento di letalità in quelle zone da voi segnalato. https://disquisendo.wordpress.com/2020/04/02/54/

        • Ciao Livio, le vaccinazioni sono state completate a fine dicembre, e non esiste alcuna prova che ci sia una correlazione con l’elevato numero di morti di pazienti positivi al Covid-19 di tre mesi dopo. Peraltro, non risulta che la polmonite sia una conseguenza frequente della vaccinazione anti-meningococcica: qui un sito informativo dell’Università di Ginevra, che stima l’incidenza degli effetti collaterali diversi da quelli frequenti fra 1 su 100.000 e 1 su 1.000.000. Comunque, proviamo ad approfondire la questione. Grazie e a presto!

  • Non mi è chiara una cosa,la conta dei decessi giornalieri, dato divulgato dalla protezione civile nel comunicato delle 18, è relativo alle persone riconosciute positive al Covid19 oppure è il dato di tutti i decessi italiani.
    Mi sembra che non sia mai stato chiarito.
    Grazie

  • Circa il 50% della popolazione di Bergamo ha assistito alla partita Atalanta Valencia a fine febbraio direi che sia un buon punto su cui basarsi per fare dei calcoli!

  • Buongiorno, mi complimento per l’accuratezza con la quale e’ stato redatto l’articolo. Mi complimento anche per la pacatezza ed il buono senso adoperato nel rispondere alle domande poste in coda all’articolo. Ero giunto alle medesime conclusioni qualche tempo fa (più o meno nello stesso periodo in cui fu scritto l’articolo) sulla situazione a Bergamo, basandomi sui dati ISTAT ed arrivando alla conclusione che raffrontando i morti del marzo del 2019 e del marzo 2020, i morti di marzo 2020 del solo Covid 19 erano superiori a tutti i morti del marzo 2019 di tutte le possibili cause di morte. In riferimento alla parte finale dell’articolo in cui si sostiene che l’inefficienza di un sistema sanitario non preparato ad una emergenza di tale entità ha favorito un maggior numero di vittime mi chiedo se tale problema possa essere esteso a livello nazionale raffrontando ad esempio i dati degli ospedalizzati italiani con quelli tedeschi. La percentuale degli ospedalizzati in Germania appare molto più alta di quella italiana e come e’ noto la letalita’ e’ decisamente inferiore. Su 138000 circa contagiati totali in Germania circa 81800 son stati ospedalizzati quindi il 59% del totale, in Italia su 168000 ne sono stati ospedalizzati circa 41000 quindi il 24% del totale. Mi chiedo quindi che se i dati tedeschi suggeriscano che un tempestivo ricovero in strutture adatte consenta una riduzione significativa del tasso di letalita’.

  • Proseguo il commento precedente. La necessità di capire i dati tedeschi nasce dalla necessità di capire anche il tasso reale di letalita’ del covid 19 in un momento in cui, nonostante dati poco confortanti, ci invitano ad un ritorno all’attività lavorativa ed alla normalità. Un celebre scienziato in una celebra trasmissione citando uno studio inglese (5.9 milioni) ha ipotizzato 6 milioni di contagiati la cui conseguenza sarebbe un tasso di letalita’ dello 0,35% circa, da un breve calcolo dedotto dalle stime di un quotidiano nazionale la letalita si attesterebbe intorno allo 1,5%. Ipotizzando una immunità di gregge resa possibile con il contagio del 75% della popolazione italiana dovremmo avere 45 milioni di contagiati e circa 150000 morti considerata una letalita’ dello 0,35% e di circa 575000 morti considerato l’1.5%. Mi pare molto difficile arginare un virus che ha colpito 6 milioni di persone, il lock down servirebbe solo a rallentare il contagio per consentire agli ospedali di prendere respiro e poter curare in modo più appropriato i malati.

  • Chiedo scusa per inserire così tanti commenti ma non trovo spesso articoli così ben argomentati pertanto mi permetto fi aggiungere altri spunti di riflessione. Ritenendo essenziale capire il tasso di letalita mi son chiesto fin dallo scoppio della epidemia perché non si sia analizzato un campione di persone per potere comprendere la percentuale di contagiati tra la popolazione. In questo periodo pare si stia provvedendo ad individuare un campione della popolazione per effettuare test sulla popolazione. Mi chiedo se siano stati eseguiti test su campioni della popolazione in qualche parte del mondo e quindi se li potete citare o rendere disponibili. Grazie.

  • Mi permetto di aggiungere una ulteriore riflessione. Due giorni fa il dottor Brusaferro ha sostenuto che in Italia il 90% della popolazione non e’ ancora entrato in contatto con il virus racvandandoci quindi di usare prudenza e di essere ben lontani dal l’immunità di gruppo. In altre parole però sarebbe come dire che il 10% cento sarebbe entrato a contatto con il virus. Mi chiedo se entrare a contatto con il virus possa significare essere stati infettati. Il 10% di circa 60000000 di persone che e” la popolazione italiana sono 6 milioni di persone. 6 milioni di persone e’ una cifra che non mi pare potrebbe consentire un contenimento definitivo dell’epidemia. Il lock down, le misure di contenimento consentirebbero soltanto di non mettere ulteriormente in crisi il sistema sanitario. Stranamente la cifra coincide con quella citata dal solito eminente scienziato nella solita celebre trasmissione e che si rifà ad uno studio inglese. Il totale dei contagiati ufficiali in Italia oggi e’ di 172000 persone, 6 milioni sono 35 volte tanto. Se così fosse il tasso di letalita’ che secondo i dati ufficiali sarebbe circa del 12,8%, dovrebbe essere dello 0,37‰.con questi dati per arrivare ad una immunità di gruppo e supponendo la necessità di arrivare ad un 75% dei contagiati quindi a circa 45 milioni di persone dovrebbero xontagiarsi ancora 39 milioni de ne dovrebbero morire più di 150000. Centocinquantamila defunti per covid 19 e’ un numero enorme ma molto più piccolo di quelle che dovrebbero defungere secondo la letalita desunta dei dati ufficiali per arrivare ad immunità di gruppo (il 12,8% di 45 milioni di italiani quindi 5760000, quasi 6 milioni di persone)

  • Purtroppo (per voi :-)) c’e’ un ultimo ragionamento che vorrei sottoporvi. Ci sono tre posti al mondo con il numero più alto di contagi. Cremona, New York, e Madrid. In tutti e tre i posti il contagio si aggira intorno allo 1,5%.Dei tre l’unico che dovrebbe avere una statistica simile a quella italiana dovrebbe essere Cremona. Se sulla base della mia ipotesi desunta dai dati di Brusaferro e dell’eminenete scienziato della solita celebre trasmissione moltiplicassimo x 35, il contagio reale dovrebbe aggirarsi intorno al 52,5% prossimi ad una immunità di gruppo. Se malauguratamente il contagio dovesse espandersi fino al 2,2% sarebbe interessante vedere se finalmente il contagio si fermerebbe. Mi rendo conto che si tratta di ragionamenti ipotetici basati su altre ipotesi ma mi farebbe piacere che cosa ne pensate. Passo e chiudo, spero…

    • Ciao Jacopo, l’ipotesi è interessante, ma non è detto che si arrivi nelle prossime settimane a un’incidenza del 2,2% a Cremona, perché significherebbe un aumento dei casi di quasi il 50% rispetto ad oggi. Probabilmente è meglio affidarci ai test sierologici a campione che verranno fatti nelle prossime settimane, ma è comunque un’ipotesi da considerare. A presto!

      • Grazie Giovanni per la risposta. Anche io sto aspettando i risultati dei test sierologici. Purtroppo i pochi che abbiamo afferiscono a piccole realtà (Robbio e Ortisei), e in Toscana a fine Marzo a quanto pare ne son stati distribuiti 70000 ma ad oggi ho trovato solo i primissimi e parziali risultati. Non capisco perché tardino così tanto. Per avere una stima approssimativa basterebbero anche dei tamponi su campione scelto e limitato della popolazione. Sarebbe molto importante per capire la letalita del covid 19. Io fin adesso ho trovato ben poco. Non sono pratico di questo social, se non ledo qualche norma posso condividere i link che ho individuato. A presto!

      • Hi Giovanni. This is translation from Google:

        Poco prima delle consultazioni del Cancelliere con i primi ministri degli Stati federali, il noto dottore legale di Amburgo Klaus Püschel ha sostenuto di riaprire la Germania. Il tempo dei virologi è finito.
        Il medico legale di Amburgo Klaus Püschel sostiene che riaprirà lentamente la Germania. “Ora è il momento giusto”, ha detto all’hamburger Abendblatt.

        Inoltre, il tempo dei virologi era finito. “Ora dovremmo chiedere agli altri qual è la cosa giusta da fare nella crisi della corona, come la medicina di terapia intensiva”.

        Pensa anche che Covid-19 sia una “malattia virale relativamente innocua”. Secondo Püschel, i decessi che ha esaminato hanno avuto malattie così gravi in ​​precedenza che “anche se sembra difficile, tutti sarebbero morti nel corso di quest’anno.” La Germania ha dovuto imparare a convivere con il virus e senza quarantena.

        Lo psichiatra per bambini e adolescenti Michael Schulte-Markwort ha dichiarato: “Nessuno dei numeri che conosciamo giustifica la paura che viene alimentata dal virus in Germania”.

        Aveva l’impressione che la paura diventasse gradualmente indipendente, che le buone notizie relative al virus non fossero più percepite.

        And also another article. This one is from Poland:

        https://gazetakrakowska.pl/koronawirus-jak-nie-zadbacie-o-swoja-odpornosc-maseczki-nie-pomoga-rozmowa/ar/c1-14919962?fbclid=IwAR3SvBML_fmrzEKQKvWXIUe2yG3_jIhMbOET8gFILWY1_rkp7UJl2E2c4e8

        And translation from Google – last sentences:

        Manderesti persone durante un lungo weekend per passeggiate o al caffè?
        Devi essere ragionevole. Consiglierei gli anziani. Ma come faccio a vedere quanto tampone arriva nel mio ospedale … In realtà pochi hanno il coronavirus. Quasi tutti lo attraversarono dolcemente, tranne uno che era gravemente malato. Sai, nel mondo medico si dice che la migliore valutazione sia la valutazione patomorfologica. Fa la sezione, quindi non si sbaglia, perché vede tutto.

        “Dottore dell’ultimo contatto”, una bella dichiarazione.
        Sto andando a qualcos’altro. I patomorfologi affermano che sul loro tavolo non hanno incontrato una sola persona che sarebbe morta di coronavirus. C’erano forse tre di queste persone in Italia. Dirò brevemente, in termini di medicina, il coronavirus non è una pandemia.

        • I forgot to add translation who is this doctor from Poland. You can google him:

          Parliamo con il dott. Zbigniew Martyka, capo del reparto infettivo di Dąbrowa Tarnowska.

  • Mi pare fosse la Capua ma sto leggendo adesso una intervista a Graziano Onder (ISS) che dice esattamente le stesse cose

    https://www.corriere.it/cronache/20_settembre_01/per-decessi-siamo-livelli-gennaiocolpiti-piu-fragili-ora-riassestamento-2317647c-ec89-11ea-a43c-ac43602f1ffa.shtml

    Qual è il significato del rapporto?
    «Conferma che il coronavirus non miete più vittime e che siamo tornati ai numeri di gennaio-febbraio quando l’epidemia non era ancora cominciata. In quei mesi la mortalità rispetto alla media dei 5 anni precedenti era inferiore del 3%. Quindi siamo partiti da una situazione di vantaggio. Però sarebbe un errore leggere questi dati in chiave troppo ottimistica. Al contrario dobbiamo essere ulteriormente incoraggiati a perseverare nei corretti comportamenti per aiutare la sanità a contenere l’epidemia e prevenire tante morti anticipate».

    Cordiali saluti a tutti gli allarmisti che hanno rovinato l’Italia