Durante i due mesi passati l’Istituto Superiore di Sanità ha prodotto diversi report sulla situazione del contagio da Coronavirus in Italia. Fino ad ora sono stati prodotti dodici bollettini e il primo risale al 9 marzo; inizialmente, al loro interno erano riportati i dati del lunedì e del giovedì, ma nelle ultime due settimane l’ISS ha deciso di pubblicare un solo report il giovedì. Il primo documento, quello del 9 marzo, non conteneva i casi suddivisi per genere e nemmeno i dati relativi ai pazienti over 90 (si fermava infatti agli over 80). Andiamo quindi a osservare i dati contenuti nell’ultimo bollettino, quello più completo del 23 aprile, prestando particolare attenzione all’evoluzione dell’epidemia in base alle varie fasce d’età.
Chi è attualmente contagiato
Il bollettino aggiornato al 23 aprile mostra che a livello nazionale ci sono 82.821 uomini e 90.895 donne contagiate, per un totale – aggiungendo 427 pazienti di cui non si conosce il genere – di 177.143 persone. I pazienti di sesso maschile rappresentano quindi il 48,7% dei casi, mentre quelle di sesso femminile il 51,3%. A livello di decessi la situazione è però profondamente diversa: il 63,3% riguarda gli uomini e il 36,6% le donne, un fenomeno che si era già visto nell’analisi dei micro-dati della Lombardia.
Complessivamente, la fascia d’età più colpita è quella compresa tra i 50 e i 59 anni con 32.524 casi, pari al 18,4%. A seguire gli anziani tra gli 80 e gli 89 anni con 30.534 casi, il 17,2%. Le meno colpite sono invece le fasce più giovani: tra gli under 20, infatti, si registrano 3.450 casi (l’1,9%). Guardando al genere, tra gli uomini la fascia d’età più colpita dal contagio è quella compresa tra i 70 e i 79 anni con 16.410 casi (il 19,1%), mentre tra le donne è quella tra i 50 e i 59 anni con 16.685 casi (il 18,4%).
Per quanto riguarda i decessi complessivi, invece, il 40,5% è concentrato tra pazienti di età compresa tra 80 e 90 anni e il 29,7% tra i 70 e i 79 anni. Per le donne la fascia d’età 80-89 rappresenta il 44,1% dei decessi, per gli uomini il 38,5%. Tra i pazienti di sesso maschile si registra il 33,8% dei decessi nella fascia d’età 70-79, mentre tra quelli di sesso femminile “solo” il 22,6%. Non ci sono stati decessi decessi tra ragazzi e ragazze (10-19 anni) e se ne registrano due tra gli 0 e i 9 anni (e di uno dei due non si conosce il genere).
Il trend dei casi nel tempo
Guardando ai report disponibili (da cui si esclude quello del 9 marzo per i motivi sopracitati) si nota come la fascia d’età più interessata dai contagi fosse inizialmente quella tra i 70 e i 79 anni. Ad ogni aggiornamento, però, il suo peso è progressivamente diminuito e già a fine marzo era stata superata dalla fascia 50-59 (attualmente al primo posto con il 18,4%), anch’essa però in calo a partire da aprile. A salire sono stati invece contagi tra gli over 90 (dal 2,8% al 7,0% del totale dei casi), così come quelli tra gli 80-89enni (15,4% a metà marzo, 15% a fine marzo, ora 17,2%). Ad essere aumentati sono però stati anche i casi tra i giovani adulti (20-29 anni), passati dal 5,6% al 7,2%.
Percentuale dei casi positivi per classe d’età tra il 12 marzo e il 23 aprile
Sul lato donne si è assistito invece a un forte aumento dei contagi tra le ultranovantenni (dal 4,3% al 10,4% del totale) e tra le 80-89enni (dal 15% al 18,7%), mentre si è visto un calo tra chi aveva 70-79 anni (dal 16,7% al 12,3%) e 60-69 anni (dal 14,0% al 10,8%).
Percentuale dei casi di uomini e donne positivi per classe d’età tra il 12 marzo e il 23 aprile
Il trend dei decessi nel tempo
Come abbiamo visto, purtroppo, la fascia d’età più colpita dai decessi è quella degli 80-89enni, ed è così dall’inizio della pubblicazione dei report ISS. La percentuale sul totale è andata però leggermente diminuendo: al 12 marzo corrispondeva infatti al 44,2%, mentre ora è al 40,5%. I decessi tra i pazienti over 90, invece, sono passati dal 9,3% al 13,9% e quelli tra i 60-69enni dall’8,1% all’11,1%. Guardando al solo mese di aprile, tra gli over 90 i decessi sono cresciuti del 242% (da 939 a 3.213), tra gli 80-89enni del 136% e tra i 50-59enni del 133%.
Percentuale dei decessi per classe d’età tra il 12 marzo e il 23 aprile
Percentuale dei decessi di uomini e donne positivi per classe d’età tra il 12 marzo e il 23 aprile
Volgendo lo sguardo al tasso di letalità, vale a dire il numero di decessi in rapporto al numero di casi registrati, si nota che con l’avanzare del tempo c’è stato un progressivo aumento: dal 5,8% del 12 marzo si è passati al 13,1% del 23 aprile. Tra le donne, il tasso è più che raddoppiato: inizialmente era del 4,1% e ora è del 9,3%; ma tra gli uomini l’incremento è stato ancora maggiore, passando dal 7,2% al 17,1%.
Al 23 aprile, il virus si è mostrato dunque particolarmente letale per gli uomini, in particolar modo per gli over 80 (il 42% di questi è deceduto) e quelli appartenenti alla fascia d’età 70-79 anni (30,2%); tra gli uomini 60-69enni è morto il 12,6% dei contagiati. Le donne, invece, sono decedute in misura decisamente minore, con il 21-22% di morti tra le contagiate over 80, il 17,2% tra le 70-79enni e il 5,9% tra le 60-69enni.
Buongiorno,
volevo sapere se c’è la possibilità di avere la stessa tipologia di dati per singola regione
grazie
O almeno una distinzione Lombardia e resto d’Italia
Sarebbe interessante un confronto con i dati dello scorso anno
La somma dei decessi nei grafici regionali non corrisponde al totale dichiarato. La discordanza è forse dovuta dai decessi nelle RSA? Avete anche dati disponibili sulle morti negli anni precedenti per “influenza”.
Grazie per quanto andrete a fare e per ciò che è già fatto.
Marcella Michieli
Ciao Marcella, puoi dirci esattamente a quali grafici regionali fai riferimento, così approfondiamo la discrepanza? Grazie a te per la segnalazione!
Grafico sulla letalità non ha alcun senso.
A- si basa solo sui casi riscontrati mentre le stime di vari accademici parlano di alcuni milioni di contagi.
B- la mortalità e’ sfalsata nel tempo rispetto ai contagi quindi il suo sviluppo temporale è un dato falsato.
Ciao Luca, nell’articolo precisiamo entrambi gli aspetti: “Il tasso di letalità può essere però ingannevole se non contestualizzato. In Italia, infatti, si è scelto di fare i test principalmente su chi mostrava i sintomi e questo ha portato ad avere una sovra-rappresentazione di persone tendenzialmente anziane. Inoltre, la forte diffusione del Coronavirus nelle case di riposo, ha fatto sì che siano deceduti principalmente moltissimi anziani. I due fenomeni insieme hanno spinto in alto il tasso di letalità, portando così l’Italia a registrare uno dei dati più tragici al mondo.”