Il rapporto degli italiani con l’Europa è sempre stato difficile. Nelle ultime settimane, lo spettro della Troika – già agitato nel 2012 – ha infuocato il dibattito sul MES e sui Coronabond. Le contrapposizioni fra i leader europei, soprattutto fra quelli di Italia, Francia e Spagna e quelli nordeuropei, hanno riportato a galla brutti ricordi e ferite profonde, alimentando lo scontento e la disaffezione degli italiani verso Bruxelles.
Cosa ci dicono i sondaggi
Anche nell’opinione pubblica, le tensioni verso le istituzioni europee sono andate in crescendo, culminando nelle ultime settimane. I sondaggi, infatti, ci dicono che alla fine di marzo il 65% degli italiani apprezzava poco o per nulla il comportamento della UE nei confronti dell’Italia relativamente al Coronavirus (Istituto Piepoli, 28 marzo). Una percentuale molto alta che è cresciuta fino all’83% di inizio aprile, a fronte di appena il 14% di rispondenti che gradivano la linea europea (a marzo erano il 32%).
Da uno studio di Demos sui giudizi che danno gli italiani ai protagonisti della lotta al Covid-19, in testa alla classifica troviamo il Sistema Sanitario Nazionale che riceve un voto più che sufficiente dal 94% degli intervistati, seguito dalla Protezione Civile (88%), dal governo Conte (82%), dalle regioni (77%), dai giornalisti (64%) e dalle opposizioni (51%). L’unico attore a cui solo una minoranza ha dato un voto sufficiente è proprio la UE (35%). Un dato curioso che emerge dallo stesso studio è che quasi tutti gli intervistati hanno dato un voto sufficiente al proprio comportamento (92%), mentre “solo” il 69% ha dato la sufficienza a quello dei suoi concittadini.
Non sorprende allora che, secondo un sondaggio di EMG Acqua, per l’81% la fiducia nei confronti dell’Europa sia diminuita dall’inizio della pandemia, mentre solo per il 6% è aumentata.
Insomma, tutti i sondaggi sembrano registrare un pessimismo diffuso, segno di una crisi di fiducia nei confronti di Bruxelles. Ciò risulta evidente anche da un sondaggio di Demopolis del 15 aprile: solo il 25% degli intervistati ha dichiarato di aver fiducia nella UE, mentre il 66% ha detto di non averne e il 9% si è dichiarato indeciso su cosa pensare. Se paragoniamo questi risultati ai dati dell’Eurobarometro, raccolti con scadenza semestrale dalla Commissione Europea, osserviamo come la fiducia degli italiani verso l’UE abbia sempre seguito un percorso altalenante. Ha toccato il fondo negli anni della Troika, tra il 2012 e il 2014, quando meno del 30% degli intervistati aveva fiducia nella UE, per poi risalire lentamente anno dopo anno, fino a toccare il 38% nel novembre dell’anno scorso (data dell’ultima rilevazione).
Il Coronavirus è la fine dell’Europa?
Ma questa crisi potrebbe decretare la fine dell’Europa, o l’uscita dell’Italia dall’Unione? Secondo un sondaggio di Euromedia Research del 15 aprile, una larga maggioranza (59%) ritiene che questa UE non abbia più senso, mentre solo il 16% riesce ancora a trovarle una ragion d’essere. Parallelamente, per il 71% degli intervistati dall’Istituto Piepoli il 14 aprile, il coronavirus sta distruggendo la UE. Due dati che dovrebbero far suonare più di un campanello d’allarme a Bruxelles, soprattutto se affiancati al crescente senso di sfiducia nei confronti dell’UE.
Per quanto riguarda le sorti dell’Italia e un’eventuale Italexit, la situazione è altrettanto incerta. Secondo Tecné, oggi in un eventuale referendum solo il 44% voterebbe per rimanere nell’UE, mentre sarebbe favorevole all’uscita il 42% degli italiani. Un cambiamento drastico: nel 2018, sempre secondo Tecnè, una larga maggioranza di italiani (65%) avrebbe votato per restare nell’Unione, mentre appena il 26% avrebbe scelto di abbandonarla. Ma la situazione è in divenire: fra il 44% di italiani oggi per il “Remain” più di un terzo potrebbe ancora cambiare idea e scegliere di uscire se l’Europa dovesse non fare nulla per l’Italia durante la crisi del Coronavirus. Al contrario, nel 42% che oggi lascerebbe l’Unione, più di un quarto potrebbe tornare a sostenere l’UE se questa adottasse misure concrete a favore dell’Italia.
Le decisioni prese nelle prossime settimane dal Consiglio potranno confermare il trend al ribasso oppure decretare un’inversione di tendenza. Quale sarà il destino dell’Europa ai tempi del Coronavirus ce lo potrà dire solo il tempo.
Nei momenti di crisi, i nodi vengono a pettine ed i tanti nodi della UE sono venuti alla luce.
L’UE che piaccia o meno è poco più di un’area di libero scambio, un’intesa commerciale. Chi comanda realmente sono i governi dei singoli Stati ed esercitano il loro potere non in funzione dell’interesse dei popoli della UE, ma solo ed esclusivamente di quelli dei loro elettori. Fino a quando non si capirà che l’Europa Unita per nascere deve far morire gli stati nazionali, la situazione non cambierà di una virgola. Se lo si vuole intraprendere sarà un cammino lungo ed arduo ma se esistono dei veri europeisti è bene che inizino a parlare di una nuova Europa che prescinda dagli stati nazionali
Gli altri stati del mondo, che hanno dato poco come Russia, USA, Cina, Albania, che lo fanno unicamente per interesse personale vengono elogiati, mentre gli stati Europei che negli anni hanno dato tanto vengono odiati.
[…] tuttavia oggi, dopo un decennio di crisi ininterrotta, i cittadini europei cominciano a chiedersi più che mai per quale motivo, anche in piena epidemia, ognuno pensi da sé e faccia da solo. Eppure, a dispetto […]