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Il punto sul Regno Unito: Johnson inizia a pagare la gestione dell’epidemia

Peggiora il giudizio dei cittadini sulla gestione dell’epidemia, ma le misure economiche emergenziali trovano tutti d’accordo.

La crisi sanitaria fa scricchiolare il successo di Boris Johnson, messo sotto accusa dagli elettori per la gestione dell’emergenza Covid-19: il primo ministro conserva un gradimento alto, ma per la prima volta il popolo britannico si dice insoddisfatto del suo operato in questo contesto. A pesare è soprattutto la gestione degli aspetti sanitari: d’altronde, nelle ultime settimane il Regno Unito è diventato il secondo paese per numero di morti certificati per Covid-19, superando anche l’Italia, nonostante il lockdown vada avanti. Al contrario, viene apprezzata la risposta alla crisi economica innescata dalla pandemia. Ma vediamo la situazione nel dettaglio.

L’ultima rilevazione di Opinium registra un crollo dell’apprezzamento dell’operato del governo nel fronteggiare l’emergenza: gli insoddisfatti superano i soddisfatti di 3 punti percentuali. Solo una settimana fa i soddisfatti erano l’11% in più degli insoddisfatti, addirittura il 38% in più appena un mese e mezzo fa. L’opinione dipende molto anche dal posizionamento politico degli elettori: il 77% dei Conservatori è soddisfatto, il 72% dei Laburisti è insoddisfatto.

Il calo va di pari passo con l’aumento della preoccupazione legata all’epidemia, che torna a salire dopo una lenta ma costante discesa rispetto all’inizio dell’epidemia. Oggi più di due britannici su tre si dicono preoccupati per il Coronavirus.

A pesare sulla valutazione dell’operato del governo Johnson è soprattutto la questione sanitaria: il 68% degli elettori ritiene che la risposta per evitare l’epidemia non sia stata abbastanza rapida, e quasi la metà pensa che si stia ancora facendo troppo poco. Ampiamente bocciata sia la politica dei test (solo il 19% ne è soddisfatto) sia la quantità di materiale di protezione garantita al personale ospedaliero (di nuovo, solo il 19% è soddisfatto).

Vanno molto meglio invece i dati sulle misure messe in campo per evitare la crisi economica. Il 73% dell’elettorato approva il tentativo di dare sollievo economico a lavoratori e imprese, compreso il 70% dell’elettorato laburista. Ciononostante, i timori per le ripercussioni sono tanti: la metà degli intervistati teme che la pandemia avrà effetti negativi sulla propria situazione economica (solo l’8% pensa che invece saranno positivi) e il 25% teme di perdere il lavoro. 

Il 41%, inoltre, ritiene che il lockdown abbia avuto ripercussioni negative sulle propria salute mentale, e molti temono che la sua fine non sia vicina: solo il 5% pensa che la “fase 2” inizierà all’inizio di giugno e il 76% pensa che si prolungherà anche oltre il mese prossimo. Il 14% ritiene addirittura che il lockdown finirà dopo la fine del 2020.

Boris Johnson e i Conservatori scendono anche nelle intenzioni di voto: il loro vantaggio è ancora più che rassicurante (16,5%), ma da fine aprile i Laburisti hanno guadagnato quasi 5 punti. Se si andasse a votare oggi, secondo la media dei sondaggi di YouGov e Opinium realizzati a maggio, il 49% degli elettori sceglierebbe i Conservatori, mentre il 32,5% i Laburisti.

Anche il gradimento dei leader certifica che la stella di Johnson si sta offuscando: il Primo ministro è sempre il più apprezzato (46%), ma per il secondo mese di fila perde 4 punti, facendosi avvicinare sia dal nuovo leader laburisti Keir Starmer (42%), sia da Nicola Sturgeon (43%). Nella scelta fra candidati premier, però, Johnson batterebbe ancora ampiamente Starmer (42% a 28%).

 

Francesco Cianfanelli

Collaboro con YouTrend dal 2018 e con Agenzia Quorum dal 2019, occupandomi di strategia, messaggio e social media per soggetti politici e candidati. Nel tempo libero amo la corsa, la bicicletta, i podcast e altre attività da asociali.

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