Il 20 febbraio il Censis ha pubblicato il suo sedicesimo Rapporto sulla comunicazione, intitolato “I media e la costruzione dell’identità”. Il documento analizza la fruizione dei media nel corso degli ultimi dodici anni, focalizzandosi sia su quelli tradizionali (televisione, stampa, libri e radio), sia su quelli più recenti (social network, smartphone, internet, giornali online ed e-book). Prima di vedere come sia cambiata nel corso del decennio la dieta mediatica degli italiani, proviamo a capire di quale mezzo di comunicazione usufruiscono di più i vari segmenti della popolazione.
I social network: la nuova frattura della Generazione Z
Se i giovani sono sempre stati i principali fruitori dei media, nel 2019 si sono riscontrate alcune differenze. La fascia 30-44 si posiziona in pole position, superando anche la fascia dei più giovani. Infatti, esclusi i libri che rimangono dominio degli under 30, gli altri media vengono maggiormente utilizzati dai giovani adulti (30-44 anni). Ad esempio, fra questi l’utilizzo della televisione cresce dal 92,7% (2017) al 94,6% del 2019. Interessante notare come i giovani siano invece passati dal 94,0% all’89,9%: la televisione sembra non riuscire ad intercettare una parte dei componenti delle nuove generazioni. I giovani adulti battono i giovani non solo sul fronte televisione, ma anche sull’uso del cellulare (94,8% contro 89,8%) e dei social media in generale (91,6% contro 86,9%).
Proprio in questa categoria si possono vedere le fratture sostanziali tra la Generazione Z (30-44 anni) e i Millennials (14-29 anni). Youtube, Instagram e Snapchat, dove il fil rouge è la condivisione di immagini, rimangono dominio dei più giovani. Diverso invece è il discorso di Facebook che è privilegiato dalla Generazione Z con il 75,8%. Un dato che non sorprende: è ormai risaputo che il social network di Zuckerberg sta “invecchiando”.
I giornali che dividono le grandi città e i centri urbani minori
I residenti nelle grandi città rimangono fruitori più assidui della maggior parte dei media, eccezion fatta per i quotidiani cartacei. Infatti i grandi centri sono all’ultima posizione per la carta stampata, con il 20,4%, mentre nei centri urbani minori (sotto i 10.000 abitanti) la percentuale si porta al 40,5%. Nelle metropoli, invece, ricevono grande interesse sia la mobile TV (31,6%) che la TV on demand (31,3%).
Vediamo ora come l’utilizzo dei media è variato nel corso degli ultimi dodici anni.
Televisione
Nel corso degli anni la televisione, in generale, è rimasta abbastanza costante. Dopo il picco del 2016, quando la guardavano il 95,5% degli italiani, il digitale terrestre, principale canale di trasmissione delle reti italiane, è in calo, attestandosi all’87,4%, l’8,1% in meno in tre anni. La TV satellitare non subisce grandi perdite, rimanendo stabile intorno al 40% nel corso degli anni. Cresce invece la TV via internet, che dal 2016 è aumentata del 10,1%, sebbene comunque sia stata utilizzata da poco più di 3 italiani su 10 (34,5%) nel 2019. Ultima per utilizzo la mobile TV, che in ogni caso incassa un incremento del 16% su base triennale (28,2% nel 2019).
Questi risultati mostrano come più persone guardino la televisione, non più solo a casa come di consueto, ma anche durante gli spostamenti, basti pensare al servizio pubblico di RaiPlay.
Radio
La radio rimane stabile: nonostante la presenza del colosso Spotify, infatti, il 79% degli italiani continua ad ascoltarla. Se l’autoradio è quasi costante (-2% in tre anni), sempre meno italiani ascoltano la radio da casa. In aumento, invece, sono coloro che ascoltano il media radiofonico da cellulare (+4% in tre anni) e da internet (+2,8% sempre negli ultimi tre anni).
Giornali
Già da anni si registra una crisi della carta stampata, ed in particolar modo dei quotidiani. Infatti, nel 2019 il Censis rileva che solo il 37,3% degli italiani legge ancora i quotidiani (-3,2% in tre anni). Tuttavia, nonostante le prospettive negative, sembra che l’emorragia di lettori si stia fermando, con i lettori stabili per il 2019. La free press è il settore che è stato maggiormente colpito, passando dal 37% del 2011 all’8,7% di oggi.
I settimanali e i mensili, nonostante la crisi, rimangono stabili, senza rilevanti cambiamenti. In lieve aumento è la risposta che molti giornali hanno ideato per far fronte alla crisi e adattarsi alle nuove tecnologie, ossia i quotidiani online. Nonostante le aspettative fossero alte, il pubblico, dopo una prima fase di crescita, ha iniziato a stabilizzarsi a metà del decennio su livelli piuttosto moderati, e oggi sono utilizzati appena dal 26,4% degli italiani.
Libri e e-book
Come si diceva per i quotidiani, anche i libri cartacei hanno registrato un calo: i lettori sono passati dal 59,4% del 2007 al 41,9% odierno. La diminuzione dei lettori cartacei non sembra essere stata assorbita dall’avvento del formato e-book. Infatti, dopo una lenta ma costante crescita che aveva portato il formato elettronico ad essere utilizzato da 1 cittadino su 10 nel 2016, i dati hanno registrato una flessione, passando a circa 8,5 “lettori elettronici” ogni 100 abitanti.
Internet e smartphone
Nulla di nuovo sul fronte della telefonia e di internet. Infatti, dal 2013 i telefoni cellulari “tradizionali” hanno iniziato una ripida discesa, mentre al contempo è cresciuta la diffusione degli smartphone: nel 2007 solo il 15% degli italiani ne aveva uno, per poi incrementare di anno in anno sino a giungere a quasi il 40% nel 2013 e toccando un nuovo massimo nel 2019 (più del 75% della popolazione). Per quanto riguarda internet, nel 2007, nonostante fosse presente nella penisola da parecchi anni, solo il 45,5% degli italiani accedeva alla rete. Oggi, invece, sembrerebbe quasi impensabile non essere connessi, con quasi l’80% degli italiani che utilizza lo strumento. Percentuali, comunque, ancora inferiori rispetto a quelle di altre realtà europee e mondiali.
Riepilogo
La crisi della carta stampata ha colpito fortemente il settore giornalistico ed editoriale, ma nell’ultimo anno si è riscontrata una certa stabilità. Le risposte a questo calo (quotidiani online e e-book) non sono state particolarmente efficaci nel risollevare il settore, con l’eccezione dei siti web di informazione, che però sono stati visti più come strumento complementare, sino a pochi anni fa, e non come un prodotto alternativo su cui puntare (e gli abbonamenti online godono ancora oggi di numeri piuttosto modesti se paragonati con quelli di altre nazioni). Questo è dettato anche dal forte incremento dell’uso di internet nella quotidianità degli italiani, come si può osservare da una forte crescita delle forme di intrattenimento e di informazione ad esso collegate, quali siti internet di informazione (+5,5% nel 2019) e web tv (+4,4%).
Nel terzo paragrafo sono invertite le definizioni di Millennials e Generazione Z, non so se questo sia solo un errore o possa influire sull’analisi in toto