L’election day
È ormai certo che gli italiani, i prossimi 20 e 21 settembre, saranno chiamati alle urne per un election day, in cui si terranno:
- Le elezioni regionali;
- Le elezioni amministrative in 1.164 comuni, in 151 dei quali sarà eventualmente possibile il ballottaggio due settimane dopo;
- Il referendum costituzionale sulla riduzione del numero di deputati e senatori;
- Le elezioni suppletive in due collegi uninominali del Senato: si andrà al voto nel basso veronese in seguito alla scomparsa di Stefano Bertacco (Fratelli d’Italia) e in Sardegna settentrionale per via della morte di Vittoria Bogo Deledda (Movimento 5 Stelle).
Per quanto riguarda le elezioni regionali, sono almeno 6 su 20 le regioni italiane che andranno al voto in quei due giorni: si tratta di Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Puglia e Campania. A esse potrebbe aggiungersi la Valle d’Aosta, che non ha ancora ufficializzato la data del voto anticipato, la quale dovrà comunque ricadere in autunno.
Sicuramente il modo in cui è stata gestita l’emergenza Coronavirus influirà non poco sugli orientamenti di voto. Per questo motivo, chi può guardare con maggiore ottimismo all’ipotesi di riconferma è il leghista Luca Zaia: l’ex Ministro delle politiche agricole volerebbe infatti spedito verso il terzo mandato da Presidente del Veneto. La sua popolarità, stando a un sondaggio Demopolis di fine giugno, supererebbe del 40% quella dello sfidante più prossimo, ossia l’ex Vicesindaco di Padova e candidato del centrosinistra Arturo Lorenzoni. Zaia trae anche vantaggio dalla divisione degli avversari: oltre a Lorenzoni, sono candidati l’ex senatore Enrico Cappelletti per il Movimento 5 Stelle e la senatrice Daniela Sbrollini per Italia Viva.
Lo stesso istituto Demopolis, in più, colloca Zaia al primo posto tra i governatori più apprezzati.
Come si evince dal grafico, che raccoglie i giudizi sui governatori in carica con gradimento superiore al 50%, la gestione delle conseguenze della pandemia ha avuto un impatto significativo sull’opinione pubblica, portando i cittadini a premiare in termini di consenso le personalità politiche che si sono mostrate come migliori nel contrastare la diffusione del virus.
In Campania, sempre stando a Demopolis, il governatore uscente del centrosinistra Vincenzo De Luca partirebbe con un vantaggio di circa 10 punti nella sfida contro il forzista Stefano Caldoro. Come nel caso veneto, anche per il governatore campano vi è dunque un giudizio positivo da parte degli abitanti della Regione relativamente alla gestione della pandemia, al punto da collocare De Luca al secondo posto tra i governatori più apprezzati. Molto potrebbe però cambiare da qui a settembre; inoltre si tenga presente che De Luca non avrà l’appoggio del Movimento 5 Stelle, il quale in questa Regione in cui è tradizionalmente forte correrà da solo candidando la capogruppo in Consiglio regionale Valeria Ciarambino.
Più incerti, sempre secondo Demopolis, gli scenari in Liguria, Toscana, Marche e Puglia.
In Toscana, il governatore uscente Enrico Rossi ha ricevuto il 54% delle valutazioni positive per il modo in cui ha gestito la pandemia, a pari merito con l’omologo friulano Massimiliano Fedriga (Lega). Dopo due mandati, però, Rossi non si ricandiderà alla Presidenza della Toscana, per la quale invece la sfida sarà tra l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi, l’attuale Presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani (PD) e la candidata del Movimento 5 Stelle Irene Galletti. Secondo Demopolis, si tratta in questo caso di una sfida che vede il centrosinistra in vantaggio, anche se a differenza di Veneto e Campania la partita pare essere comunque più aperta. Del resto, la Toscana è l’unica Regione dove è previsto il ballottaggio tra i due candidati più votati nel caso in cui nessuno riesca ad ottenere almeno il 40% dei voti validi.
Positivo è anche il giudizio degli elettori della Liguria nei confronti del governatore uscente Giovanni Toti, che per Demopolis sarebbe in vantaggio nella corsa alla Presidenza. Va però precisato che il sondaggio è stato realizzato a giugno, quando ancora non erano noti i suoi sfidanti, mentre è proprio di qualche giorno fa la notizia che a sfidare Toti sarà Ferruccio Sansa, sostenuto da un’ampia coalizione che comprende, tra gli altri, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle. Capiremo nelle prossime settimane se il ricompattamento delle forze di Governo attorno alla figura del giornalista genovese avrà qualche effetto: si tratta del secondo voto regionale, dopo quello umbro dello scorso ottobre, in cui PD e M5S convergono su un candidato unico. In ogni caso, pur non godendo di valutazioni positive superiori al 50% come Zaia e De Luca, le valutazioni positive dei liguri nei confronti dell’attuale governatore di centrodestra oscillano – relativamente alla gestione della pandemia – tra il 40 e il 49%. In più, Toti potrebbe essere avvantaggiato dalla corsa in solitaria di Italia Viva, che ha rifiutato di unirsi alla coalizione di Sansa candidando il professor Aristide Massardo.
Nelle Marche, il PD punterà sul Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi anzichè sul Presidente uscente Luca Ceriscioli, per il quale il consenso dopo i mesi dell’emergenza Covid-19 si colloca tra il 35 e il 39% (uno tra i più bassi). Il deputato di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli, sostenuto da tutto il centrodestra, appare in ogni caso in lieve vantaggio stando a Demopolis, ma anche qui la sfida è aperta. In corsa c’è anche il candidato del Movimento 5 Stelle Gian Mario Mercorelli.
Discorso leggermente diverso per Michele Emiliano, il cui consenso oscilla tra il 40 e il 49%. Come in Liguria e in Veneto, anche in Puglia l’area più centrista della coalizione opta per un candidato proprio: infatti, oltre che dal candidato unitario del centrodestra Raffaelle Fitto (in quota Fratelli d’Italia), Emiliano verrà sfidato, tra gli altri, dall’attuale Sottosegretario agli affari esteri Ivan Scalfarotto, appoggiato da Italia Viva, Azione e +Europa. Anche il Movimento 5 Stelle corre in solitaria, candidando la consigliera Antonella Laricchia. Vista questa frammentazione, tra tutte le regioni chiamate al voto la Puglia è quella dove – secondo Demopolis – l’esito finale appare più incerto.
Infine, la Valle d’Aosta. Rispetto alle altre sei regioni chiamate al voto, qui si voterà in anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, per via dello scandalo che ha travolto la Giunta Fosson, il cui Presidente è stato indagato per voto di scambio e si è dimesso. La peculiarità del sistema politico della Valle D’Aosta sta nell’elezione indiretta del Presidente, il quale viene scelto a maggioranza assoluta all’interno del Consiglio e non direttamente dai cittadini. Non è dunque possibile azzardare pronostici: saranno le forze politiche a dover cercare un’intesa nel Consiglio post-voto sul nome del Presidente; inoltre gli ultimi due anni della politica valdostana sono stati caratterizzati da una forte instabilità.
Zaia e De Luca sempre più popolari
Nel grafico sopra vengono confrontate le variazioni più marcate tra dicembre 2019 e giugno 2020 nei giudizi positivi dati ai governatori, sempre con i dati di Demopolis. Possiamo osservare anche qui come De Luca e Zaia abbiano sensibilmente visto crescere il proprio consenso in questi sei mesi: nel caso di Zaia, la già molto alta popolarità ha conosciuto un ulteriore incremento durante la pandemia, portando gli osservatori e gli addetti ai lavori a considerare quella veneta una partita già chiusa.
In Campania andrà invece in scena, per la terza volta dopo il 2010 e il 2015, la sfida tra Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro. De Luca ha recentemente incrementato le sue chances di riconferma: la gestione dell’emergenza Coronavirus lo ha infatti avvantaggiato nella corsa per la Presidenza della Regione, al punto che in sei mesi i giudizi positivi dei campani nei suoi confronti sono cresciuti del 25%.
Potranno trarre considerazioni importanti anche Musumeci e Fontana, governatori rispettivamente della Sicilia e della Lombardia. Anche se non coinvolti da questa tornata di elezioni (nelle due regioni si voterà rispettivamente nel 2022 e nel 2023), i due esponenti del centrodestra hanno visto la propria popolarità mutare in questi sei mesi, ma con esiti opposti: se Musumeci ha convinto per la gestione della pandemia, incrementando del 14% il proprio consenso, lo stesso non può dirsi per Fontana, sceso al 38% di popolarità.
Commenta