Youtrend

Elezioni regionali, la Supermedia dei sondaggi nelle 6 regioni al voto

Cosa dicono i sondaggi sulle elezioni nelle 6 regioni al voto? La nostra analisi delle “supermedie” regionali

Tra gli appuntamenti elettorali previsti per il 20 e 21 settembre, le elezioni regionali sono probabilmente il più importante. Non per le loro conseguenze sul piano istituzionale, né tantomeno per il numero di amministrazioni rinnovate (essendoci anche, negli stessi giorni, il referendum che potrebbe confermare la modifica costituzionale sulla composizione del Parlamento e le elezioni amministrative che riguarderanno oltre 1.000 comuni, grandi e piccoli).

Lo sono però dal punto di vista strettamente politico: è infatti in base all’esito delle regionali che le forze politiche leggeranno il risultato, interpretando inevitabilmente una vittoria – o una sconfitta – come il frutto del loro appeal sul piano nazionale, piuttosto che del gradimento dei candidati nelle diverse regioni.

L’importanza di questo voto è del resto evidente anche dall’elevatissimo numero di sondaggi pubblicati sulle diverse sfide nelle singole regioni: nonostante una campagna elettorale anomala, svoltasi in piena estate, da fine luglio ad oggi sono stati pubblicati ben 34 sondaggi, da parte di ben 7 istituti demoscopici differenti. Una tale abbondanza di dati ci ha consentito di elaborare, per ciascuna delle 6 sfide, una piccola “Supermedia regionale”, basata sulle rilevazioni più recenti – ossia realizzate nelle ultime due settimane. Anche a livello locale infatti, come e più che per i sondaggi nazionali, le intenzioni di voto possono variare non poco in base al soggetto realizzatore, alla metodologia seguita e alla consistenza campionaria. Il quadro che emerge è però piuttosto “solido” e ci dice che, al netto di grandi sorprese nelle due settimane che ci separano dal voto, le regioni in cui il risultato è più incerto e che saranno determinanti per il bilancio finale sono due: la Toscana e la Puglia.

Partiamo però dalle situazioni più consolidate, quelle in cui i sondaggi parlano di una partita praticamente già chiusa prima ancora che il voto abbia luogo. Iniziamo quindi dal Veneto, dove il governatore uscente Luca Zaia (Lega) si candida per il terzo mandato consecutivo. La popolarità di Zaia era già alta, ma quest’anno è ulteriormente cresciuta a causa della sua gestione dell’emergenza sanitaria, molto apprezzata dai veneti: e infatti, tutti i sondaggi fin qui pubblicati concordano nel vedere per Zaia un consenso superiore al 70%; ben poche le speranze per il principale sfidante, l’ex vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, che potrebbe fermarsi sotto il 20%.

Se Zaia è il “super incumbent”, la cui rielezione appare scontata, si può forse dire lo stesso di un altro presidente uscente, anche in questo caso grazie a un boom di popolarità avvenuto durante il lockdown per la gestione dell’emergenza. Stavolta però si tratta di un esponente del centrosinistra e di una regione del Sud: parliamo della Campania, dove Vincenzo De Luca sembra avviato verso la riconferma con oltre il 50% dei consensi, quasi 20 in più rispetto al suo sfidante Stefano Caldoro (32,2%) con il quale andrà in scena la terza sfida dopo quella del 2015 e quella del 2010 (vinta da Caldoro). La stessa di cinque anni fa sarà anche la candidata del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino, che però non sembra poter andare troppo lontano (12,9%), nonostante la Campania sia una regione dove il M5S aveva ottenuto percentuali elevatissime sia alle Politiche 2018 che alle Europee 2019.

Altro governatore uscente in odore di riconferma – e che pare aver beneficiato, oltre che della gestione dell’emergenza Covid, anche dell’inaugurazione del nuovo ponte di Genova – è Giovanni Toti, presidente della Liguria. La Liguria è una regione interessante perché è l’unica in cui il PD e il Movimento 5 Stelle si sono accordati per sostenere un candidato unitario, il giornalista del Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa, replicando su scala locale l’alleanza che a Roma sostiene l’esecutivo di Giuseppe Conte. Ma, come già avvenne in Umbria lo scorso anno, anche in questo caso l’inconsueta alleanza giallo-rossa sembra destinata a una netta sconfitta, con Toti ben oltre il 57% dei consensi e Sansa fermo poco sopra il 36%.

Altra situazione molto interessante è quella delle Marche: da anni considerata una “regione rossa”, cioè una roccaforte storica della sinistra, sembra ora essere destinata a passare al centrodestra, con il deputato di FdI Francesco Acquaroli che viaggia oltre il 48% dei consensi e il sindaco PD di Senigallia Maurizio Mangialardi che non è riuscito a raccogliere l’eredità di Luca Ceriscioli (presidente uscente non ricandidato dal PD, il cui operato è stato piuttosto apprezzato) e ad oggi risulta distanziato di oltre 10 punti. Il candidato del M5S, invece, anche in questo caso non va molto oltre il 10%.

Ma le Marche potrebbero non essere l’unica “regione rossa” a rischio in questa tornata. Per quanto possa sembrare clamoroso, anche la Toscana rischia di passare al centrodestra, dopo decenni di governi progressisti. La nostra “Supermedia regionale” assegna al candidato del PD Eugenio Giani un margine di vantaggio tutt’altro che rassicurante (+2,2%) sulla sua principale avversaria Susanna Ceccardi (Lega). Il margine è andato restringendosi nel corso delle settimane e, anche se nessun sondaggio ha mai dato la Ceccardi in vantaggio (come era invece avvenuto per Lucia Borgonzoni in Emilia-Romagna), è davvero troppo esiguo per non considerare la Toscana come una partita aperta. Curiosità: se nessuno dei candidati supererà il 40%, in Toscana è previsto un ballottaggio tra i due più votati, particolare che non va dimenticato poiché né Giani né Ceccardi superano di molto tale soglia.

Chiudiamo con l’altra grande incognita di queste regionali, la Puglia. Come in Campania, il centrosinistra schiera un presidente uscente, Michele Emiliano, che come Vincenzo De Luca ha costruito attorno a sé una coalizione di liste estremamente numerosa (ben 15). Eppure, a differenza di De Luca, Emiliano è in svantaggio rispetto a Raffaele Fitto, candidato del centrodestra che gli è davanti di poco meno di 3 punti. Anche in questo caso il margine rilevato dai sondaggi è troppo risicato per poter parlare di sfida chiusa. Essa è inoltre resa ulteriormente incerta da alcuni fattori che potrebbero favorire Emiliano: oltre al gran numero di liste (e quindi di “cacciatori di preferenze”), molto superiore a quelle che sostengono Fitto, il presidente uscente potrebbe contare sul voto disgiunto esercitato dagli elettori del Movimento 5 Stelle, la cui candidata Antonella Laricchia (14,8%) sembra essere fuori dalla partita per la vittoria. A conferma di ciò, i sondaggi più recenti hanno visto assottigliarsi il margine tra Fitto ed Emiliano, ed è per questa ragione che la Puglia potrebbe rappresentare la vera incognita di queste elezioni.

Sulla base di questi sondaggi, quali previsioni si possono fare per il voto? Di certo, un’incognita è quella degli indecisi. Nonostante il perdurare della misure restrittive legate al Covid, infatti, sono molti i cittadini che si recheranno alle urne (tra il 60 e il 70 per cento, secondo le varie stime nelle diverse regioni). Ma una quota di intervistati, che oscilla tra il 15 e il 30 per cento, si dichiara ancora indecisa sul candidato da scegliere o persino sul fatto di andare o meno a votare. Soprattutto in un’elezione così particolare, dove contano certamente molto i fattori e le personalità dei vari candidati, ma anche la risonanza che questo appuntamento ha sul piano nazionale, è probabile che saranno gli indecisi a stabilire l’esito della competizione, perlomeno nelle situazioni più incerte come Puglia e Toscana.

Per quanto riguarda il bilancio complessivo, non c’è dubbio che una vittoria del centrodestra in tutte le regioni (tranne la Campania) costituirebbe un segnale politico difficile da ignorare per l’attuale maggioranza di governo. Per contro, il centrosinistra può realisticamente sperare di contenere i danni puntando al massimo su un pareggio (3 a 3) vincendo Campania, Puglia e Toscana. Un esito del genere non costituirebbe di per sé una vittoria, ma consentirebbe alla compagine di governo di “impostare la navigazione” in questi ultimi mesi del 2020 senza eccessivi timori di “spallate”.

 


NOTA: Dati ottenuti mediante una media aritmetica dei sondaggi effettuati tra il 22 agosto e il 2 settembre dagli istituti EMG, Ipsos, Noto Tecnè e Winpoll-Cise. La nota metodologica completa di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.

Salvatore Borghese

Laureato in Scienze di Governo e della comunicazione pubblica alla LUISS, diplomato alla London Summer School of Journalism e collaboratore di varie testate, tra cui «il Mattino» di Napoli e «il Fatto Quotidiano».
Cofondatore e caporedattore (fino al 2018) di YouTrend. È stato tra i soci fondatori della società di ricerca e consulenza Quorum e ha collaborato con il Centro Italiano di Studi Elettorali (CISE).
Nel tempo libero (quando ce l'ha) pratica arti marziali e corre sui go-kart. Un giorno imparerà anche a cucinare come si deve.

7 commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.