Migliaia di persone chiuse in palazzetti dello sport senza mascherine e senza distanziamento sociale non erano certo una soluzione praticabile: lo hanno capito fin da subito i democratici e successivamente anche il presidente Donald Trump. Le convention dello scorso agosto hanno dunque dovuto cercare – e trovare – una soluzione che permettesse lo svolgimento di uno degli eventi clou della campagna elettorale di entrambi i partiti.
Il ricorso allo streaming di interventi registrati e in diretta ha dunque permesso ai due appuntamenti di aver luogo lo stesso, sebbene con un calo degli spettatori TV pari a circa il 5% rispetto al 2016.
Le convention inizialmente programmate a Milwaukee (Winsconsin) e Charlotte (North Carolina) hanno visto susseguirsi davanti agli schermi i pezzi da novanta di ciascuno dei due schieramenti. In queste convention al sapore di infotainment, non è mancata l’ufficializzazione delle candidature alla presidenza di Joe Biden e Donald Trump, né quella dei rispettivi candidati vicepresidenti: Kamala Harris per i democratici e Mike Pence per i repubblicani.
Se per il secondo si tratta di una nomina in continuità con il mandato degli ultimi 4 anni, la scelta della senatrice della California porta una ventata di novità nella sfida tra Biden e l’attuale inquilino della Casa Bianca.
Prima afroamericana candidata alla vicepresidenza, qualora dovesse essere eletta sarebbe la prima donna in assoluto a ricoprire questo ruolo: le altre candidate donne alla vicepresidenza che hanno preceduto Harris, ossia la democratica Geraldine Ferraro nel 1984 e la repubblicana Sarah Palin nel 2008, non furono infatti elette.
Se per i due partiti principali solo tre donne fino ad ora sono state candidate alla vicepresidenza e una (Hillary Clinton) alla presidenza, al Congresso la rappresentanza femminile è cresciuta lentamente ma con costanza nel corso degli ultimi 30 anni, pur restando tutt’oggi al di sotto del 25%.
Per quanto la Harris fosse tra le favorite fin dall’inizio, ancora a metà agosto i bookmakers prospettavano il vantaggio dell’ex consigliera per la sicurezza nazionale Susan Rice. È ancora presto per dire se la scelta di Kamala Harris pagherà in termini di consenso elettorale, anche se secondo le rilevazioni Gallup l’apprezzamento nei confronti della sua nomina parrebbe essere tra i più bassi degli ultimi 30 anni, pur essendo in linea con i numeri di Mike Pence e Tim Kaine del 2016.
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