Dopo quasi due anni di campagna elettorale e milioni di voti già espressi in anticipo, siamo arrivati al giorno delle elezioni. Questa notte sapremo se gli elettori statunitensi confermeranno Donald Trump alla Casa Bianca o preferiranno il democratico Joe Biden. In questa nostra guida proviamo dunque a fornirvi tutte le informazioni per seguire al meglio l’election night.
A che ora chiudono i seggi
Negli Stati Uniti i seggi non chiudono tutti alla stessa ora: le elezioni sono infatti di competenza dei governi statali e ogni Stato fa storia a sé. Inoltre, bisogna considerare che in alcuni Stati ci sono contee che chiudono ad orari diversi.
I primi seggi a chiudere, alla mezzanotte italiana, saranno quelli in Indiana e in Kentucky, due Stati profondamente repubblicani. Alle 6.00 del mattino, invece, l’Alaska e le Hawaii saranno gli ultimi Stati a chiudere i seggi. Di seguito riportiamo gli orari di chiusura degli Stati da tenere maggiormente d’occhio in queste elezioni:
- 1.00: Georgia;
- 1.30: North Carolina e Ohio;
- 2.00: Florida, Maine, Pennsylvania, New Hampshire;
- 3.00: Michigan, Minnesota, Wisconsin, Texas, Arizona;
- 4.00: Iowa e Nevada;
- 7.00: Alaska.
Exit poll e “chiamate”
Negli Stati Uniti non esiste un ente federale che si occupi di raccogliere i dati delle elezioni: i canali televisivi via cavo assumono quindi una forte importanza perché è grazie a loro se è possibile sapere chi vince. Le TV si occupano anche di fare le cosiddette “chiamate”, cioè assegnare la vittoria a Trump o a Biden nei vari Stati: per fare questo, le TV lavorano insieme e si affidano a delle società che svolgono gli exit poll e raccolgono i dati nelle varie contee, in modo che poi i team di analisi possano fare le proiezioni.
A fare questo lavoro di exit poll e raccolta dati sono principalmente due società diverse: Edison Research e NORC/AP. Edison lavora per ABC, CBS, CNN e NBC; NORC collabora invece con Associated Press e Fox News. Più recente è invece DDHQ, che si occupa solo di raccogliere i dati e quest’anno lavorerà per l’Economist, Vox e Buzzfeed. Gli exit poll di Edison e AP non sono però come gli exit poll che vediamo in Italia o in Europa. In America, infatti, le TV o chiamano subito il vincitore nel caso di un risultato schiacciante, o dicono che è “too close to call”, cioè che è impossibile dire chi ha vinto. Anche sui siti web delle varie TV non sarà dunque possibile direttamente vedere cosa dice l’exit poll. Ciononostante, nel corso della serata, saranno pubblicati e trasmessi degli exit poll sociodemografici, per vedere come hanno votato gli elettori in base a età, genere, reddito e così via.
NORC, che ha la sua sede all’Università di Chicago, non farà un classico exit poll. Tra il 28 ottobre e il 3 novembre condurrà 140.000 interviste con gli elettori registrati. In questo modo si tiene conto di tutti coloro che hanno votato prima dell’election day. Nel caso in cui l’exit poll sia netto o molto vicino alle previsioni, è molto probabile che AP e Fox faranno le chiamate poco dopo la chiusura dei seggi.
DDHQ, non lavorando con gli exit poll, si affida a un modello predittivo costruito in house. Utilizzeranno i sondaggi pubblici, i dati economici, quelli demografici, le stime dell’affluenza e via così. In alcuni Stati come North Carolina, Florida e Georgia, DDHQ sta anche conducendo dei sondaggi per poter fare le chiamate più velocemente.
ABC News, CBS News, CNN e NBC News, che come detto invece si affidano ad Edison, insieme costituiscono il National Election Pool. Edison per l’exit poll delle elezioni generali del 2016 aveva intervistato 85.000 persone in mille località a livello nazionale e condotto sondaggi telefonici con 16.000 elettori. Il NEP quest’anno avrà circa 4.000 persone in giro per gli Stati Uniti a raccogliere dati e a mandarli alle TV; i team interni dei canali si occuperanno poi di metterli insieme e usarli per assegnare le vittorie. Dan Merkle di ABC ha recentemente spiegato che la chiamata viene fatta nel momento in cui il loro modello statistico dice che la probabilità di vittoria di un candidato è pari ad almeno il 99,5%. Stephen Ohlemacher di AP ha invece dichiarato che “chiamiamo un vincitore una volta giunti alla conclusione che il candidato indietro non raggiungerà quello davanti”. In generale le loro chiamate vengono ritenute le più affidabili.
Una volta che AP chiama, non ci sono più dubbi (almeno teoricamente). Sono possibili degli errori? Sì: il più famoso di tutti è senza dubbio quello della Florida nel 2000, quando venne erroneamente data all’ex vicepresidente Al Gore e poi la chiamata annullata in quando George W. Bush era avanti. Da allora i modelli predittivi sono migliorati, ma alcuni errori vengono ancora fatti. Durante le primarie democratiche è successo di chiamate ritrattate e nel 2018 AP ha ad esempio dovuto ritirare una proiezione nel 21° distretto.
Per seguire i risultati dei vari Stati e delle contee ci si può invece affidare ai siti dei maggiori quotidiani. Uno dei migliori è quello del New York Times che, come Google e centinaia di giornali locali, si basa sui dati AP.
Una cosa a cui bisogna fare attenzione è però l’affluenza, che in America non si calcola come in Italia. Se si vedono percentuali sull’andamento dello scrutinio, va considerato che si riferiscono al numero di sezioni scrutinate e non dei voti. Ma alcune sezioni sono molto più grandi di altre e inoltre tendenzialmente non tengono conto del voto anticipato.
Oltre ai siti classici va seguito il liveblog di FiveThirtyEight, il famoso sito di Nate Silver, dove i redattori scrivono i loro commenti su cosa sta succedendo.
Quindi, per seguire i risultati elettorali si devono guardare i canali televisivi americani, che sono visibili da tutto il mondo in questa occasione, e seguire i risultati anche sui siti, per vedere come sta andando a livello di contea o per vedere gli exit poll. Oltre alle TV vale però la pena anche seguire Dave Wasserman di Cook Political Report su Twitter: Wasserman si basa principalmente sul suo intuito e ha un certo coraggio nel fare le chiamate. Quando pensa che qualcuno stia vincendo scrive “I’ve seen enough” e raramente sbaglia.
Lo scrutinio: come capire chi sta vincendo?
A mezzanotte chiuderanno i seggi in Indiana e Kentucky: nonostante siano due Stati solidamente repubblicani, si potrebbe cogliere qualche indicazione. Nel 2016 era ad esempio evidente che Trump stesse andando particolarmente bene nelle zone rurali, mentre nel 2018 si è capito che le zone suburbane stavano votando per i democratici.
Qui di seguito vediamo cosa dobbiamo aspettarci dagli swing states basandoci su un articolo pubblicato da FiveThirtyEight.
In generale è all’1.00 che avremo i primi dati interessanti, quando chiudono i seggi in Georgia. Qui lo scrutinio è già iniziato da giorni, e gli unici voti che verranno contati successivamente a martedì sono quelli dei residenti all’estero. Il Segretario di Stato si è detto ottimista di poter avere l’esito già la notte, a meno che non sia un testa a testa. Ogni contea conta i voti come preferisce e quindi non ci sarà un particolare ordine.
In North Carolina i risultati di circa l’80% dei voti dovrebbero essere annunciati subito, essendo schede arrivate via posta (si vota da un mese e mezzo) e già scrutinate. I voti dell’election day saranno invece contati nelle ore successive e potrebbe richiedere del tempo anche a causa delle norme per la pandemia. Va anche considerato che in North Carolina i voti possono pervenire fino al 12 novembre, se spediti entro il 3 novembre. Proprio per il fatto che una buona parte dei cittadini ha votato via posta, molto probabilmente l’inizio dello scrutinio vedrà in netto vantaggio Biden (il voto postale è stato preferito in particolare dai democratici).
Anche in Ohio la situazione è molto simile a quella della North Carolina: entro le 2.00 le contee sono tenute a comunicare i dati del voto anticipato e ci si aspetta che siano favorevoli ai democratici. Poi partirà lo scrutinio del resto del voto e i repubblicani recupereranno terreno. I voti che arriveranno dopo le elezioni (entro il 13 novembre) saranno scrutinati solo il 18 novembre.
Alle 2.00 inizierà lo scrutinio in Florida, e dovrebbe andare molto spedito: alle 4.00 potrebbe essere già terminato. Nei primi 30 minuti dovrebbero arrivare i voti espressi in anticipo (sia di persona sia via posta) che probabilmente saranno favorevoli ai democratici. Con lo scrutinio dei voti espressi il 3 novembre, invece, i repubblicani dovrebbero guadagnare terreno. Una vittoria di Trump qui sarebbe fondamentale per lui: secondo il modello dell’Economist, se il presidente dovesse perdere nel Sunshine State le sue probabilità di vittoria si ridurrebbero all’1%.
Alle 2.00 anche il Maine chiuderà i seggi, così come il New Hampshire e la Pennsylvania. Il Maine è un caso molto particolare perché divide i suoi grandi elettori sulla base del risultato dei candidati: va quindi osservato cosa succede nel 2° distretto congressuale. Non c’è un ordine particolare di scrutinio e quindi non ci si attendono particolari spostamenti. In New Hampshire, invece, non c’è un ordine particolare di spoglio. In Pennsylvania, la situazione è più complessa. Metà degli elettori dovrebbe infatti aver votato/votare via posta, ma lo spoglio di queste schede avrà inizio durante la giornata di martedì ed è una procedura che richiede molto tempo. Ci sono contee che programmano di scrutinare per 24 ore al giorno e non pensano di finire nella settimana; inoltre, le contee daranno priorità al voto di persona. In questo caso, dunque, avremo una situazione opposta a quella vista in North Carolina, con Trump che dovrebbe risultare, in un primo momento, in netto vantaggio.
Alle 3.00 chiude poi l’Arizona: entro un’ora dovrebbero essere comunicati i risultati del voto postale (che sono già stati scrutinati), probabilmente favorevoli ai democratici, e quindi, nella notte, saranno contati i voti del martedì, più inclini ai repubblicani. Se dovesse essere un testa a testa lo spoglio potrebbe diventare lungo e finire dopo diversi giorni (venerdì probabilmente). Oltre all’Arizona, alle 3.00 sarà il turno di Michigan, Minnesota e Texas. Nel primo caso lo spoglio potrebbe essere particolarmente lungo e dovrebbe seguire lo schema della Pennsylvania (vantaggio iniziale netto di Trump, poiché i voti postali verranno scrutinati dopo quelli espressi in persona), mentre nel secondo caso lo scrutinio dovrebbe essere spedito e non c’è un ordine particolare di scrutinio. Alle 3.00 chiude anche il Wisconsin che, come il Minnesota, dovrebbe riuscire a dirci chi ha vinto entro la notte. Molte contee scrutineranno infatti i voti in anticipo ed è possibile che alla chiusura dei seggi rilascino in blocco i risultati, cosa che farebbe salire i democratici, anche se con i voti del 3 novembre poi i repubblicani recupereranno terreno. Il Texas è salito agli onori della cronaca per l’enorme numero di persone che hanno votato in anticipo (più di tutti gli elettori del 2016): nella notte dovrebbero contare sia i (pochi) voti dell’election day sia quelli anticipati. È probabile che partano bene i democratici e poi recuperino i repubblicani.
Alle 4.00 chiuderanno invece i seggi in Nevada e Iowa. Nel primo lo spoglio dovrebbe essere tendenzialmente rapido anche se per i risultati definitivi serviranno giorni e in passato le schede arrivate dopo le elezioni (ma spedite entro il 3 novembre) hanno aiutato i Democratici. Nel secondo invece lo scrutinio dei voti via posta sarà fatto prima di martedì e quindi anche qui le cose dovrebbero andare spedite, anche se pure qui le schede possono arrivare dopo (se spedite entro il 2 novembre) e potrebbero portare a un miglioramento del risultato dei democratici.
Infine c’è l’Alaska, dove le urne chiuderanno solo alle 7.00 e lo scrutinio non sarà veloce, I voti dell’election day saranno contati la notte insieme a quelli via posta arrivati entro il 29 ottobre. Per quelli che invece arriveranno dopo e fino al 10 novembre, bisognerà aspettare nei giorni successivi. Per il 18 novembre lo spoglio dovrebbe concludersi. Qui ci si attende che prima vadano bene i repubblicani e poi i democratici.
#MaratonaYouTrend
YouTrend seguirà naturalmente questa notte elettorale con la massima attenzione: le chiamate, le analisi, le mappe e i grafici più interessanti saranno ripresi sulle nostre pagine Twitter, Facebook e Instagram, oltre che qui sul sito con un articolo in costante aggiornamento. Ci troverete anche in TV: Lorenzo Pregliasco sarà su Sky TG24 nello speciale in onda dalle 23 alle 6, oltre che in vari momenti della giornata di mercoledì. Saremo anche su La7, nella maratona condotta da Enrico Mentana, con Giovanni Diamanti dalle 24 alle 6 e Lorenzo Pregliasco dalle 6 alle 8.
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