In queste presidenziali oltre 103 milioni di americani hanno deciso di esprimere il proprio voto anticipatamente di persona o per posta. Si tratta di una possibilità che negli Stati Uniti è molto diffusa, e inoltre quest’anno ancora più persone hanno deciso di votare in anticipo a causa della pandemia: in Texas, per esempio, il numero di persone che hanno votato anticipatamente è stato addirittura maggiore dei voti totali espressi nel 2016.
La maggioranza di chi ha deciso di votare prima del 3 novembre è rappresentata da sostenitori di Joe Biden, che hanno raccolto l’invito del candidato democratico ad esercitare prima dell’election day il proprio diritto di voto, per evitare pericolosi assembramenti alle urne. Infatti, durante lo scrutinio dei voti, abbiamo assistito a momentanei vantaggi repubblicani – il red mirage – laddove si siano iniziati a contare prima i voti espressi il giorno delle elezioni, per poi assistere ad una rimonta di Biden non appena si è cominciato a scrutinare gli early votes.
Già prima dell’election day i dati lasciavano presagire un’affluenza record alle urne. I numeri del 3 novembre hanno confermato questo trend: in assenza di dati definitivi, si può comunque affermare già con assoluta certezza che queste elezioni sono state quelle che in termini assoluti hanno portato più cittadini alle urne. Inoltre, anche in termini percentuali in queste elezioni l’affluenza ha toccato un record, almeno a partire dal 1932, primo anno in cui lo U.S. Census Bureau può stimare le percentuali nazionali di affluenza.
Secondo le stime di Bloomberg, con 151 milioni di schede già scrutinate e altre 10 milioni da scrutinare, il numero di votanti totali supererà quota 160 milioni. Nel 2016 erano stati 136 milioni, 129 nel 2012 e 131 nel 2008. Prendendo in considerazione la Voting-Eligible Population (VEP), oltre il 66% degli aventi diritto si è recato alle urne, con un picco dell’81% in Minnesota.
Gli Stati che prima delle elezioni erano segnalati come quelli su cui bisognava porre maggiore attenzione hanno risposto portando milioni di cittadini alle urne e registrando dati altissimi sull’affluenza: Wisconsin, Michigan, North Carolina e Florida hanno raggiunto circa il 75%, mentre la Pennsylvania ha toccato il 65%, circa 2 punti in più rispetto al 2016. In Nevada e Arizona, invece, si possono osservare numeri sensibilmente più bassi, con un’affluenza che si ferma al 60% in entrambi gli Stati. Ma, lo ripetiamo, sono dati ancora provvisori perché lo spoglio è ancora in corso.
In sintesi, con lo scrutinio dei voti che deve ancora terminare, 44 Stati hanno già raggiunto un affluenza maggiore rispetto al 2016. Complessivamente, l’aumento di cittadini portati alle urne in quasi tutti gli Stati ha fatto in modo che rispetto a 4 anni fa votassero quasi 30 milioni di persone in più.
Commenta