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Flip states: gli stati che sono passati ai Dem

Un’analisi dei 5 stati che nel 2016 andarono ai repubblicani e dove quest’anno hanno vinto i democratici

Le elezioni americane hanno espresso un verdetto chiaro: non solo i repubblicani non hanno guadagnato nessuno stato in più rispetto al 2016, ma ne hanno persi ben 5, per un totale di 306 grandi elettori a Biden e 232 a Trump. Gli stati passati ai democratici, i cosiddetti flip states, sono 5: Arizona, Georgia, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin. Tuttavia, se nel primo i Dem non vincevano dal 1996 e nel secondo dal 1992, gli ultimi tre sono storicamente parte del blue wall, cioè di quell’insieme di stati che dal 1992 al 2012 hanno sempre votato per i democratici ma che nel 2016 andarono – un po’ a sorpresa – a Trump.

Il punto di forza di Biden in questi stati è stato incrementare a proprio vantaggio i voti nelle contee che avevano votato per Hillary Clinton nel 2016, aumentando sia nelle percentuali che nei numeri assoluti. In altre parole, Biden ha vinto meglio dove il suo partito aveva già vinto nel 2016. Inoltre, sfruttando l’importante crescita dell’affluenza, Biden si è assicurato il voto di oltre la metà di coloro che nel 2016 non si erano presentati alle urne.

Un tratto in comune dei flip states è che le grandi città e i suburbs hanno preferito Biden, mentre le piccole città e le zone rurali sono più orientate verso Trump. Inoltre, Biden è maggiormente apprezzato dai giovani, mentre Trump ha più successo tra gli over 45, ma non come 4 anni fa. Le donne dei suburbs benestanti della middle class, poi, hanno preferito Biden.

 

I temi chiave

Il tema più importante per gli elettori di questi stati è rappresentato dall’economia, fattore decisivo per il 35% di chi ha votato, seguito dalla pandemia, considerata come fattore più importante da circa il 20% dei votanti. La questione della discriminazione razziale è stata decisiva per il 15% degli elettori, fatta eccezione per la Georgia, che tra quelli in esame è lo stato con la percentuale più alta di afroamericani: di conseguenza qui l’impatto della questione razziale sulla scelta tra il presidente uscente e il candidato Dem è stato maggiore rispetto agli altri flip states.

Rispetto ai dati nazionali, il primato dell’economia sulle scelte di voto è confermato, mentre si segnala a livello nazionale una maggiore attenzione per la pandemia e una minore per il razzismo (rispettivamente 17% e 20%). Tali dati possono essere indicativi del motivo per cui Joe Biden ha vinto su Donald Trump: durante la campagna elettorale il primo ha insistito fortemente sul Covid-19, mentre il presidente in carica si è concentrato sull’economia, entrambi consapevoli di quali temi toccassero maggiormente i rispettivi elettorati.

 

I  flip states

In Pennsylvania le grandi città come Philadelphia, Pittsburgh e Allentown e – in parte – i relativi suburbs sono stati cruciali per la vittoria di Biden, mentre le piccole città e le zone rurali hanno confermato il loro gradimento per Donald Trump. Tuttavia, è significativo segnalare come Trump a Philadelphia abbbia guadagnato terreno (4,3 punti) rispetto al 2016.

In uno stato in cui oltre l’85% della popolazione è bianca, poco più del 50% di questa fascia ha votato per Trump; il vantaggio dei democratici è stato rafforzato dal 94% delle preferenze ricevute tra gli elettori afroamericani e dal 78% tra quelli ispanici.

 

Il Wisconsin è il quarto stato più colpito dalla pandemia con oltre 280 mila casi su circa 5.800.000 persone, ed è anche tra le economie degli Stati Uniti più colpite dalla crisi economica, con un tasso di disoccupazione del 2% più alto rispetto al 2019. Quest’anno Joe Biden ha vinto registrando un distacco di 20 mila voti (dato comunque non ancora definitivo), specialmente grazie alle contee di Dane, dove si trova l’Università del Wisconsin, e di Milwaukee. L’affluenza è passata dai quasi 3 milioni di persone nel 2016 a 3 milioni e 300 mila.

Il Wisconsin, inoltre, è uno degli stati con la percentuale più alta di bianchi non laureati – fascia della popolazione che fu fondamentale per Trump 4 anni fa – e con una scarsa presenza di elettori afroamericani (il 4% del totale).

In Michigan Joe Biden ha costruito la sua vittoria nelle contee più ricche e più grandi come Oakland (vicino Detroit) e Kent. Inoltre, nei suburbs è stato determinante l’appoggio della popolazione femminile, e diversamente da quanto si è registrato in Pennsylvania e Wisconsin il candidato Dem ha ricevuto un ottimo supporto anche dagli over 45, che hanno disapprovato la gestione della pandemia da parte di Donald Trump.

Tra gli stati del blue wall questo è quello che registra il maggiore scarto (2.7%) tra democratici e repubblicani, e sempre tra questi tre è quello in cui Biden ha registrato la performance migliore: ha confermato le contee vinte da Clinton, a cui ha aggiunto in media 2 contee su 3 di quelle che avevano votato per Trump nel 2016.

In Georgia sono state cruciali le contee intorno ad Atlanta, capitale e città più popolosa dello stato, che hanno avuto una forte crescita a favore dei Dem e hanno determinato il recupero di Biden nei confronti di Trump dopo che lo spoglio della notte elettorale aveva dato il GOP in vantaggio.

L’Arizona, stato del sud tradizionalmente repubblicano, era un obiettivo a cui la campagna di Biden ha dedicato sforzi importanti ed insieme alla Georgia è il successo più importante e difficile ottenuto dai Dem. Dopo la vittoria di Donald Trump nel 2016, il vantaggio ottenuto da Biden è (al momento) di appena 17mila voti.

I democratici qui sono forti tra gli ispanici, che costituiscono il 20% della popolazione, ma Biden tiene testa a Donald Trump anche tra le preferenze degli anziani. I bianchi, specialmente quelli senza laurea che rappresentano oltre il 40% della popolazione, confermano il loro gradimento per il presidente uscente.

La contea chiave è quella di Maricopa, dove si trova la capitale Phoenix e dove vive la maggioranza degli ispanici: qui Trump nel 2016 aveva vinto con uno scarto di quasi 50 mila voti e quest’anno si trova indietro di altrettante preferenze.

Lorenzo Ancona

Studente laureando in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Luiss Guido Carli. Appassionato di politica e internet, e alla ricerca di un modo per conciliarli. Leggo con determinazione per scrivere con precisione.

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