Il 3 novembre negli Stati Uniti non si è votato solo per eleggere il presidente degli Stati Uniti, ma anche per una moltitudine di altre cariche statali e federali, tra cui 35 senatori su 100 e tutti i 435 deputati della Camera. Confrontando i risultati di Dem e GOP nelle elezioni del Congresso con quelli di Joe Biden e Donald Trump, quindi, si può capire quale sia stato il candidato presidente più forte e attrattivo.
Il confronto tra Senato e presidenza
Per il Senato si votava in 34 stati su 50 (in uno di essi, la Georgia, si rinnovavano entrambi i seggi): in America i senatori non sono eletti in blocco, ma ogni due anni si rinnova un terzo dell’emiciclo. Il mandato dei senatori dura infatti sei anni, mentre quello dei deputati due e quello del presidente quattro.
Considerando gli stati in cui si votava sia per la presidenza che per il Senato, sono stati espressi 85 milioni di voti per le elezioni presidenziali e 83,7 per quelle senatoriali. In tutti gli stati, i voti espressi per il presidente sono stati più di quelli per il Senato: la differenza maggiore è in Nebraska, dove è stato espresso il 6,1% dei voti in più rispetto alle elezioni per il Senato.
Nel complesso, in questi stati Donald Trump ha ottenuto 42,1 milioni di voti e Joe Biden 31,3 milioni, ma al Senato i repubblicani ne hanno presi 41,5 milioni e i democratici 39,4: insomma, in questi stati Trump ha preso 666 mila voti in più del suo partito, mentre Joe Biden 1,88 milioni.
Il grafico qui sotto mostra come sono andati i candidati repubblicani al Senato (asse x) e Trump (asse y) nei vari stati in cui si sono svolte entrambe le consultazioni: se il presidente uscente è andato meglio si situerà sopra la retta, mentre tutti i punti al di sotto indicano stati in cui Trump ha ottenuto risultati peggiori rispetto ai candidati senatori del GOP. In particolare, si può osservare come la performance di Trump sia stata peggiore proprio negli stati in cui i candidati repubblicani al Senato sono stati più forti: al crescere della quota di voti al GOP, infatti, si assiste a una maggiore perdita di voti di Trump rispetto ai candidati del suo partito al Senato (cioè a un allontanamento verso il basso dei punti dalla retta).
Una precisazione: dal confronto è stato escluso l’Arkansas, in quanto i democratici lì non hanno presentato un candidato al Senato e l’uscente repubblicano Tom Cotton è quindi stato rieletto senza difficoltà.
La relazione è ovviamente la stessa per Biden, che va peggio negli stati dove i candidati democratici al Senato hanno ottenuto risultati migliori. Lo stato in cui il distacco di Biden dai candidati democratici è stato maggiore è il Nebraska, dove l’aspirante senatore Chris Janicek si è fermato al 25% mentre Biden è arrivato a prendere il 39%. Differenza importante anche in Maine, dove Biden ha ottenuto il 53% e la democratica Sara Gideon solo il 43%: il Maine è stato una delle più grandi delusioni per il Partito Democratico, in quanto la senatrice uscente Susan Collins era vista come battibile data la forza di Biden nello stato e gli ottimi sondaggi per Gideon.
Gli stati in cui Biden ha ottenuto i risultati peggiori rispetto ai candidati democratici al Senato sono Montana e Rhode Island, dove l’ex vicepresidente ha ottenuto il 10% in meno dei voti dei due candidati Dem (in Montana era il governatore Steve Bullock, nel Rhode Island il senatore Jack Reed).
Specularmente, Montana e Rhode Island sono proprio due degli stati in cui Trump è andato molto meglio dei candidati del GOP al Senato, mentre il Maine è lo stato in cui la performance del presidente uscente è stata la più deludente in confronto all’elezione senatoriale.
Biden è andato meglio dei Dem alla Camera
Una dinamica molto simile si è vista nelle elezioni della Camera dei rappresentanti. Certo, qui un confronto assoluto non è possibile effettuarlo, perché nei seggi più sicuri è normale che i partiti di opposizione non candidino nessuno, essendo elezioni perse in partenza: ad esempio, per l’unico seggio del South Dakota non si sono presentati candidati democratici, così come nel primo distretto del Massachusetts il GOP non ha schierato alcun candidato.
In Georgia e Pennsylvania, due stati chiave per la presidenza e dove in ogni distretto della Camera c’erano in corsa entrambi i partiti, i candidati Dem hanno ottenuto meno voti delle loro controparti repubblicane, mentre Biden ha vinto in entrambi gli stati. La stessa cosa è accaduta in Arizona, dove i democratici hanno preso 6 mila voti in meno rispetto al GOP per la Camera, mentre Biden ne ha ottenuti 10,5 mila in più di Trump. In un altro stato chiave, il Wisconsin, l’ex vicepresidente ha vinto di 20 mila voti su Trump, mentre i democratici candidati alla Camera hanno complessivamente raccolto 95 mila voti in meno dei loro rivali repubblicani.
Un interessante risultato è quello del 2° distretto del Nebraska, dove si trova la città di Omaha: si tratta di una delle zone col maggior livello di istruzione del Paese e qui Biden ha vinto di più di 7 punti su Trump, ottenendo così un grande elettore in più grazie al particolare sistema elettorale in Nebraska. La candidata democratica alla Camera, però, ha perso di 6 punti contro il repubblicano Don Bacon.
Un risultato simile si era già intravisto nei sondaggi pre-elettorali: Biden aveva un vantaggio maggiore nel voto popolare di quello che i democratici avevano nel cosiddetto generic ballot. Storicamente, però, è insolito che un candidato alla presidenza vada meglio del suo partito quando quest’ultimo controlla la Camera.
Conclusione
Questi dati sembrano quindi indicare complessivamente che Joe Biden è stato un candidato più forte di quello che potevano indicare i primi risultati: negli stati considerati, infatti, i democratici sono andati peggio dell’ex vicepresidente sia alla Camera che al Senato. Appare quindi evidente come Joe Biden sia riuscito ad essere maggiormente attrattivo dei candidati democratici al Congresso, recuperando diversi elettori che in realtà non hanno votato per i candidati di partito.
Questo dato è stato anche confermato dagli exit poll: quello nazionale della CNN ha mostrato come il 52% degli elettori abbia visto in modo positivo Biden, e il 94% di questi elettori ha poi votato per lui. Si tratta di una situazione molto diversa da quella del 2016, quando nell’exit poll solo il 43% espresse una visione favorevole di Hillary Clinton. All’epoca, coloro che vedevano sfavorevolmente entrambi i candidati furono il 18%, mentre quest’anno solo il 3%. In entrambi i casi questi elettori hanno poi votato per Trump.
In conclusione, Biden è riuscito a conquistare una parte di elettori che non avevano una buona opinione di Trump, ma che probabilmente non avrebbero votato per i democratici se non ci fosse stato lui.
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