Il 20 e il 21 settembre gli italiani sono stati chiamati alle urne per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, oltre che per 7 elezioni regionali e per le elezioni amministrative in quasi mille comuni sparsi in tutta Italia (con l’eccezione di Sicilia e Sardegna, dove le amministrative sono state nel mese di ottobre). Per aiutare gli analisti a tracciare un primissimo bilancio del voto, non appena si sono chiusi i seggi i media hanno potuto iniziare a diffondere exit poll, instant poll, intention poll e successivamente proiezioni: ma c’è poi stata una loro conferma da parte dai dati di scrutinio definitivi? In questo articolo proveremo a rispondere a questa domanda, confrontando i risultati reali con:
- Gli exit poll e le proiezioni del consorzio Opinio per la Rai, relativi al referendum, al voto in 6 regioni a statuto ordinario e alle amministrative in 9 capoluoghi;
- Gli instant poll Quorum/YouTrend per Sky TG24, che hanno riguardato le elezioni regionali (tranne quelle in Valle d’Aosta);
- Gli intention poll Tecnè per Mediaset, anch’essi relativi alle elezioni regionali nelle regioni a statuto ordinario.
In realtà, il quadro sarebbe più ampio: Quorum/YouTrend ha infatti condotto un instant poll anche sul voto al referendum, seppur limitatamente alle 6 regioni a statuto ordinario in cui si votava anche per le regionali. Inoltre, anche Tecnè e SWG hanno elaborato proiezioni sulle elezioni regionali come ha fatto Opinio: in questa sede, tuttavia, ci interessa primariamente analizzare i dati di exit, instant e intention poll piuttosto che le proiezioni, che peraltro sarebbe difficile confrontare dal momento che ogni istituto le aggiorna man mano che la copertura del campione aumenta. Di conseguenza, tra le proiezioni da includere in questa analisi abbiamo scelto solo le prime diffuse da Opinio, il consorzio che ha coperto tutti i tre i voti (quello regionale, quello amministrativo e quello referendario).
Facciamo chiarezza
Prima di procedere con l’analisi, vale la pena fare chiarezza e ricordare la differenza tra exit poll, instant poll, intention poll e proiezioni.
Gli exit poll raccolgono il voto dichiarato dagli elettori all’uscita dai seggi, attraverso interviste di persona, secondo un campione considerato rappresentativo della popolazione: si utilizza dunque una metodologia PAPI (pen and paper interview, ossia “intervista con carta e penna”). Lo stesso principio è alla base degli instant poll, che però non vengono condotti di persona ma per via telefonica, mentre gli intention poll consistono in interviste condotte nei giorni immediatamente prima del voto.
Le proiezioni, invece, non sono sondaggi come exit, instant e intention poll, ma sono stime del risultato finale basate sui dati reali di scrutinio: in questo caso, come abbiamo anticipato, molto dipende dalla dimensione del campione considerato, che aumenta man mano che lo spoglio procede.
Il referendum costituzionale
I primi exit poll relativi al referendum costituzionale – a cura del consorzio Opinio per la Rai – davano il Sì in un intervallo compreso tra il 60 e il 64% e il No tra il 36 e il 40%. In realtà, la prima proiezione e il risultato finale hanno poi consegnato un quadro più sbilanciato a favore del Sì: l’opzione favorevole al taglio dei parlamentari ha infatti sfiorato il 70% dei voti favorevoli, relegando pertanto i contrari poco sopra il 30%.
Il voto regionale
Passiamo alle elezioni regionali che si sono svolte in sei regioni a statuto ordinario. Qui tutti e tre gli istituti, nei loro exit, intention e instant poll, hanno utilizzato delle “forchette”, cioè degli intervalli di percentuali: in questa analisi proviamo a considerare il loro dato medio, per capire quanto siano stati precisi Opinio, Quorum/YouTrend e Tecnè.
In Veneto al leghista Luca Zaia veniva attribuito il 72% nel primo exit poll Opinio e nell’instant poll Quorum/YouTrend, il 73,5% nell’intention poll Tecnè e il 74,2% nella prima proiezione Opinio. Si tratta di numeri molto vicini al 76,8% finale, anche se lievemente più bassi.
Molto simile lo scenario nelle altre due regioni dove ha trionfato il centrodestra. Nelle Marche, il deputato di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli ha vinto con il 49,1%: una percentuale molto vicina al 47% dell’exit poll Opinio e al 48,1% della prima proiezione dello stesso consorzio, oltre che al 49% dell’instant poll Quorum/YouTrend e al 50% dell’intention poll Tecnè. In Liguria, l’uscente Giovanni Toti ha ottenuto il 56,1%: ad andarci più vicino è stato l’instant poll Quorum/YouTrend (55%), ma anche l’intention poll Tecnè (54%) e l’exit poll e la prima proiezione di Opinio (rispettivamente 51% e 52,9%) hanno correttamente stimato, per il governatore di centrodestra, una riconferma con la maggioranza assoluta.
Leggermente diverso lo scenario in Toscana, Puglia e Campania, dove ha vinto il centrosinistra. In Toscana, alla chiusura dei seggi tutti e tre gli istituti attribuivano a Eugenio Giani (centrosinistra) un vantaggio medio di 3-3,5 punti sull’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi: la forbice si è poi allargata con la prima proiezione Opinio (4,3 punti di distacco) ed è poi arrivata a 8,1 punti a scrutinio ultimato.
Peculiare il caso della Puglia: alle 15:00 di lunedì 21, tutti e tre gli istituti davano in assoluta parità l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Raffaele Fitto e il governatore uscente Michele Emiliano (38% Quorum/YouTrend, 39% Opinio, 41% Tecnè). Poche ore dopo, però, già con la prima proiezione Opinio è emerso il vantaggio di Emiliano (5,9 punti), vantaggio che si è ulteriormente ampliato a 7,9 punti a scrutinio concluso.
Infine, la Campania: l’exit poll Opinio e l’instant poll Quorum/YouTrend attribuivano al presidente uscente Vincenzo De Luca il 54%, mentre l’intention poll Tecnè il 56%. Nella prima proiezione, però, la percentuale di De Luca è salita al 60,2%, un dato comunque ancora al di sotto del 69,5% poi ottenuto realmente.
Il voto comunale
Infine, nei 9 capoluoghi in cui Opinio ha condotto exit poll ed elaborato proiezioni al primo turno, i possibili esiti – vittoria del centrodestra, vittoria del centrosinistra o ballottaggio – sono stati tutti azzeccati già a partire dagli exit poll, che la Rai ha mostrato lunedì poco dopo le 15:00, non appena sono stati chiusi i seggi (anche se lo scrutinio per le comunali sarebbe iniziato il giorno dopo).
Anche qui Opinio ha mostrato delle “forchette” negli exit poll, il cui valore massimo e quello minimo si sono situati rispettivamente 2 punti al di sopra e 2 punti al di sotto dei valori riportati nel grafico. Rispetto ai risultati reali, i dati fuori “forchetta” – seppur di poco – sono stati quelli del centrodestra a Chieti e Venezia e quelli del centrosinistra a Bolzano e Reggio Calabria, oltre che i dati di entrambi i candidati a Lecco e Mantova e quelli del candidato M5S a Matera.
In particolare, in alcuni casi c’è stata una sottostima dei sindaci uscenti negli exit poll: è il caso di Mantova, Reggio Calabria, Bolzano e Venezia, dove i primi cittadini uscenti sono stati sottostimati nell’exit poll rispettivamente di 6,8, 4,2, 3 e 2,6 punti. Al contrario, ad Arezzo il sindaco uscente Ghinelli è stato sovrastimato di 1,4 punti nell’exit poll – dato che rientra comunque all’interno della “forchetta” indicata da Opinio.
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