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Romania al voto per le elezioni parlamentari

Il sesto Stato più popoloso dell’UE va al voto il 6 dicembre per rinnovare la Camera e il Senato: chi la spunterà tra PNL (centrodestra) e PSD (centrosinistra)?

Il prossimo 6 dicembre si terranno in Romania le elezioni parlamentari. I cittadini saranno chiamati a votare per il rinnovo dei 465 seggi del Parlamento, suddivisi tra la Camera dei Deputati (329) e il Senato (136). Successivamente spetterà al Presidente della Repubblica Klaus Iohannis affidare l’incarico di formare un governo al leader del partito che risulterà vincitore dalla tornata elettorale. I candidati dei tre principali partiti sono il primo ministro uscente Ludovic Orban per il Partito Nazionale Liberale (PNL, centrodestra), l’attuale presidente della Camera dei Deputati Marcel Ciolacu per il Partito Social Democratico (PSD, centrosinistra) e Dacian Cioloș, ex primo ministro tra il 2015 e il 2017, per Alleanza 2020 (centro).

Secondo l’ultima media dei sondaggi pubblicata da Politico, il PNL avrebbe il 31%, ossia 5 punti in più rispetto al 26% del PSD, mentre Alleanza 2020 si fermerebbe al 16%. Sotto il 10%, e a rischio di non superare la soglia di sbarramento del 5% presente in entrambe le Camere, PRO Romania (PRO), l’Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR) e il Partito del Movimento Popolare (PMP).

 

Per il PSD si preannuncia una pesante battuta d’arresto rispetto alle elezioni parlamentari del 2016, nelle quali superò il 45% delle preferenze, riuscendo a formare, grazie all’alleanza con il partito centrista ALDE, un governo di coalizione. Al contrario, il PNL prevede di incrementare i propri seggi in Parlamento rispetto al 20% ottenuto nel 2016.

Le ragioni del notevole calo di preferenze del PSD in Romania dal 2016 ad oggi sono diverse. Innanzitutto, ci sono state alcune scissioni interne: la più importante è stata quella del 2017 verso il centro da parte di PRO Romania, partito nato per volere dell’ex premier Victor Ponta. In secondo luogo, ha pesato lo scandalo e la successiva condanna per abuso di ufficio di Liviu Dragnea, leader carismatico del PSD, a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Già nel 2016 Dragnea non poté candidarsi come primo ministro a causa di una condanna penale per un reato commesso nel 2012, sebbene sotto la sua guida il partito avesse ottenuto un’ampia vittoria alle elezioni parlamentari. Nonostante ciò, riuscì nei successivi tre anni a influenzare così tanto le decisioni del governo, anche in virtù della sua carica di Presidente della Camera dei Deputati, da essere stato definito il “capo onnipresente” del Partito Social Democratico.

La conferma della condanna a Dragnea da parte della Corte Suprema arrivò il 27 maggio del 2019, all’indomani delle elezioni europee, quando il 27% degli elettori decise di votare per il PNL, che quasi raddoppiò rispetto al 15% ottenuto cinque anni prima. Al contrario, il PSD passò dal 37,6% di voti del 2014 al 22,5% del 2019, mentre un ottimo e forse inaspettato risultato lo ottenne, con il 22,3% delle preferenze, la coalizione Alleanza 2020, nata per l’occasione e formata dal partito Unione Salvate la Romania (USR) e dal Partito della Libertà dell’Unità e della Solidarietà (PLUS).

Dopo le elezioni europee, la coalizione Alleanza 2020 ha proseguito il proprio progetto politico rimanendo coesa alle elezioni amministrative tenutesi lo scorso settembre, in occasione delle quali i cittadini rumeni si sono recati alle urne per le elezioni locali (rinnovo dei presidenti dei distretti e dei sindaci). I risultati sono stati in linea con le elezioni europee del 2019, in quanto il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti è stato il PNL con oltre il 29%; al secondo posto il PSD, che si è fermato al 23%, mentre si è confermata al terzo posto la coalizione Alleanza 2020 con quasi il 9% di voti.

 

Fino alle elezioni del 6 dicembre, il capo dell’esecutivo in Romania sarà Ludovic Orban, in carica dal 4 novembre 2019 e leader del Partito Nazionale Liberale dal 2017. Il suo è un governo di minoranza, nominato dal presidente Iohannis dopo la sfiducia votata dal Parlamento un anno fa all’Esecutivo guidato dalla socialdemocratica Viorica Dăncilă.

Secondo i sondaggi e i risultati delle ultime tornate elettorali, sia quelle europee del 2019 sia quelle amministrative dello scorso settembre, il primo ministro uscente e leader del PNL è il grande favorito alle elezioni del 6 dicembre. Nonostante non ci si aspetti una maggioranza assoluta, Orban potrebbe allearsi con Alleanza 2020, come già accaduto per l’elezione del sindaco di Bucarest. La coalizione dovrebbe così permettergli, qualora i numeri dei sondaggi venissero confermati alle urne, di avere un numero di seggi in parlamento sufficiente per ottenere l’incarico di formare un governo dal presidente Iohannis, anch’egli membro del PNL.

La stabilità politica sarà un elemento chiave per il futuro del Paese, considerando che nell’ultima legislatura si sono avvicendati ben cinque primi ministri e che la crisi economica dovuta alle misure per contrastare la pandemia di Covid-19 sta minando la tenuta del tessuto sociale. Un governo con un solido sostegno parlamentare sarà perciò necessario per la ripresa economica, da perseguire in particolare attraverso l’utilizzo dei fondi che proverranno dall’Unione Europea.

Filippo Sbal

Nato a Firenze con la testa e il cuore altrove, laureato in Beni Culturali ma ossessionato dalla politica. Le idee e i progetti da raggiungere sono molti, il tempo mi rincorre da sempre ma cerco di essere più veloce.

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