Così al Senato
Al Senato, senza considerare gli eletti all’estero e i senatori a vita, i seggi passeranno da 309 a 196. Nella tabella sottostante, in particolare, viene ricapitolato il nuovo numero di eletti in ciascuna circoscrizione, sia nei collegi plurinominali che in quelli uninominali del Rosatellum.
Vediamo ora in dettaglio le mappe dei nuovi collegi proposti nella bozza del decreto legislativo approvata in via preliminare dal Governo.
Anche in questo caso, come per la Camera, è stato necessario dividere al loro interno dei comuni popolosi: per Roma, Milano e Genova, infatti, sono state considerate le rispettive aree subcomunali per poter arrivare a disegnare i nuovi collegi uninominali. Al contrario, nessun comune presenta più di un collegio plurinominale al proprio interno.
Dato che la riforma costituzionale di riduzione dei parlamentari è stata approvata più di un anno fa, e la commissione per la determinazione dei collegi si è insediata il 12 dicembre 2019 e si è riunita più volta, l’ultima il 20 dicembre 2020 (sic, fonte: Relazione della commissione), mi sarei aspettato un risultato migliore rispetto alla precedente definizione dei collegi (d.lgs. 189/2017). Tanto più che con la riforma i collegi da ridisegnare sono diminuiti notevolmente, agevolando il lavoro degli “esperti”.
Invece, scopro con stupore che il rispetto del criterio della parità di popolazione è ancora considerato un “optional”, e si sfrutta l’ampio (eccessivamente ampio) limite di variabilità +/-20% concesso dalla legge in troppi casi, quando con limitate modifiche dei confini dei collegi si sarebbe potuti rientrare in un limite accettabile del +/-10% (raccomandazione del Consiglio d’Europa), o anche meno (ricordo che negli Stati Uniti il limite è +/-0%, e nonostante questo si riesce a fare gerrymandering).
Ma l’uguaglianza del voto non è un principio sancito dalla Costituzione italiana (art. 48)?
L’unica consolazione è che questi collegi probabilmente non verranno mai impiegati, perché è in programma una riforma elettorale in senso proporzionale puro. Sarebbe tuttavia interessante sapere cosa ne pensa di questi collegi la Corte Costituzionale, che non ha gradito il premio di maggioranza per le elezioni nazionali (chissà perché invece va bene a livello locale) poiché “distorce la rappresentatività”.
A livello locale il premio di maggioranza va bene per 2 motivi:
1) L’elezione del sindaco è un’elezione monocratica,si elegge direttamente il capo dell’esecutivo comunale
e gli si aggancia una maggioranza,invece a livello nazionale non c’è l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri.
2) Nei comuni ci sono in ballo meno seggi rispetto alla Camera.
Al massimo 48 a Roma,nel Comune più grosso,ben 617 alla Camera.(senza contare gli allora 13 seggi esteri e della VA eletti a parte)
Eleggere 48 seggi con un solo voto è stato ritenuto accettabile dalla Corte,617 invece no.