Tra i segni più eloquenti dell’instabilità politica spagnola di questi anni vi è stata la mancata approvazione dei Presupuestos Generales: infatti, dal 2018 il governo Sánchez stentava a trovare i voti necessari per la nuova legge di bilancio. Tutto ciò mentre l’economia richiedeva quelle nuove linee guida che, senza una maggioranza stabile, sembravano solo un miraggio lontano.
Ad oggi, non possiamo di certo definire stabile il quadro politico spagnolo, ma la notizia è che (probabilmente) ci saranno dei nuovi Presupuestos per il 2021. Difatti, com’era prevedibile, il 3 dicembre il Congreso de los Diputados ha approvato senza modifiche il testo della legge. Quindi, se il voto del Senado del 29 dicembre sarà positivo, la Spagna potrà dire addio al bilancio ancora in corso dal 2018, il più longevo della storia spagnola.
La novità è che ad oggi, a meno di nuovi sviluppi, il sentiero che conduce all’accordo non sembra più tanto ripido: si è trovata l’intesa su una maggiore tassazione per i patrimoni più alti (1% per chi possiede oltre 10 milioni di euro ed altri piccoli aumenti per le rendite sopra i 300 mila e i 200 mila euro). Tuttavia, non dobbiamo dimenticare anche la rinuncia al MES e al Recovery Fund, in vista di un deficit all’8% che punta a rivedere i meccanismi del Patto di Stabilità.
Attenzione però: quello che sembrerebbe un successo annunciato non implica che nell’arco di qualche mese l’esecutivo di Pedro Sánchez abbia ritrovato una qualche solidità: ovviamente, il governo rimane un governo di coalizione tra PSOE e Podemos e quindi il quadro politico resta, per forza di cose, complesso. Questo perché la continua necessità di trovare ulteriore sostegno politico (i numeri della maggioranza sono molto risicati) impone contatti con gli indipendentisti, portando inevitabilmente alla fitta sassaiola di critiche da parte di Vox, PP e Ciudadanos. Eppure, proprio su questo fronte, possiamo registrare qualche mutamento.
Pablo Casado, presidente del PP, ha infatti destituito dal suo incarico di capogruppo nel Congreso Cayetana Álvarez de Toledo, esponente dell’ala più a destra del partito, rea di aver chiamato il leader di Podemos Pablo Iglesias “figlio di un terrorista” (parole che la Presidente del Congreso, la socialista Meritxell Batet, ha poi ritirato dalla trascrizione ufficiale della seduta). La ex capogruppo faceva riferimento ad una militanza del padre di Iglesias nel gruppo armato del FRAP (Frente Revolucionario Antifascista y Patriota), ma la vera notizia resta proprio la reazione di Casado: infatti, proprio lui che negli ultimi due anni aveva assecondato l’escalation degli attacchi e dei toni violenti ad opera dell’ultraderecha di Vox, pare che adesso voglia inaugurare una nuova era più “moderata” per i popolari spagnoli, marcando la distanza dal partito di Abascal.
Ma la svolta moderata del PP non si è resa evidente solo con l’allontanamento degli esponenti più conservatori del partito. In occasione della mozione di censura contro il governo presentata a ottobre da Vox, i popolari hanno votato contro: Casado nel Congreso ha tenuto un duro discorso contro Abascal, criticando aspramente il suo atteggiamento non costruttivo in questi mesi di emergenza e creando una spaccatura netta nel centrodestra spagnolo.
Ma tutti questi mutamenti hanno influito sui rapporti di forza tra i partiti? La media dei sondaggi sulle intenzioni di voto di dicembre vede il PSOE al 27,9%, seguito dai popolari (23,6%) e dall’ultraderecha di Vox con 15,3 punti percentuali. Fuori dal podio si piazza Unidas Podemos di Iglesias con il 12% e poi Ciudadanos al 6,7%. Ovviamente, il primo confronto che è possibile operare è proprio con i risultati delle ultime elezioni avvenute a novembre del 2019. Secondo quest’ottica il PSOE sarebbe praticamente stabile (-0,1%), così come anche Ciudadanos che passerebbe dal 6,8% al 6,7%. A perdere più terreno sarebbe UP con un saldo negativo dello 0,8%, mentre Vox crescerebbe dello 0,2%. Gli unici ad effettuare un balzo in avanti più corposo sarebbero proprio i popolari di Casado, che guadagnerebbero quasi tre punti percentuali (+2,8%).
Spagna: confronto tra le intenzioni di voto attuali e le scorse elezioni
Infine, possiamo confrontare i dati degli ultimi sondaggi sulle intenzioni di voto con i numeri di marzo, ovvero il primo mese di lockdown totale. Da questa analisi notiamo come, durante questi mesi, il PSOE avrebbe guadagnato mezzo punto percentuale, nonostante la popolarità di Sánchez non sia sempre stata alle stelle. Un altro dato interessante è proprio la crescita del PP: infatti, se a marzo i popolari erano dati praticamente allo stesso livello delle ultime elezioni, da marzo a dicembre avrebbero ottenuto quasi tre punti percentuali in più (+2,9%), grazie al loro fare opposizione in maniera costruttiva. Situazione simile anche per Ciudadanos: la forza guidata da Inés Arrimadas sarebbe cresciuta dello 0,9%. Altrettanto non si può dire, invece, di Vox e UP: il primo perderebbe poco più di un punto percentuale (-1,1%), mentre Unidas Podemos chiuderebbe l’anno addirittura con l’1,7% di consensi in meno.
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