Ieri Matteo Renzi ha annunciato le dimissioni dei membri del Governo in quota Italia Viva, ossia delle ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova e del sottosegretario Ivan Scalfarotto. La crisi di Governo è dunque ufficialmente aperta e ora tutti si pongono la stessa domanda: come finirà? La politica italiana negli anni ci ha abituato a soluzioni imprevedibili, ma quel che è certo è che tutto si baserà sui numeri: affinché non si vada alle urne, infatti, serve un Governo che abbia la maggioranza in entrambe le Camere.
Al momento a Montecitorio il gruppo più numeroso è quello del Movimento 5 Stelle, che sebbene abbia perso 31 onorevoli rispetto all’inizio della legislatura, può ancora contare su 191 parlamentari. Insieme al PD (92 seggi) e a LeU (12 seggi) la maggioranza ufficialmente arriva a quota 295: 21 seggi in meno rispetto alla soglia della maggioranza assoluta (fissata a quota 316). Un supporto esterno qui potrebbe arrivare da alcuni onorevoli del Gruppo Misto, le cui dimensioni sono più che raddoppiate dall’inizio della legislatura (da 22 a 50 seggi) e al cui interno si trovano soprattutto ex parlamentari del Movimento 5 Stelle. Il blocco di centrodestra può invece contare su 254 deputati: 130 della Lega, 91 di Forza Italia e 33 di Fratelli d’Italia. Italia Viva, infine, al momento ha 30 deputati.
Il totale fa 629 e non 630: un seggio – quello di Pier Carlo Padoan del PD – è diventato vacante in seguito alle sue dimissioni, rassegnate dopo essere stato nominato nel CdA di Unicredit. Si attendono dunque le elezioni suppletive nel suo collegio, quello di Siena, per sostituirlo.
A Palazzo Madama, dove siedono 315 eletti e 6 senatori a vita, la maggioranza attuale è ancora più fragile: il Movimento 5 Stelle ha 92 senatori, il PD 35 e LeU – i cui senatori sono nel Gruppo Misto – 6, per un totale di 133 senatori. Il centrodestra, al contrario, viaggia a quota 136: la Lega ne ha 63, Forza Italia 54 e Italia Viva 18. Risultano dunque decisivi il gruppo delle Autonomie (9 membri, tra cui i senatori a vita Cattaneo e Napolitano) e naturalmente il Misto, che senza i 6 di Leu sarebbe a quota 23 (di cui 2 – Monti e Segre – senatori a vita). Ci sono anche altri 2 senatori a vita – Rubbia e Piano – che non risultano iscritti ad alcun gruppo parlamentare.
Per capire come evolverà la crisi, dunque, bisognerà sempre tener d’occhio questi numeri e stare attenti a eventuali cambi di casacca: sapevate che sono ben più di 100 i parlamentari che dall’inizio di questa legislatura hanno cambiato gruppo almeno una volta?
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