Comincia il 2021 e, con esso, arrivano nuove elezioni: il primo Paese UE a recarsi al voto sarà il Portogallo, che eleggerà il Presidente della Repubblica.
Si tratta di un’elezione che, per molti aspetti, non desta attenzione: anche se ufficialmente il Portogallo è una repubblica semi-presidenziale come la Francia, il ruolo del Presidente della Repubblica è molto più vicino a quello del Capo di Stato italiano piuttosto che di quello francese, dal momento che non presiede il Governo ma ha principalmente un ruolo di arbitro e custode della Costituzione. Inoltre, almeno a questo giro, l’esito del voto appare scontato, visto che il popolarissimo presidente uscente, Marcelo Rebelo de Sousa, nei sondaggi viaggia oltre il 60%: dovrebbe quindi ottenere il secondo mandato al primo turno, senza passare per il ballottaggio previsto in caso di mancato raggiungimento del 50% +1 dei voti.
Detto questo, ci sono altre ragioni per cui invece vale la pena guardare con interesse al primo voto europeo del 2021.
La prima è che il premier portoghese Antonio Costa, dal 1° gennaio, ricopre la presidenza di turno dell’UE: benché goda di un ampio consenso nel suo Paese, qualche prima crepa- dovuta soprattutto alla sua gestione dell’emergenza Covid – sta iniziando ad emergere. Se le cose peggiorassero e se la coesione del Paese venisse meno nel corso del semestre di presidenza UE, per Costa potrebbe essere un problema, dal momento che a lui a toccherà gestire, da presidente di turno, tavoli importanti come quello della prima attuazione del Recovery Fund, quello dei tesissimi rapporti con Ungheria e Polonia e quello dei primi, delicati contatti con la Presidenza americana di Joe Biden.
La seconda ragione per cui vale la pena guardare con attenzione alle elezioni del Presidente della Repubblica in Portogallo è che il Paese (insieme a Danimarca, Malta e Spagna) è, ad oggi, uno dei pochissimi Paesi europei in cui governa una solida e monocolore maggioranza socialista.
Il Partito Socialista di Costa, nel 2019, ha vinto le elezioni per la seconda volta consecutiva, ottenendo il 36,4% dei consensi. Un ottimo risultato, addirittura in crescita rispetto al pur buon risultato precedente: nel 2015 il PSP aveva ottenuto il 33%, dei voti, alle spalle del 38% di Portogallo Avanti, una coalizione di centrodestra formata da Partito Popolare e Partito Socialdemocratico (un partito che, a dispetto del nome, somiglia molto al nostro Forza Italia). Questi ultimi, comunque, pur avendo vinto le elezioni non riuscirono a mettere insieme una maggioranza di governo, mentre i Socialisti, con il soccorso del Blocco di Sinistra, ci riuscirono, arrivando poi a formare il governo il cui successo di popolarità ha portato nel 2019 Costa a prendere, da solo, il 36,4% (contro il 27,8% dei Socialdemocratici) e a governare senza chiedere il sostegno del Blocco di Sinistra.
Il terzo motivo di attenzione è che, almeno fino a questa fase, il Portogallo non ha visto, come altri paesi europei, nessun exploit dei partiti sovranisti, populisti e di estrema destra: qui non hanno attecchito, respinti probabilmente sia dai ricordi comunque non così lontani della dittatura – terminata con la rivoluzione dei garofani nel 1974 – sia dalla condizione economica e demografica del Paese che, al contrario di molti altri, è affamato di migranti e forza lavoro.
Certo, i partiti di estrema destra ci sono anche in Portogallo, sia chiaro, ma non riscuotono nessun significativo successo elettorale: Chega (in italiano “Basta”) nel 2019 è riuscito per la prima volta a superare la soglia dell’1% e a esprimere un parlamentare; mentre Ergue-Te (“Alzati”) non ha mai superato lo 0,5%.
In questo quadro, in cui c’è un governo molto popolare e forte, non si registrano spinte sovraniste o populiste e il principale partito di opposizione è un partito del centrodestra moderato, le elezioni portoghesi non sono destinate a mandare in fibrillazione l’UE. Tuttavia, potrebbero comunque dirci molto sul Portogallo di questi e dei prossimi anni.
Come anticipato, il grande favorito per la presidenza è il presidente uscente, Marcelo Rebelo de Sousa: si tratta di un ex docente di diritto e commentatore politico televisivo che milita non nel partito di maggioranza, ma in quello di opposizione, il Socialdemocratico. Inoltre, è un dato di fatto che riesca a raccogliere molti più consensi rispetto a quelli del suo stesso partito.
A rendere l’attuale presidente particolarmente popolare sono, oltre all’equilibrio mostrato negli anni di convivenza con il ‘rivale’ Costa, anche alcuni aspetti carismatici (e vagamente populisti) della sua figura, come il fatto che abbia sempre rifiutato di risiedere nella residenza ufficiale di Belém, preferendo la sua casa privata di Cascais, o che giri senza scorta, o che faccia il bagno, ogni mattina, nel mare vicino casa sua tra gli altri bagnanti, o che abbia una comunicazione assai chiara e popolare, o che, ogni tanto, abbia qualche colpo di fortuna che lo ha fatto percepire come una specie di Superman (la scorsa estate, a nuoto, da solo, ha salvato due bagnanti il cui kayak si era ribaltato). Tutto questo va unito al fatto che la stampa lo tratta con grande favore.
I sondaggi attribuiscono a Marcelo Rebelo de Sousa quasi il 65%, cosa che sarebbe già abbastanza clamorosa di per sé, ma che lo è ancor di più perché la socialista e compagna di partito del pur popolarissimo premier Antonio Costa, Ana Gomes, si fermerebbe oltre 50 punti più in giù, al 12%. Uno scenario piuttosto chiaro, nel quale però spiccherebbe un risultato potenzialmente clamoroso e che in parte contraddirebbe quel che del Portogallo sappiamo e abbiamo scritto fin qui: il 10% (e forse anche di più) del terzo candidato, André Ventura, leader del partito di estrema destra Chega che, come detto, non è mai andato oltre l’1%. Se, come sembra, Chega dovesse decuplicare i propri consensi, il suo risultato non toglierebbe né aggiungerebbe nulla al quadro politico portoghese, ma darebbe un segnale chiaro di come e quanto la febbre sovranista possa essere arrivata anche in un Paese che ne era considerato immune.
Alle spalle di Ventura, poi, si collocherebbe, Marisa Matias, europarlamentare della sinistra di GUE e candidata del Blocco di Sinistra: per lei non si andrebbe oltre il 5%. Male anche Joao Ferreira, del Partito Comunista Portoghese, fermo sotto il 4%, mentre il candidato centrista di Iniciativa Liberal Tiago Mayan Gonçalves si fermerebbe sotto il 2%.
Elezioni, dunque, apparentemente già scritte, ma che potrebbero contenere interessanti indizi sull’esito delle prossime elezioni politiche del 2024. In ogni caso, se volete provare a pronosticare il risultato di queste presidenziali, partecipate al Fantaelezioni di YouTrend!
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