L’articolo 67 della Costituzione Italiana sancisce nero su bianco l’indipendenza e l’autonomia dei parlamentari, i quali non risultano vincolati da alcun mandato né verso il partito di appartenenza, né verso gli elettori che, votandoli, hanno permesso loro di sedere alla Camera o al Senato. Questo divieto di mandato imperativo presuppone che i parlamentari agiscano e votino con libertà di coscienza: essi hanno pertanto il pieno diritto di poter cambiare gruppo parlamentare qualora non si sentano più rappresentati dal partito politico a cui risultano iscritti.
Questo fenomeno, pur facendo parte del nostro assetto costituzionale, negli ultimi anni ha raggiunto notevoli dimensioni, complici le spaccature interne ai partiti e le maggioranze sempre più fragili. Basti pensare che dall’inizio di questa legislatura – la diciottesima della nostra storia repubblicana – ben 132 parlamentari su 980, pari al 13,5%, hanno cambiato gruppo parlamentare.
Ma al 29 gennaio 2021, quanti e quali parlamentari hanno cambiato gruppo in questa legislatura?
Alcune precisazioni
I dati esposti sono stati raccolti dai siti ufficiali della Camera e del Senato e sono aggiornati al 29 gennaio 2021. È importante sottolineare che sono stati considerati solo i cambi di gruppo da parte dei parlamentari, al netto di chi è cessato dall’incarico e di chi è subentrato. Ad esempio, Paolo Gentiloni, una volta divenuto Commissario europeo, ha dovuto dimettersi da deputato, e alle elezioni suppletive a Roma è stato eletto il compagno di partito Roberto Gualtieri: tali dinamiche non vengono prese in considerazione in questo articolo, perché Gentiloni, non essendo migrato in altri partiti, non viene conteggiato tra coloro i quali hanno cambiato la “casacca”. L’esistenza di parlamentari cessati dall’incarico e subentrati, inoltre, spiega perché il totale dei parlamentari di questa legislatura è pari a 980, e non alla semplice somma della composizione della Camera (630) e del Senato (315 eletti più 6 senatori a vita).
Allo stesso modo, ai fini di questa analisi non sono stati conteggiati i deputati eletti con Liberi e Uguali, i quali sono entrati nel Gruppo Misto della Camera a inizio legislatura e solo successivamente, ad aprile 2018, sono riusciti a formare un gruppo proprio: tale “migrazione” non costituisce un vero e proprio cambio di casacca, in quanto essendo un numero esiguo di deputati hanno dovuto, in un primo momento, entrare a far parte del gruppo Misto e poi ottenere una deroga dalla Presidenza per poter formare un gruppo. Infatti, è necessario avere almeno 20 deputati alla Camera per poter formare un gruppo; diversamente è necessario richiedere una deroga.
Precisiamo poi che i parlamentari che hanno cambiato più volte gruppo sono stati considerati una volta sola, per fornire un numero più lineare delle variazioni nella composizione dei gruppi parlamentari. Infine, specifichiamo che, nell’ottica della nostra analisi, le variazioni nelle componenti interne al Gruppo Misto, tanto alla Camera quanto al Senato, non sono state prese in considerazione.
Così alla Camera
Secondo il regolamento di Montecitorio, per costituire un gruppo parlamentare occorrono almeno 20 deputati. Gli eletti, inoltre, hanno il dovere di comunicare a quale gruppo intendono iscriversi entro due giorni dalla prima seduta, e qualora non venga espressa alcuna preferenza confluiscono nel Gruppo Misto. Al 21 gennaio 2021, i deputati ad aver cambiato gruppo parlamentare almeno una volta rispetto all’inizio della legislatura sono 84.
Molteplici avvenimenti hanno contribuito a far crescere questo numero, primo fra tutti la creazione di un nuovo gruppo parlamentare – Italia Viva – che ha sottratto al Partito Democratico 25 onorevoli (di cui due, Nicola Carè e Vito De Filippo, sono poi tornati tra le fila dei Dem). Oltre ai deputati del PD che hanno dato vita al gruppo di Italia Viva, si sono aggiunti alle pattuglie renziane Gabriele Toccafondi e Catello Vitiello, provenienti dal Gruppo Misto; Michela Rostan e Giuseppina Occhionero, provenienti da Liberi e Uguali; Davide Bendinelli e Francesco Scoma, provenienti da Forza Italia.
Il PD ha anche perso, in direzione del Misto, Daniela Cardinale, ma si è al contempo rinforzato numericamente con gli ingressi dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini (proveniente da LeU) e dei deputati del Misto Beatrice Lorenzin, Serse Soverini, Santi Cappellani, Paolo Lattanzio e Michele Nitti (questi ultimi tre eletti con il Movimento 5 Stelle).
Spostandoci nel centrodestra, si nota come il gruppo di Forza Italia abbia perso 9 deputati in direzione del Misto, di cui uno – Enrico Costa – ne era già membro ad inizio legislatura. Di contro, dal Misto è arrivata solo una deputata (l’ex M5S Veronica Giannone); inoltre FI ha anche visto 2 deputati migrare verso Italia Viva, mentre il deputato Galeazzo Bignami si è trasferito nel gruppo di Fratelli d’Italia e altri 5 colleghi sono andati nella Lega. A fronte di questi 5 onorevoli guadagnati, a cui si aggiunge dal Misto l’ex M5S Antonio Zennaro, il gruppo parlamentare del Carroccio ha perso il deputato Carmelo Lo Monte a favore del Misto. Anche il gruppo di Fratelli d’Italia, a fronte dell’arrivo di Bignami e dei deputati del Misto Davide Galantino (ex M5S) e Salvatore Caiata, ha visto una deputata fare la valigie: si tratta di Maria Teresa Baldini, passata a FI dopo una breve parentesi nel Misto.
Per quanto concerne il Movimento 5 Stelle, vi sono state ben 31 fuoriuscite: con l’eccezione di Matteo Dall’Osso e Rina De Lorenzo, passati direttamente a un altro gruppo (rispettivamente Forza Italia e LeU), tutti gli altri 29 sono andati nel Misto. Di essi, 6 sono poi passati ad altri gruppi: Cappellani, Lattanzio e Nitti al PD, Giannone a FI, Galantino a FdI e Zennaro alla Lega.
Ci sono dunque 7 deputati che sono stati in più di due gruppi: i 6 ex M5S appena citati più Maria Teresa Baldini (da FdI al Misto a FI). Carè, De Filippo e Costa sono invece transitati rispettivamente in Italia Viva (i primi due) e in Forza Italia (il terzo) prima di tornare al proprio gruppo originale (per i primi due il PD, per il terzo il Misto).
Nel diagramma che segue abbiamo provato a schematizzare tutte queste variazioni. Attenzione però: non sono rappresentati i passaggi intermedi, per cui per i deputati che hanno cambiato gruppo più di una volta è solo riportata la loro situazione ad aprile 2018 (a sinistra) e a oggi (a destra). Per lo stesso motivo, non deve stupire l’esistenza di un deputato che risulta “non in carica” sia ad aprile 2018 che oggi: si tratta di Domenico Giannetta, che è stato deputato per un solo mese nel corso del 2020.
Nel complesso, al netto di tutti i cambi di casacca e di tutti i deputati dimessi e subentrati, il Movimento 5 Stelle si ritrova ora con 31 onorevoli in meno rispetto all’inizio della legislatura. Ma ad aver meno deputati rispetto all’inizio sono anche il PD (-18), Forza Italia (-13) e LeU (-2). Ad avere un saldo positivo rispetto all’aprile 2018 sono invece i gruppi della Lega (+6) e di Fratelli d’Italia (+1). Italia Viva, nato nel corso della legislatura, ha ora 29 deputati, mentre il Gruppo Misto ha più raddoppiato la sua dimensione rispetto a due anni e mezzo fa, passando da 22 membri a 49: dei 27 in più, 22 sono deputati iscritti originariamente al Movimento 5 Stelle.
Così al Senato
Il Senato, si sa, è il ramo del Parlamento dove le maggioranze rischiano di più, come è peraltro emerso da questa crisi di governo. Secondo il regolamento del Senato, per costituire un gruppo servono almeno 10 membri. I senatori hanno tre giorni di tempo per comunicare all’ufficio di presidenza a quale gruppo intendono aderire, e a fronte di nessuna indicazione espressa confluiscono – così come a Montecitorio – nel Gruppo Misto.
Dall’inizio della legislatura ad oggi, 48 senatori hanno cambiato gruppo di appartenenza a Palazzo Madama almeno una volta. Del nuovo gruppo di “responsabili”, denominato Europeisti-MAIE-Centro Democratico, fanno parte 10 senatori: oltre a Tatjana Rojc, eletta col PD, guardando ai gruppi di inizio legislatura ci sono 3 ex forzisti (Mariarosaria Rossi, Andrea Causin e Raffaele Fantetti), altri 3 del Movimento 5 Stelle (Gregorio De Falco, Saverio De Bonis e Gianni Marilotti) più altri 3 ancora che erano nel Misto sin da aprile 2018 (Buccarella, Cario e Merlo).
Buona parte degli spostamenti è comunque dovuta alla nascita di Italia Viva, che oggi conta 18 senatori: il gruppo si è potuto costituire grazie all’apporto del senatore del Misto Riccardo Nencini (titolare del simbolo “Insieme” con cui il suo PSI ha corso alle ultime elezioni). 14 senatori del gruppo, Renzi compreso, provengono dal PD, ma hanno aderito anche i senatori Vincenzo Carbone, Donatella Conzatti e Gelsomina Vono, fuoriusciti da Forza Italia (i primi due) e dal Movimento 5 Stelle (la terza).
Il PD ha anche perso il senatore Matteo Richetti in direzione del Misto, mentre il Movimento 5 Stelle, tra espulsi ed emigrati, ha perso 16 senatori: oltre ai 3 “responsabili” e a Gelsomina Vono che è confluita in Italia Viva, 8 sono ora nel Misto (tra loro c’è Gianluigi Paragone) e 4 nella Lega (Ugo Grassi, Stefano Lucidi, Alessandra Riccardi e Francesco Urraro). L’unica new entry nel gruppo dei 5 Stelle, Emma Pavanelli, non è stata sottratta a nessun gruppo, ma è stata proclamata eletta il 31 luglio 2019 per occupare un seggio che, dall’inizio della legislatura, non era stato assegnato per un problema dovuto all’applicazione del Rosatellum.
Per quanto concerne il centrodestra, la Lega ha guadagnato 5 senatori: si tratta dei 4 provenienti dal Movimento 5 Stelle già menzionati sopra e della ex forzista Elena Testor. A proposito di Forza Italia, oltre ai fuoriusciti già citati, 4 suoi senatori sono ora nel Misto (Paolo Romani, Gaetano Quagliariello, Massimo Vittorio Berutti e Alessandrina Lonardo). Fratelli d’Italia ha invece strappato il senatore Claudio Barbaro alla Lega.
Sono in tutto 5 i senatori che in questa legislatura hanno messo piede in almeno 3 gruppi: Barbaro, De Bonis, De Falco, Fantetti e Marilotti, tutti in un modo o nell’altro transitati per il Misto. Marilotti, in particolare, è l’unico parlamentare che in questa legislatura è stato in 4 gruppi: prima M5S, poi Misto, poi Autonomie e infine Europeisti-MAIE-Centro Democratico. Infine, il senatore Tommaso Cerno ha lasciato il PD un anno fa in direzione Misto, per poi tornare nel suo gruppo la scorsa settimana.
Nel diagramma sottostante sono schematizzate tutte queste variazioni: a sinistra la situazione è quella di aprile 2018, a destra invece è riportata quella odierna (29 gennaio 2021).
Al Senato, i gruppi che al netto di trasferimenti e sostituzioni hanno perso il maggior numero di senatori sono il Partito Democratico (-17), il Movimento 5 Stelle (-17) e Forza Italia (-9). Il Gruppo Misto ha quasi raddoppiato il numero dei propri iscritti, passando da 12 a 22, mentre la Lega ha guadagnato 5 senatori e Fratelli d’Italia uno.
La provenienza dei transfughi: le regioni di elezione
Analizzando dove sono stati eletti i 132 parlamentari che hanno cambiato gruppo almeno una volta, scopriamo che la regione con la maggior percentuale di transfughi è il Molise, dove 2 parlamentari su 5 hanno cambiato gruppo in questi quasi tre anni di legislatura. Seguono gli eletti all’Estero (7 transfughi su 18) e poi la Basilicata, dove 4 su 7 eletti hanno cambiato schieramento: a parte l’ex governatore Vito De Filippo, migrato dal PD a Italia Viva e poi ritornato nel PD, gli altri 3 sono tutti ex 5 Stelle al Misto eletti nei 3 collegi uninominali della regione (Salvatore Caiata e Gianluca Rospi alla Camera, Saverio De Bonis al Senato).
In altre 12 regioni il tasso di transfughi è compreso tra il 10 e il 20%, mentre in altre 5 è compreso tra il 4 e l’8%. A non aver finora cambiato gruppo, dunque, sono i due parlamentari della Valle d’Aosta e i 6 senatori a vita.
La provenienza dei transfughi: le modalità di elezione
Dei 132 parlamentari che hanno cambiato la “casacca”, 74 sono stati eletti nei collegi plurinominali, 51 nei collegi uninominali (nel caso di centrodestra e centrosinistra, con i voti di tutta la coalizione) e 7 nella Circoscrizione Estero. Tuttavia, gli eletti nei collegi plurinominali sono più degli eletti negli uninominali, che a loro volta sono più degli eletti all’Estero: per questo motivo, è il 38,9% degli eletti all’Estero ad aver cambiato schieramento, contro il 14,3% degli eletti nei collegi uninominali e il 12,4% di chi è stato votato nella quota proporzionale.
Futuri spostamenti?
A quasi tre anni dall’inizio della diciottesima legislatura, il quadro partitico vive una fase di grande mutamento, ed è assai probabile che assisteremo ad ulteriori spostamenti tra i gruppi. Resterà da capire con quali risvolti per i rapporti di forza tra la maggioranza e l’opposizione.
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