Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato a Mario Draghi il compito di formare un nuovo governo: l’ostacolo per il Presidente del Consiglio incaricato sarà trovare una maggioranza solida che sia disposta a supportarlo in Parlamento. Dalle prime dichiarazioni rilasciate dai partiti sembra infatti trapelare l’ipotesi che non sarà così facile per l’ex Presidente della BCE trovare i numeri in Camera e Senato.
Insieme a Cattaneo Zanetto & Co., abbiamo provato a capire quali sono i possibili numeri della fiducia a Mario Draghi.
Partiamo dall’assunto che il Partito Democratico, Forza Italia, Italia Viva, LeU e altri gruppi minori (Autonomie, Europeisti e gran parte del Misto) probabilmente voteranno a favore, mentre il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, sembra intenzionato a votare contro.
Al momento, le intenzioni di Lega e Movimento 5 Stelle – i due partiti con il maggior numero di parlamentari – non sono chiare né per la Camera né per il Senato, rappresentando dunque l’incognita maggiore per le nostre previsioni. Abbiamo dunque ipotizzato diversi scenari, ottenuti incrociando 1) la scelta della Lega (voto favorevole, voto contrario oppure astensione) e 2) la compattezza del M5S nel votare sì oppure no.
Se la Lega voterà a favore, la maggioranza per Draghi sarebbe praticamente certa in ogni caso, anche senza l’appoggio del Movimento 5 Stelle: il nuovo governo avrebbe almeno 199 voti favorevoli (su 315) al Senato e 400 (su 630) alla Camera.
Se invece la Lega dovesse votare contro, il governo Draghi potrebbe ottenere la fiducia solo se il Movimento 5 Stelle votasse sì, limitando quanto più possibile eventuali spaccature al suo interno; viceversa, se anche il Movimento 5 Stelle fosse contrario, Draghi non riuscirebbe ad ottenere la maggioranza assoluta.
Se la Lega si dovesse astenere, l’asticella per il voto di fiducia si abbasserebbe a quota 127 al Senato e 249 alla Camera, e diventerebbe così possibile far partire il governo Draghi anche con il voto contrario di tutto il Movimento 5 Stelle (oltre che di Fratelli d’Italia), con 136 sì a Palazzo Madama e 269 a Montecitorio.
L’incognita, a questo punto, riguarderà la (eventuale) indisponibilità dello stesso Draghi a guidare un esecutivo che non abbia una maggioranza parlamentare solida. Ecco perché, qualunque cosa decida di fare la Lega, diventa decisivo anche capire quale sarà l’orientamento dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle e soprattutto se essi saranno compatti: qualunque scelta prenderà il partito di Crimi, infatti, è destinata a suscitare dei mal di pancia interni.
Commenta