Avviare la carriera politica, ampliare la rete dei contatti, approfondire temi civici: le scuole di politica consentono ai giovani di intraprendere un percorso di formazione politica e rappresentano un trampolino di lancio per chi desidera partecipare alla vita politica attiva. Ma sotto l’etichetta di “scuola” o “accademia” si trovano proposte eterogenee per durata, obiettivi e target.
La legislazione in merito alle politiche giovanili è concorde nell’individuare il 14° come anno di avvio della giovinezza. Del resto, anche l’Istat ha dedicato una sezione del proprio sito ai giovani, annoverando sotto questa etichetta le persone fra i 14 e i 35 anni.
I target di riferimento
Non tutte le scuole di politica si rivolgono allo stesso target, soprattutto per quanto riguarda l’età. Il corso annuale della Scuola di Politiche di Enrico Letta, per esempio, è aperto a 100 persone fra i 18 e i 26 anni. Sono maggiori, invece, le possibilità di frequentare la Summer School di Cesenatico della stessa Scuola, aperta a tutti gli under 30, e lo stesso vale per la Scuola di Formazione “Pier Paolo Pasolini” del Partito Democratico. “Il suo destinatario privilegiato sono le nuove generazioni – scriveva nel 2017 Massimo Recalcati sul sito del partito – perché il compito di ogni Scuola degna di questo nome è innanzitutto quello di far esistere un futuro più giusto, e questo non è possibile senza la forza creativa della giovinezza”. La stessa Scuola prevedeva come criteri di selezione “età, partecipazione dimostrata alla vita del Partito, in base agli incarichi ricoperti nei circoli e nelle federazioni, e impegno civico nelle amministrazioni locali”.
“In tempi di populismo imperante, la formazione politica non è un’opzione, è un dovere civile e morale”: con queste parole Matteo Renzi ha anticipato, tramite la sua Enews, la seconda edizione della Scuola di Formazione Politica di Italia Viva, la quale nel 2020, nello scenario di Castrocaro Terme, ha coinvolto 250 partecipanti fra i 16 e i 30 anni. Lo stesso vale per la Scuola di Formazione Politica di Alleanza Nazionale, dedicata agli under 30 in possesso almeno di un diploma di scuola superiore. Singolare invece la scelta di “Prime Donne”, la scuola di +Europa, che ha deciso di rivolgersi soprattutto al target femminile: “Prime Donne è un laboratorio di politiche pubbliche, non solo politiche rivolte alle donne – si legge sul sito del partito – ed è una scuola di formazione politica, la prima rivolta a donne anche non iscritte a +Europa”.
Una scuola per amministratori e consiglieri comunali
Oltre a iscritti e semplici cittadini, sono quattro le scuole che si rivolgono anche a candidati e amministratori comunali. La Scuola di Formazione Politica della Lega, a Milano, dedica il terzo anno di corsi “non solo agli studenti che hanno frequentato come iter propedeutico il corso di formazione del primo anno, ma anche agli amministratori locali e a tutti coloro che intendono candidarsi nei propri territori”. Accanto all’Accademia di partito, strutturata come un corso universitario, dal 2020 Forza Italia propone poi la Scuola di Formazione per Amministratori, un corso dedicato ai consiglieri comunali per gestire bandi, finanziamenti, comunicazione e, in generale, migliorare la comprensione degli enti locali. Anche la Scuola Open Comuni di Rousseau, targata Movimento 5 Stelle, ha come obiettivo “formare cittadini, attivisti, portavoce e futuri portavoce”.
Quali scuole di politica sopravvivono alla prima edizione
I programmi
Con obiettivi e tempi didattici diversi, le scuole di politica hanno trovato nuova fortuna dal 2015. Questo è l’anno di avvio, infatti, sia della Scuola di Politiche di Enrico Letta che della Scuola di Formazione Politica della Lega. Ad esse sono seguite, negli anni, le esperienze degli altri partiti, anche se non tutte sono sopravvissute alla prima edizione. Inoltre, la maggior parte sconta la mancanza di informazioni aggiornate tanto sul sito quanto sui canali social.
Per esempio, le informazioni sull’Accademia di Forza Italia, pur strutturata in 1.500 ore di lezione, sono ferme all’edizione 2014-2015, così come le otto giornate proposte dalla “Pier Paolo Pasolini” del PD, della quale sito web e social testimoniano solo la prima edizione del 2017. Stesso discorso per la scuola di Sinistra Italiana: “Dopo il decollo romano, sarà riproposta nello stesso modulo negli altri territori”, prometteva il sito. Tuttavia, da una ricerca più approfondita emerge che la settimana di lezioni seguita da nove incontri mensili si è svolta unicamente nel 2017. Più longeva, invece, la scuola di Alleanza Nazionale, giunta nel 2019-2020 alla quarta edizione con 13 sabati all’anno. Allo stesso modo, sono ben documentate le edizioni dal 2015 in poi dell’accademia della Lega – 6 giorni per un totale di 42 ore – e della Scuola di Politiche di Enrico Letta.
Nel 2020 Fratelli d’Italia, inoltre, ha inaugurato la prima edizione della scuola nazionale a Torino. L’esperienza, anticipata dalla scuola aperta a Treviso nel 2019, è stata accompagnata da un corollario di centri di formazione provinciale a Foggia, Oristano, nel VI municipio di Roma e nel territorio del Verbano-Cusio-Ossola.
Le scuole di formazione politica sui social network
L’eterogeneità delle proposte didattiche si riscontra anche a livello di siti web e canali social. Infatti, solo la Scuola di Politiche di Letta, l’Accademia Forza Italia, quella di Armando Siri e quella di Francesco Rutelli dispongono di un proprio sito web. Al contrario, le altre sono ospitate all’interno dei siti dei relativi partiti: si tratta di una scelta che rischia di far percepire le scuole come esperienze fragili e meno strutturate. Unica eccezione la Scuola di Formazione di Alleanza Nazionale, i cui corsi sono illustrati sul sito della fondazione di partito.
Per quanto riguarda i social, la Scuola fondata da Enrico Letta svetta con oltre 11 mila mi piace su Facebook e oltre 6 mila su Instagram e Twitter. Segue la Scuola di Formazione Politica della Lega con oltre 7 mila mi piace su Facebook e circa 2.700 su Instagram. Infine, Prime Donne di +Europa si attesta al terzo posto con quasi 3 mila mi piace sul social fondato da Mark Zuckerberg, altrettanti su Instagram ma meno di 700 su Twitter.
Commenta